Bisogna che la Commissione si dimetta? di Emanuele Gazzo

Bisogna che la Commissione si dimetta? Un'ipotesi per risolvere i problemi dell'Europa in crisi Bisogna che la Commissione si dimetta? Emanuele Cazzo, direttore dell'autorevole Agence Europe di Bruxelles, denuncia con questo articolo la gravità della crisi dell'Europa. La sua proposta di dimissioni della Commissione Europea, per iniziativa della Commissione stessa o del Parlamento Europeo, vuol essere un urgente grido d'allarme, che risponde alle gravi preoccupazioni di tutti gli europeisti. Gli avvenimenti di questi giorni, crisi del petrolio e vicende monetarie, con la dissoluzione della residua coesione europea, danno un colpo che può essere fatale alla costruzione dell'Europa. Giscard parla di una parentesi, ma quale discorso sarà ripreso a parentesi chiusa? L'opinione pubblica, già disorientata dal fatto che troppe volte si è parlato di spaccatura e poi di ricucitura dell'Europa, va informata dei pericoli che la situazione comporta. Non si può biasimare la Francia per aver fatto fluttuare il franco, come altri hanno fatto prima di essa, anche se proprio Giscard aveva ironizzato quando nel febbraio 1973 l'Italia prese una decisione analoga. Non poteva fare altrimenti. Né si può biasimare chi conclude accordi per assicurarsi forniture di petrolio dagli emiri. Né i tedeschi quando rifiutano di avallare una politica regionale senza garanzia di coordinamento delle politiche economiche. E così via. Tutte questa azioni non sono riprovevoli in sé, ma perché sono condotte isolatamente e senza una strategia comune. Le azioni individuali creano nuove divisioni e allargano i fossati che si erano ristretti. L'Europa è così indebolita nel suo insieme e in ciascuno dei suoi componènti. Perché questo avviene? Perché manca una legge comune. Quella esistente (i trattati di Roma) non è rispettata, e non c'è un'istituzione in grado di farla rispettare. Essa è violata dai suoi stessi autori, i governi. Non c'è un governo europeo, e questo avviene proprio all'indomani di un vertice che ha riaffermato, con solenni parole, la volontà di coesione e di autogoverno dell'Europa. Il disorientamento dell'opinione pubblica, che crede non ci siano più rimedi, non ha più fede nell'Europa e ritorna ai miti nefasti del nazionalismo e dell'autarchia, accelera l'involuzione in atto. L'opinione ignora che quanto accade oggi fu previsto da tempo e che per farvi fronte furono proposte misure adeguate dall'organismo che sta alla guida della Comunità, cioè dalla Commissione europea. Questa possiede la necessaria « veduta d'insieme » e può concepire soluzioni d'insieme (non compromessi zoppicanti, ma soluzioni globali di problemi che sono globali), che spetta ai governi approvare e applicare. Ma se la Commissione ha fatto, generalmente, il proprio dovere, cioè ha proposto, i governi non lo hanno fatto quasi mai, cioè non hanno disposto. Così la Commissione ha da tempo elaborato: — un piano di unione economica e monetaria comprendente la graduale compensazione degli squilibri (fondo di aiuti regionali) e che rafforza l'omogeneità dell'economia dei Nove mediante meccanismi consultivi e vincolanti; — misure di politica energetica di disciplina del mercato, di sviluppo di nuove risorse; — un piano di cooperazione economica, tecnica e finanziaria con i Paesi che detengono materie prime essenziali, per creare rapporti di collaborazione e complementarità con detti Paesi. Inoltre, ci sono le proposte fatte da anni per un miglioramento coordinato delle strutture agricole in vista di un miglior equilibrio delle produzioni (più carne) e dei redditi degli agricoltori più poveri. L'opinione pubblica ignora che tutte queste proposte sono rimaste lettera morta, proprio perché l'organo comunitario che possiede il potere di decidere, cioè il Consiglio comunitario, non lo esercita. Quando l'opinione domanda che cosa fanno gli organi di Bruxelles, la sua domanda è legittima e richiede risposta urgente. La prima a rispondere deve essere la Commissione europea che dovrebbe denunciare senza ipocrisie perché le cose non funzionano. Per far questo con efficacia, la Commissione dovrebbe giungere fino ad offrire le proprie dimissioni in blocco, provocando così una crisi isti¬ tuzionale e politica clamorose obbligando i governi a prendere le proprie responsabilitàLa seconda risposta, inseparabile dalla prima, dovrebbe vnire dal Parlamento europeoeletto e designato perché si facia l'Europa. Il Parlamento hesso stesso il potere di dichirare decaduta la Commissione così aprire la crisi. Per faquesto il Parlamento europepotrebbe chiedere il concorseccezionale degli esponenti magiori delle forze politiche rappresentate nei Parlamenti nazinali. Queste non possono disiteressarsi dì quel che accadsul piano europeo. Altrimensi accorgeranno rapidamenche l'Europa sarà organizzatma senza il loro concorso. Parlamento potrebbe « designre » una nuova Commissioneuropea (anche se formalmete la nomina possa avvenisecondo le regole vigenti). Se, direttamente o indirettmente, i cittadini europei nointervengono, la crisi in atpotrà avere le più funeste coseguenze economiche e poliche per l'Europa. Emanuele Gazzo