Perché c'è burrasca sui mercati valutari

Perché c'è burrasca sui mercati valutari Il rialzo del dollaro e dell'oro Perché c'è burrasca sui mercati valutari I mercati dei cambi sono nuovamente in burrasca. Dopo una brevissima pausa alla fine della scorsa settimana, il movimento inflazionistico che travaglia il mondo interno ha aumentato la velocità. I prezzi delle materie prime, dei semilavorati e dei prodotti finiti salgono ovunque scatenando una inevitabile serie di reazioni a catena. Appare sempre più evidente che l'Europa e il Giappone saranno assai più colpiti dalla crisi energetica che gli Stati Uniti e la corsa al dollaro è inarrestabile. Nonostante gli interventi palesi o mascherati delle diverse banche centrali, nel giro di sette giorni, il franco francese ha perduto quasi il 2 per cento e la sterlina quasi il 3 per cento, anche quale diretta conseguenza del braccio di ferro fra minatori e governo e in previsione di elezioni anticipate. Le monete del serpente comunitario sono state costrette a seguire le vicissitudini del franco per impedire che la differenza superasse il 2,25 per cento; in tal modo il marco, la valuta continentale più forte, è sceso del 2 per cento nei confronti del dollaro. Solo dopo queste considerazioni di carattere generale si può esaminare la situazione della lira. Osservando le variazioni settimanali della sterlina e del franco francese si può facilmente capire su quale linea proceda la Banca d'Italia nei suoi quotidiani interventi: essa segue da vicino le vicissitudini delle monete europee più deboli e opera in conformità. Non deve perciò fare eccessiva meraviglia se, a Milano, la lira nei confronti del dollaro è passata da 629,50 di venerdì 11 a 643,40 di oggi, che, pur essendo un nuovo limite negativo, rappresenta solo una perdita del 2 per cento. Le note più dolenti riguardano la lira finanziaria. E' stato raggiunto oggi con 665,30 un record assoluto, ben distante da quello di 636,20 segnato il venerdì precedente. In questo caso ha avuto una decisa influenza la sottoscrizione da parte degli italiani di una grossa fetta del nuovo prestito a favore della Bei per circa 45 miliardi pagabili in eurco (ima moneta di conto costituita da diverse valute europee, lira compresa, secondo una precisa percentuale). Per questa emissione i sottoscrittori nazionali sono esentati dal deposito obbligatorio del 50 per cento previsto in caso di acquisto di titoli esteri ed è naturale che il successo sia stato notevole. D'altronde non è possibile che l'Italia, grande beneficiaria dei prestiti Bei e Ceca, rimanga sempre fuori dal circuito di approvvigionamento di fondi. II forte rialzo del dollaro, comunque, ha suscitato un diffuso allarme e sono circolate voci di ogni genere su supposte decisioni prese a Roma in occasione della riunione del «gruppo dei venti» e particolarmente quella di una imminente cospicua svalutazione della lira, come se ciò non fosse già avvenuto di fatto: secondo la media ponderata calcolata da 24 Ore la nostra moneta ha perduto dal 10 febbraio a oggi il 14,37 per cento. La ripresa del dollaro si può rivelare però una «vittoria di Pirro». Il fatto saliente della settimana è stato la cospicua salita dell'oro che ha sfiorato i 130 dollari per oncia, nuovo massimo storico. Ciò significa un rialzo di oltre 11 6 per cento in pochi giorni che colpisce tutti. La fuga dai segni monetari cartacei e la necessità di reprimere enormi quantitativi di valuta per soddisfare la grande fame di liquidità derivante dal maggior costo del petrolio e delle altre materie prime obbligheranno fatalmente i governi e le banche centrali dei Paesi industriali a rivalutare i loro stock di metallo. Diminuisce o addirittura scompare così l'eventualità di massicce vendite di oro al mercato libero e conseguente crollo delle quotazioni: anzi, i metalli preziosi rappresentano ancor più il bene-rifugio principe e il somondo che sta ritornando al lo punto di riferimento in un baratto. Renato Cantoni sterlina 1407,15 (1402,90); marco tedesco 228,04 (228,14); scellino austriaco 31,09 ( 31,005); escudo portoghese 23,965 (23,85); peseta spagnola 11,075 (11,102); yen giapponese 2,16 (2,147). Cambi finanziari (a Milano): dollaro Usa 665,30 ( 654,50); dollaro canadese 670 (658,50); lira sterlina 1454,10 (1426,50); corona danese 90 (97); corona norvegese 110,20 (108,85); corona svedese 137,60 (136); fiorino olandese 224,70 (222); franco belga 15,47 (15,23); franco francese 129,20 (127,10); franco svizzero 197,05 (193,80); marco tedesco 234,95 (232,10); scellino austriaco 32,05 (31,50); escudo portoghese 24,75 (24,25); peseta spagnola 11,33 (11,28); yen giapponese 2,1725 (2,1825). Banconote: dollaro Usa 679620 (662-620); lira sterlina 1452 (1425); franco svizzero 201 (197); franco francese 135 (129); franco belga 15,35 (15,35); marco tedesco 237 (233); scellino austriaco 32,50 (32,50); peseta spagnola 11,20 (11,20); escudo portoghese 24 (24); dollaro canadese 641 (641); fiorino olandese 225 (221,50); corona danese 103,50 (98,10); corona svedese 137 (132); corona norvegese 109 (106,25); dinaro jugoslavo taglio piccolo 36,75 (36,25), taglio grande 36,75 (36,25); dracma greca taglio grande 16,95 (16,95), taglio piccolo 17 (17); yen giapponese 2,08 (2,08).

Persone citate: Renato Cantoni

Luoghi citati: Europa, Giappone, Italia, Milano, Roma, Stati Uniti, Usa