"Si tratta di un equivoco" dicono i due arrestati per il caso Cetty di Francesco Santini

"Si tratta di un equivoco" dicono i due arrestati per il caso Cetty Interrogatorio di Mammoliti e Mancuso a Lagonegro "Si tratta di un equivoco" dicono i due arrestati per il caso Cetty I difensori definiscono i loro clienti "grandi lavoratori, uomini di primissimo piano" - L'inchiesta non registra ulteriori sviluppi ma s'indaga sui rapporti tra la mafia calabrese e il traffico di droga in Usa (Dal nostro inviato speciale) Lagonegro, 21 gennaio. Per nulla intimoriti dinanzi alla legge, Vincenzo Mammoliti e Antonio Mancuso respingono ogni accusa. Alla maniera degli «uomini di tutto rispetto», si sono mostrati offesi con il procuratore della Repubblica che stamane, per la prima volta, ha contestato a loro il rapimento di Paul Getty III. Conoscono le rego¬ le istruttorie e si sono coperti: il primo, che ha alle spalle il potente clan familiare di Gioia Tauro, ha opposto un àlibi; il secondo, che non ha una famiglia potente a proteggerlo, si è limitato a dire: «E' tutto un equivoco». Stizziti, i difensori hanno dichiarato: «Quali prove?, quali accuse? Tutte fesserie». E ai giornalisti che insistevano, l'avvocato D'Ascola ha ag- giunto: «L'ordine di cattura, contro il quale preannunciamo il ricorso, parla di prove fotografiche: ebbene, ci facciano vedere le foto, le tirino fuori dal cassetto. Il mio assistito è tranquillo: il 12 dicembre era con un gruppo di contadine; controllava la raccolta delle olive in un fondo ». Il suo giovane aiuto, il procuratore Labate, ha ammonito: «Non scrivete che i Mammoliti sono mafiosi: non è vero, è gente per bene. Grandi lavoratori, uomini di primissimo piano». D'Ascola, che nei tribunali della Calabria sembra essere considerato uno dei penalisti di maggior fama, ha poi dichiarato: «Per il ricorso sul mandato di cattura vedremo nel prosieguo dell'istruttoria I se è il caso d'insistere: l'inchiesta comunque verrebbe bloccata in attesa di una decisione della Cassazione». A chi gli chiedeva notizie del fratello, che sabato notte a Reggio Calabria è stato ferito in un agguato, il penalista ha risposto secco: «E' una cosa che non vi riguarda: mio fratello è stato colpito per sbaglio». Più tardi, il procuratore Labate ha precisato: «Lo hanno appena ferito di striscio; è morto invece l'uomo che era con lui». Più cauto il difensore del Mancuso. L'avvocato Casalinuovo ha ammesso che il giovane carpentiere fosse sull'Autostrada del Sole quando l'emissario del re del petrolio consegnava il riscatto, ma ha detto: «Antonio Mancuso era in viaggio per la Calabria: veniva da Como dove, dal marzo del '73, lavora in un'impresa edile ». Superato il portone del minuscolo carcere di Lagonegro, il procuratore Fanuele, con il sostituto Rossi, ha annunciato che gl'interrogatori sono andati avanti senza soste per tre ore e mezzo. Ha poi dichiarato: «Gl'imputati si difendono. C'era da aspettarselo: è un loro diritto». Un interrogatorio inutile? abbiamo domandato. «Una prima presa di contatto, indispensabile per l'inchiesta». Si preannunciano sviluppi? «Nei prossimi giorni saremo a Roma: comunque, prima di partire lo comunicheremo ai giornali». Non spiegano il perché del viaggio. Ce' chi dice che si preparano a un interrogatorio con Giuseppe Lamanna, arrestato per droga dal giudice Amato e unico punto debole della catena: in casa sua, infatti, sono stati trovati venti milioni del riscatto. Ma più del rapimento agli investigatori pare interessare il capitolo sul grande traffico di stupefacenti tra gli Stati Uniti e la mafia della Calabria. A conclusione della prima giornata di interrogatori le posizioni restano immutate. L'inchiesta non ha fatto passi avanti: non ci sono confessioni, né elementi per nuovi ordini di cattura. L'ordine di cattura, in tre cartelle dattiloscritte, dopo aver elencato i reati (associazione a delinquere, sequestro di persona a scopo di estorsione e sfregio permanente), si limita a chiarire gli indizi. Contro gli «esattori della banda» ci sono le indagini della Squadra mobile, le dichiarazioni di Paul Getty e di Mr. Chase e le ricognizioni fotografiche dei funzionari di polizia. Francesco Santini