Latrina "solista del mitra" Condanna per ricettazione di Luciano Curino

Latrina "solista del mitra" Condanna per ricettazione Latrina "solista del mitra" Condanna per ricettazione Al tribunale di Verbania - Prima di fuggire in Francia dove ferì un poliziotto e fu condannato a 20 anni (graziato), si creò la fama di inafferrabile e gli furono attribuite parecchie rapine (Dal nostro inviato speciale) Verbania, 18 gennaio. Luciano Lutring si porta tatuata su un braccio la frase: «The lucky for me», fortuna per me. Ha 36 anni, da nove è in carcere. Quattro pallottole nella schiena e nello stomaco. «Lutring, si ritiene fortunato?». Risponde: «Se non mi avessero arrestato, oggi sarei morto e stramorto alcolizzato. Ecco perché mi valuto ancora fortunato. La galera mi ha salvato». Strano destino. Lutring era poco più che un ladro di polli ed è entrato nella leggenda. La sua vicenda è stata raccontata con i fumetti e in un film, un cantastorie ne ha fatto una ballata che è stata scelta per la Storia d'Italia pubblicata da Einaudi. Una decina di anni fa era il famigerato «solista del mitra» e i giornali parlavano di lui come di una specie di Dillinger. Un quotidiano di Parigi lo definì «Il più pericoloso fuorilegge del Mercato comune del crimine». Ma Lutring rifiuta tutto questo. «Sono stufo, disgustato, esausto di apparire agli occhi del pubblico italiano quell'eterno brigante, quell'ignobile delinquente, quel triviale mascalzone...» ha scritto al Tribunale di Verbania. E anche: «Tutte queste calunnie devono cessare perché mi provocano dei danni esorbitanti e nuociono terribilmente la mia prossima riabilitazione. Quello che è certo è che accumularono sul mio nome molte inesattezze, unicamente perché a quell'epoca ero latitante e fungevo da immondezzaio, tanto mi scaricavano sulle mie spalle quei furti e rapine che non trovavano un colpevole sottomano. Una indecenza! Venga chiarito una volta per tutte questo "imbroglio" che mi rende più vittima che colpevole». E' al Tribunale di Verbania per una storia di dieci anni fa che è all'origine di tutti i suoi guai o, se sì vuole, della sua leggenda. La notte del 26 maggio 1964 una «Giulia» fu rubata ad Arona. Le targhe e il libretto di circolazione furono trovati dalla polizia qualche giorno dopo, a Milano, nell'appartamento di una «entreineuse». La ragazza disse: «he ha portate il mio amico Lutring. Anche quello è suo» e indicò la custodia di un violino. Gli agenti la aprirono: niente violino, ma un fucile. Lutring era un ladruncolo da quattro soldi, un piccolo contrabbandiere. Da questo momento diventò l'inafferrabile «solista del mitra». L'arma non era un mura. La custodia per violino è sul tavolo del presidente del Tribunale, sigillata con ceralacca, ha una etichetta: «Reperto n 314951: un astuccio per violino contenente una carabina automatica marca US Carabine cai. 30 MI - Landdy matricola n. 36069, munita di due caricatori contenenti 29 cartucce per detta arma». Lutring dice: «Non ho mai usato quell'aggeggio. Era un'arma arrugginita. La tenevo perché sono un romantico». La polizia, però, non vide il lato romantico della cosa e Lutring finì sul bollettino delle ricerche. La carabina, chissà perché, diventò un mitra e Lutring ne fu il «solista». E' in questo periodo che nasce la «nuova delinquenza», rapinatori che hanno frenesia di sparare. Ora si afferma che Lutring è stato un caposcuola, come Cavallero. Ma quale è stata realmente l'attività di Lutring e quali imprese sono state «scaricate» su di lui, perché latitante e perché gli avevano creato una fama sinistra, era il «solista del mitra»? In quel tempo lo accusavano senza requie, sembrava fosse ovunque, nello stesso momento. Qualche anno dopo ricorderà il vice questore di Milano Nardone: «Gli vennero attribuite le imprese più clamorose, dalla rapina di via Montenapoleone, agli assalti alle molte banche che invece erano state rapinate da tre bande distinte». Intanto Lutring viveva nascosto, braccato, saltava dalle finestre delle pensioni, sempre in fuga su una «Alfa 2600». La moglie Candida Elsa detta Yvonne lo supplicava alla tv: «Costituisciti Luciano. Non ti daranno mFfmsrprbu molto. Siamo ancora giovani, ti aspetterò». Invece Lutring fuggì in Francia. Preceduto dalla sua fama di «inafferrabile», di «solista del mitra», trovò la malavita di Parigi che lo accolse con ammirazione e rispetto. I «duri» lo vollero loro capo. Era schiavo del proprio personaggio, forse per riuscire ad essere all'altezza del ruolo, beveva. Dirà la moglie: «Beveva assenzio, una bottiglia dopo l'altra». Le rapine con Joe Rossi, Bruno Vitetta e il figlio Giovanni, che era malato, ma sparava come un pazzo; Eugene e Gaspare Guicciardo e altri gregari, tutti professionisti, duri. A Mou- lins, per sfuggire alla polizia, sparò a un agente, colpendolo alla spina dorsale: paralizzato per sempre. Il 2 settembre 1965, a Parigi, dopo un inseguimento e un conflitto a fuoco, fu abbattuto a rivoltellate nei pressi dell'Opera. Restò tre mesi tra la vita e la morte. Lo processarono ed ebbe vent'anni. Lo scorso novembre Pompidou lo ha graziato. Ora è nel carcere di Volterra in attesa di giudizio per i reati di cui è accusato in Italia. Già ha avuto alcune assoluzioni, ma la sua vicenda giudiziaria non è conclusa. Intanto, dipinge. Fa quadri con la spatola di stile impressionista, che ad una recente mostra sono stati venduti 300 mila lire l'uno. Oggi è al tribunale di Verbania (presidente Mazzotti, p.m. De Angelis) per quella storia del furto d'auto ad Arona. Lo difendono gli avvocati Cillario e Boba di Milano. Lutring nega di aver rubato e il pubblico ministero afferma che non ci sono prove sufficienti per il furto. Ma chiede che sia condannato a un anno per ricettazione (targhe, libretto e altre cose trovate nell'appartamento dell'entreineuse). La difesa dice ai giudici: «Riconoscendolo oggi innocente, riconoscerete la prima montatura fatta a carico di Luciano Lutring». La sentenza lo ritiene colpevole del reato di ricettazione e lo condanna a un anno e due mesi, di cui un anno condonato. In aula c'è la moglie, assai elegante. Lavora in un night club milanese. Lutring dice: «Non voglio che Yvonne debba continuare a lavorare al night. Con la vendita dei quadri spero di poterle comperare un negozio». Sotto il tatuaggio «The lucky for me» c'è il nome Yvonne, dentro un cuore trafitto da una freccia. Lo guardiamo mentre lascia il Tribunale tra i carabinieri. Vero o inventato o «caricato» che sia, il personaggio Lutring, il «solista del mitra», in qualche modo ha fatto scuola alla nuova malavita. Luciano Curino La moglie di Lutring durante l'udienza (Foto Moisio) Verbania. L'arrivo di Lutring in tribunale (Foto Moisio)