Quelli che non sono riusciti

Quelli che non sono riusciti Quelli che non sono riusciti C'è anche un modo sicuro per non diventare mai campioni. In Italia purtroppo abbondano gli esempi e discendono generalmente da padri ambiziosi che, forse credendo di fare il bene di figlie e figli, cercano di evitare la crescita graduale ricorrendo a ogni trucco possibile per bruciare le tappe. Due casi esemplificativi che non mancheranno di suscitare polemiche In questa sede. Stagione '66. Insieme con la squadra femminile allenata da italo Pedroncelli c'è sempre un ragazzino che segue come una ombra l'allenatore valtellinese. E' Teodorico Fabi. Scia bene come pochissimi suoi coetanei e c'è ragione di credere che potrà diventare un campione vero. Pedroncelli termina il suo incarico con la squadra femminile, Teo finisce di far colore e ritorna nell'anonimato di un allenamento zonale. Lo ritroviamo nel '70 alla vigilia del campionati mondiali in Val Gardena, con la nazionalità brasiliana, un allenatore di prestigio e l'iscrizione alle prove Iridate. E' un terreno di competizione troppo difficile per lui e non riesce ad emergere. Ha quindici anni. Teo Fabi ha gareggiato la settimana scorsa, partiva con un numero superiore al cento, non ha finito lo slalom gigante di Morzine. Stagione '74. Alla ribalta Internazionale compare anche la squadra maschile di San Marino. Dopo le polemiche che ha suscitato quella femminile questa entra un poco più in sordina. Elemento di punta è Pier Franco Grosso, piemontese, di poco più anziano di Massimo Provera ed Emilio Carpaneto. Grosso affronta la Coppa del Mondo con numeri che di solito superano II centinaio, Provera e Carpaneto la Coppa Europa, quando va bene, visto che fanno parte della terza selezione nazionale. Grosso finisce le discese a quindici-venti secondi, gli slalom a quindici, i giganti a poco meno. Provera e Carpaneto finiscono poche gare, ma in quelle conquistano punti che il porteranno di qui a un paio d'anni, all'età del Gros rivelazione di Val d'Isère, a scendere in lizza con possibilità di successo. Fabi, Grosso, e poi Mandelli, Matous, Quaglia, Bonani e cosi via. Esempi da non seguire. Ragazzi sfortunati che dallo sci non trarranno certo alcun motivo di soddisfazione.

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