Assolta per insufficienza di prove la professoressa che non volle nell'aula due ragazzi "handicappati" di Giuliano Marchesini

Assolta per insufficienza di prove la professoressa che non volle nell'aula due ragazzi "handicappati" La stanza della pretura di Venezia era gremita di pubblico Assolta per insufficienza di prove la professoressa che non volle nell'aula due ragazzi "handicappati" (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 18 gennaio. Il pretore ha assolto per insufficienza di prove Amedea Velli Pula, la preside della scuola media statale « Longhena » accusata di omissione di atti d'ufficio per non aver accolto nella sua scuola due ragazzi «handicappati». L'aula era gremita di pubblico. Amedea Velli Puia non è comparsa davanti al pretore: il difensore ha presentato un certificato medico in cui si attesta che la professoressa soffre di disturbi cardiaci ed è bisognosa di una quindicina di giorni di riposo. Il magistrato ha deciso di non rinviare il dibattimento, dì procedere in contumacia. In istruttoria, la preside si era difesa sostenendo che la domanda dì iscrizione alla scuola di uno dei ragazzi minorati non era stata accolta in base ad una norma che concede la facoltà di respingere alunni affetti da malattie «contagiose o ripugnanti». Il giovane, afferma Amedea Velli Puia, aveva caratteristiche somatiche «che non gli consentivano l'ingresso in aula, perché il suo aspetto rappresentava uno spettacolo che non poteva impunemente essere messo davanti agli occhi degli altri allievi». Per quanto riguarda l'altro giovane spastico, sostiene la preside, non si è trattato di un rifiuto, ma dì una sospensione della domanda di iscrizione, in attesa dì sottoporre il ragazzo ad un esame della commissione medica. Non poteva scrivere, insiste la professoressa, occorrevano determinate cautele. Quando si conclusero questi accertamenti medici, l'alunno si era già trasferito ad un'altra scuola. Il primo testimone all'udienza davanti al pretore Pisani è il dottor Lucio Letizia, ex funzionario al provveditorato agli studi dì Venezia e ora addetto al servizio della scuola materna presso il ministero della Pubblica Istruzione. /I nulla osta Pretore — Le risulta che la preside abbia avuto dei colloqui con qualcuno al provveditorato, e che intanto sia stata invitata ad accogliere a scuola i due ragazzi? Teste — Ricordo soltanto che venne dato il nulla osta per l'ammissione. Poi non so, mi pare che sia intercorsa della corrispondenza. — Lei esclude, comunque, di aver parlato del caso con la professoressa Velli Puia? — No, non lo escludo. Anzi, penso proprio che ne abbia¬ mo discusso. Però non ho detto alla preside di accettare per il momento l'allievo. Del resto, non spettava a me. — Ci sono state telefonate tra il provveditore e la signora Velli Puia a questo proposito? — Non lo so. Io sono sicuro soltanto di aver parlato della cosa. Il pretore chiede al funzionario se a Venezia, in quel periodo, si sono verificati altri casi di questo genere. «No — risponde il dottor Letizia — so che in altre scuole c'erano degli spastici: questo non fece mai sorgere problemi». Ora tocca al padre di uno dei due ragazzi «handicappati» fare la sua deposizione davanti al giudice. E' un uomo dal volto scavato, un po' intimidito in questa aula affollata. Racconta di quel male che ha colpito suo figlio: «A sei anni e mezzo si è ammalato, gli è venuta una grande febbre. Gli abbiamo fatto tante cure, ma la febbre non se ne andava. Non c'era niente da fare, ha continuato a peggiorare ed è rimasto paralizzato». Adesso il giovane ha 18 anni, è stato operato di recente in un ospedale di Firenze. «Quanti anni di scuola ha perduto?», domanda il pretore. «Parecchi — risponde il padre del giovane —. All'inizio era un po' confuso, allora abbiamo deciso di aspettare un poco. Poi, quando si è ripreso, l'abbiamo mandato alla media di S. Dona di Piave. Era diligente, il professore gli voleva bene, tutti gli volevano bene». Era solo grasso Depone di fronte al magistrato anche il padre dell'altro ragazzo. Suo figlio è morto il primo novembre del 1972, per le conseguenze della malattia. «Sino all'età di otto anni camminava, poi ha dovuto sedersi in carrozzella. La sua intelligenza era normale, lui parlava, qualche volta persino cantava». Il giudice è costretto a chiedere se il giovane aveva un aspetto fisico «spopositato». «Afa no — risponde l'uomo — era soltanto un po' grasso, lo era diventato a furia di stare su quella poltrona a rotelle». E tira fuori dalla tasca una fotografia: «Ecco, vedete che era solo grasso?». Pretore — Quando suo figlio non venne ammesso a scuola, che cosa disse? Teste — Io non ne sapevo niente. Quando lo vidi, diventò rosso, scoppiò a piangere. Che cosa ti è successo?, gli chiesi spaventato. E lui mi rispose: "Non mi hanno preso a scuola, che cosa farò ades- so? Quando guarirò, non po trò nemmeno andare a lavorare"». La professoressa Clara Pennisi, preside della media «Pietro Loredan» di Pellestrina, che ha una sezione staccata per «handicappati», parla del ragazzo che le è stato affidato: «Un alunno dall'intelligenza normale. Anzi, più che normale per quanto riguarda la matematica. Aveva soltanto un cinque in italiano e uno in inglese. Non ha mai creato problemi, l'unica sua difficol tà era la scrittura, per via di quel tremito alle mani. Gli abbiamo messo a disposizione una macchina per scrivere, i compagni lo hanno aiutato molto. E lui ha imparato in poco tempo». Giuliano Marchesini

Persone citate: Clara Pennisi, Lucio Letizia, Pietro Loredan, Pisani, Velli Puia

Luoghi citati: Venezia