Nessuno vuole la «ragazza terribile»

Nessuno vuole la «ragazza terribile» E fuggita più volte da casa e da alcuni istituti Nessuno vuole la «ragazza terribile» Ha 17 anni - Nel 1972 sì è trasferita con la famiglia a Lione da dove è fuggita per l'ennesima volta - A Genova nessun istituto la vuole ospitare perché è troppo vivace - "A casa non torno, dice, mi picchiano" (Dai nostro inviato speciale) Genova, 19 gennaio. Una ragazza di diciassette anni, fuggita più volte da casa e dal collegio, non trova un istituto disposto ad accoglierla In famiglia non vuole tornare, non ha un mestiere e non è quindi in grado di provvedere al proprio sostentamento. In tutti i collegi e gli istituti di rieducazione di Genova, interpellati dalla questura, non s'è trovato posto, ovunque la stessa risposta: «Non possiamo accoglierla, è troppo ribelle». E allora, che cosa deve fare questa ragazza? E' possibile che la società la respinga, perché viene considerata, forse un po' troppo superficialmente, un carattere ribelle? La vicenda è quella di Maria Di Bona, fisico da ragazzina, nata ad Asti da una famiglia di immigrati che due anni or sono si è trasferita in un piccolo centro presso Lione. «A casa, racconta la ragazza, non stavo bene, mia mamma mi picchiava sempre, e le botte toccavano anche ai miei quattro tra fratelli e sorelle». Maria dice che lei avrebbe voluto lavorare in una fabbrica di giocattoli, ma la mamma si è sempre opposta, senza alcun motivo specifico. E il padre? «Lui era d'accordo con le mamma». Succede che Maria, stanca di percosse e di una vita grama, scappa di casa una prima volta, poi una seconda ed una terza. «Tutte fughe, commenta, di poche ore. Mi allontanavo alle nove del mattino ma al massimo verso le due di notte la polizia mi rintracciava e mi riconsegnava ai genitori». Ne seguivano, ovviamente, altre punizioni corporali. La ragazza, insofferente di questo stato di cose, poco dopo le feste natalizie sale su un treno a Lione, senza soldi e senza biglietto oltre che senza documenti, e riesce ad arrivare, malgrado i controlli di frontiera, a Torino. «Ci sono rimasta poco però, perché nei pressi della stazione di Porta Nuova c'erano dei poliziotti, ed avevo paura che mi prendessero». Maria sale su un altro treno diretto ad Asti, dove si reca presso un'amica che la ospita per la notte. Ad Asti conosceva un ragazzo di 21 anni, impiegato in municipio. Lo va a cercare, si considera sua fidanzata, ma non lo trova. E se lo avesse rintracciato? «Sarei scappata con lui». Maria Di Bona è irrequieta. Non ha trovato il fidanzato ad Asti e pensa bene di allontanarsi dal Piemonte. Sa che a Nervi, presso Genova, abita l'ex direttrice di un collegio di Moncalvo d'Asti nel quale, poco prima di emigrare in Francia, era stata ospite e dal quale era fuggita perché non le piaceva studiare. Ecco quindi la ragazza sul treno verso la Liguria, questa volta con regolare biglietto grazie ai soldi dell'amica che l'ha ospitata. A Nervi, Maria va nell'abitazione dell'ex direttrice, e costei telefona immediatamente alla questura. Poco dopo la dottoressa Fontana, della polizia femminile, preleva la ragazza. E' il 14 gennaio, inizia la ricerca di un posto presso qualche istituto, ma, come s'è detto, nessuno vuole la «specialista in fughe». Finalmente, ieri, la dottoressa Fontana ed il vicequestore dottor Molinari riescono a sistemare Maria Di Bona presso la «Casa della giovane», una casa - famiglia frequentata da studentesse. Dice la dirigente signorina Crocco: «Non è la prima volta che aiutiamo la questura in casi del genere, ma non possiamo tenere la ragazza se non per qualche giorno soltanto». Ma che tipo è questa sorta di Gian Burrasca in gonnella? «Non mi sembra affatto una ribelle come l'hanno definita, dice la signorina Crocco, anzi, pare abbastanza tranquilla. Ieri sera era pallida ed affamata, s'è letteralmente divorata il pranzo che le abbiamo preparato. Non capisco perché gli altri istituti non la vogliano accogliere». La questura avrebbe voluto rimandare Maria Di Bona in Francia, presso la famiglia, ma la ragazza s'è opposta decisamente: «No, a casa non ci torno. In Francia ci vado se vogliono, ma sola, senza accompagnatori». E che cosa faresti una volta là? «Mi arrangerei, tutti si arrangiano». Ma che cosa intendi per arrangiarti? «Ci son certe ragazze in giro che s'arrangiano...». Se ti trovassero un lavoro presso qualche famiglia, lo accetteresti volentieri? «Dipenderebbe dalla famiglia, e a patto che ci sia libertà». Vorresti forse tornare ad Asti a cercare il tuo fidanzato? Ma¬ ria Di Bona non risponde subito, ha una specie di sorriso che cerca di nascondere, poi, quasi sussurrando, dice: «Se lo avessi trovato qualche giorno fa, adesso non sarei qui». Forse non è tanto ribelle come la dipingono, questa ragazza, ma probabilmente ha le idee molto chiare su quello che vuole. Vittorio Preve