Nel pc cinese tornano gli "slogan" del 1966

Nel pc cinese tornano gli "slogan" del 1966 Nel pc cinese tornano gli "slogan" del 1966 Ci sarà una nuova "rivoluzione culturale"? - Contrasti nel gruppo dirigente - Durezza nella campagna contro la destra - Mobilitazione degli iscritti e invito a seguire i problemi del partito Il 1974 si preannuncia abbastanza burrascoso per la Cina. La tensione con l'Urss è in continuo aumento. All'interno, il partito comunista, da poco ricostruito dopo il trauma della rivoluzione culturale e la crisi Lin Piao, sembra attirare ancora una volta i fulmini della contestazione. In questi giorni la stampa di Pechino non nasconde più che la leadership è divisa da profondi contrasti. La campagna contro la destra ha subito un'improvvisa accelerazione. Nuovi Liu Shao-ci e nuovi Lin Piao sono annunciati. L'organo teorico del pcc, Bandiera Rossa, accusa questo mese « alcuni compagni di violare e di distruggere la disciplina del partito »; il giornale critica pure i dirigenti che considerano le regioni da loro amministrate come dei « regni indipendenti ». Il linguaggio usato rivela un ritorno alle parole d'ordine coniate nel '66 durante i primi mesi della rivoluzione culturale. Tutta la popolazione — e non soltanto i quadri del partito — è invitata ad interessarsi ai problemi dello Stato e del partito: « Occuparsi esclusivamente della produzione e dei problemi professionali può condurre a pericolose confusioni ideologiche ». Il movimento di mobilitazione e di critica sembra aver assunto una tale ammezza che ci si chiede se la Cina sia entrata in una nuova fase della sua rivoluzione. Vari segni, nei mesi precedenti, lasciavano intuire un'evoluzione del genere. Il X Congresso del pcc (agosto 1973) aveva impresso una sensibile sterzata a sinistra alla politica di « raggiustamento » dei due anni precedenti. Nuove rivoluzioni culturali erano state annunciate. Ciu En-lai e Wang Hong-wen nel loro rapporto politico avevano riaffermato la preminenza del partito su tutte le altre organizzazioni, compreso l'esercito, ribadendo inoltre la necessità di rinsaldare l'unità nel pcc; ma nel nuovo statuto del partito era stato inserito un emendamento che vieta ai dirigenti ai livelli superiori di soffocare le critiche e di servirsi di rappresaglie contro i quadri inferiori. « I membri del partito — aveva detto inoltre Ciu — non devono temere di rimanere isolati e di affrontare la corrente contraria, anche se prevalente ». Nelle settimane successive si è profilata in Cina una duplice evoluzione: da una parte gli organi centrali del pcc hanno cercato di rafforzare il loro potere e di sottoporre ad un maggior controllo la conduzione dell'economia, dall'altra hanno continuato a stimolare i membri del partito ad un maggiore impegno politico. L'ala maoista del pcc teme evidentemente che, una volta riconquistatosi un ruolo di assoluto privilegio, il partito soffochi progressivamente l'ardore militante della base, già piuttosto sconcertata dagli avvenimenti degli ultimi anni. Per Mao Tse-tung l'edificazione del socialismo si estende per un lungo periodo storico e dipende fondamentalmente dalla lotta di classe e dall'attività politica e produttiva degli stessi lavoratori. Evitare che il partito si sclerotizzi, garantire l'entusiasmo delle masse (delegando loro una parte del potere di gestione) è quindi essenziale, soprattutto per l'ulteriore sviluppo dell'economia della Cina. In questo momento l'economia pone alcuni problemi che devono essere risolti abbastanza rapidamente: negli ultimi tre anni i raccolti sono stati scarsi e il partito ha dovuto fare concessioni ai contadini. Per quest'anno invece si prevede una forte ripresa della produzione (dovuta soprattutto al miglioramento del sistema di irrigazione) e quindi i leaders più radicali sono te.tati di « tagliare la coda del capitalismo » restringendo gli incentivi materiali. Un dilemma simile si presenta nel settore industriale; anche qui bisogna incoraggiare la produttività individuale (collegando gli aumenti salariali con l'aumento d-!la produttività) oppure fare ricorso a stimolanti ideologici (al patriottismo) per accrescere i rendimenti? Su questo tema 10 scontro sembra essersi fatto particolarmente duro: alcuni dirigenti vorrebbero evidentemente che si continuasse a dare la priorità allo sviluppo dell'economia, badando soprattutto a criteri di efficienza e di razionalità. La stampa ha più volte attaccato la loro linea, che Ciu En-lai ha definito al X Congresso un'« assurdità ». In questo complesso quadro assumono particolare importanza i mutamenti nei comandi delle regioni militari, che Pechino ha annunciato il 2 gennaio. Ben sette su undici comandanti sono interessati. In pratica si è trattato di uno scambio di posti, nessuno è stat-> destituito. Il comandante della regione militare di Nanchino, ad esempio, ha scambiato 11 suo posto con quello di Canton, il comandante dello Sheny-ng è stato nominato responsabile della regione militare di Pechino. Le ragioni di questi avvicendamenti sono complesse e possono variare da caso a caso; l'obiettivo che traspare tuttavia, almeno per alcuni casi, è stato quello di spezzare l'enorme potere che molti di questi dirigenti avevano accumulato in un arco di tempo abbastanza lungo. La regione militare dello Shenyang, per esempio, occupa una posizione strategica di primo piano di fronte all'Urss. Comprende la Manciuria, dove sono situati i più importanti stabilimenti industriali del Paese. Il suo ex-comandante, Chen Hsi-lian, era stato nominato nel '59 e comandava più di mezzo milione di uomini. Soprattutto durante la rivoluzio ie culturale, per il frantumarsi del partito, si era verificato un notevole spostamento di potere nelle mani dei militari e in particolare dei comandanti delle regioni. Negli anni successivi ognuno di essi era stato eletto anche primo segretario del comitato di partito in una (o nella) provincia compresa nella sua regione militare, continuando quindi a cumulare funzioni. Questa struttura decentrata del potere aveva quindi permesso che si creasse una certa frattura fra le decisioni prese al centro e le misure che venivano poi applicate realmente nelle regioni o nelle province, come del resto ha confermato Bandiera Rossa nei giorni scorsi. Per il momento non è ancora possibile sapere se i comandanti delle regioni militari trasferiti subentreranno nelle cariche di partito lasciate vacanti dai loro predecessori. Ad ogni modo non sarà facile per loro ricostituire la rete di rapporti e di interessi di cui si avvalevano prima, mentre il partito sembra avere ripreso il controllo dell'esercito anche a livello provinciale. Giovanni Bressi

Persone citate: Chen Hsi-lian, Ciu En-lai, Giovanni Bressi, Mao, Wang Hong-wen