Smanie per l'uso americano

Smanie per l'uso americano QUESTIONI DEL GIORNO SULLA LINGUA ITALIANA Smanie per l'uso americano Confrontaiion, show-down, impeachment: per pigrizia mentale si arriva al tutto virgolettato, alla incomprensibilità Dunque, a detta dei nostri colleghi giornalisti, non mancò più d'un pelo perché la guerra arabo-israeliana non degenerasse nella confrontation tra le due superpotenze atomiche. Hélas! vorrebbe dirsi, se il francese fosse ancora lingua universale: hélas! La nostra disinvoltura nell'innestare nel discorso italiano o che figura di esserlo, parole e locuzioni levate di peso da altre lingue e specialmente dall'anglo-americano, non ha più limiti e merita ormai il giusto nome di pecoraggine. Non ci riteniamo più buoni a significare il pensiero con parole nostrane. Al Sicario diciamo killer, facendogli l'onore di un'immeritata eufemia (che tale è sempre la parola straniera, non bene capita dalla maggioranza dei parlanti), e al giovane Teppista, perché stia su con la vita, teddy boy. Dobbiamo dire Spiegazione, chiarificazione, o più icasticamente « mettere le carte in tavola »? Soccorre show-down: « dietro questo show-down pubblico c'è tutta una serie di motivazioni» (dai giornali). Dobbiamo dire Riassunto, ristretto? Si preferisce briefing (da brief), onde l'assurdo etimologico di « un lungo briefing di Kissinger ai giornalisti » (sempre dai giornali). E lasciamo della trionfale antonomasia Water gate (per Scandalo) ormai prossima ai linguaggio famigliare; la quale ha messo sulla voglia dell'impeachment, quale sinonimo di Incriminazione. Sostengono i fautori dell'esotismo a tutta valvola che la parola straniera ha spesso il vantaggio di farsi subito capire in accezione speciale; che dove la nostra « austerità », il nostro « capo », il nostro « disegnatore » sono parole generali, abbraccianti troppe significazioni, austerity leader e designer richiamano immediatamente all'economia, alla politica, alla tecnica. Ed ecco scoprirsi la vera ragione che induce all'abuso dell'esotismo: la pigrizia mentale. Si vagheggia una lingua specifica, interamente contesta di motti d'ordine e d'etichette (e chi non le capisce, suo danno). La quale ci sollevi dalla fatica di determinare. Con questo criterio è naturale che l'italiano giornalmente si perda e dia luogo a una lingua ibrida, virtualmente virgolettata tutta, da intendere, così in aria, per discrezione; una lingua per lettori di giornali (e soltanto per quelli), dove non l'uomo piega le parole ai suoi bisogni, ma si adatta esso, supinamente, a parole bell'e fatte. Vi sono articolisti che a sfida del secolo enciclopedistico e volgarizzatore, portante in cima l'idea di facilità, si spingono all'ultima Thule dell'intelligibile, e a far più chiaro, secondo loro, il discorso con un lampo di parola, vi mettono il termine landslidc (valanga), o il più esoterico brinkmanship: « ii breve giro di danza sul brinkmanship tentato dopo la prima settimana di guerra arabo-israeliana »; che è un dire, cosi senza la carità d'una glossa, che in verità sente dell'arabo. Il cinema stesso, che ieri si studiava di venire incontro all'ignoranza della folla (con l'eccezione di Intolerance e altri pochi titoli originali), oggi la provoca: non dice Duello, ma Duel. Il raro, lo strano e più in là l'astruso, « fanno cassetta ». Che cosa sono queste bertucciate? Che cosa direbbe Vittorio Alfieri se levasse il capo dal chiusino del sepolcro? Piccoli e poveri magari in tutto, non lo siamo però nella lingua: che il Guicciardini e Galileo, per tacere di molti altri che si presero la briga di esprimersi senza scimmiottare, l'uno nella storia politica e l'altro nella scienza, vennero italianissimamente a capo, senza un corsivo, senza virgolette mai, delle situazioni più aliene: peT modo che la posterità ancora li intende e così farà sempre. Ma volendo sognare d'una posterità tutta italiana, che cosa essa sia per farsi dello show-down, del briefing, del brinkmanship ecc., solo il cielo lo sa. Talvolta siamo puniti, perché ci crediamo all'estero e non siamo in nessun luogo (come nel caso dello smoking che in Inghilterra non vuol dire quello che intendiamo noi), o siamo addirittura in casa nostra, rientrativi per la comune della lingua latina, come nel caso della parola francese élite (giudicata per l'appunto necessarissima in quanto intra¬ ducibile), la quale non è altro che l'antico nome italiano Eletta, participio passato di quello stesso latino elìgere, donde venne al francese èlire e l'invidiato sostantivo élite. Ci dev'essere un temperamento fra la boria linguistica che cacciò il purismo nelle note angustie e l'odierna sfiducia nei propri mezzi idiomatici, che pure hanno dato vita a una delle più gloriose letterature del mondo, maestra agli altri popoli. Che non si sia puristi, non è una ragione perché si debba parlare per imprestiti e rigatini, senza patria, come alienati. Leo Pestelli

Persone citate: Del Giorno, Guicciardini, Kissinger, Leo Pestelli, Vittorio Alfieri

Luoghi citati: Inghilterra