Latinoamericana di Angela Bianchini

Latinoamericana Latinoamericana Settantacinque narratori nella prima, ambiziosa antologia Latinoamericana, 75 narratori, introduzione di Angel Rama, a cura di Franco Mogni, Ed. Vallecchi, 2 volumi, pag. 538 -1084, lire 10.000. Questa antologia, dal titolo Latinoamericana, che riporta alla mente la famosa Americana di Bompiani con la quale Elio Vittorini introdusse in Italia i narratori degli Sta ti Uniti, è l'impresa e l'operazione culturale più ambiziosa tentata fino a oggi in Italia sulla narrativa della Iberoamerica. Cominceremo però, questa volta, con una critique des beautés, ma con uno sguardo abbastanza attento a quella che, curiosamente, è la parte meno vigorosa dei volumi; vale a dire l'antologia stessa. Ci si potrà forse stupire di tale affermazione, ma il difetto sta nel manico, cioè nella natura dell'antologia, che è, di necessità, di racconti. Ora, la grandezza della narrativa latinoamericana di oggi è affidata assai più al romanzo che al racconto, così come, del resto, vien fuori, chiarissimamente, dagli interventi critici dell'antologia. Se questo dipenda dalla natura stessa di questa narrativa, che e di largo respiro, di distensioni e dilazioni linguistiche, di involuzione barocca, che riflette, in parte, la ricchezza e la complicazione etnica, politica e anche fisica del continente, andrebb? appurato. Perfino una scelta così vasta, dunque, non dà un'idea esatta della qualità narrativa latinoamericana: in alcuni casi, in mancanza dì novelle, il curatore ha dovuto supplire con un pezzo di romanzo. Inoltre, su 75 racconti, ben 55, compresi i brasiliani, sono stati volti in italiano dagli stessi due traduttori, Enrico Cicogna e Adele Faccio. E simile regime di monopolio, oltre ad essere sorprendente, è certamente monotono. E infine, ultima critica e poi abbiamo finito: a che cosa attribuiremo la mancanza, in un panorama così vario, dove nessuno, praticamente, è lasciato fuori, di un Manuel Puig e di un Manuel Scorza? Di grande interesse è l'apparato critico, veramente a sé stante e il più completo sull'argomento che si sia pubblicato fino ad oggi in Italia. Esso comprende una nota breve del curatore, e poi veri e propri saggi letterari di personalità diverse ma ugualmente importanti. L'uruguaiano Angel Rama, nel suo Mezzo secolo di narrativa latinoamericana, ha il grande merito, specie nella parte iniziale, di stabilire il nesso tra la narrativa e la poesia, tra l'avanguardia di cinquant'anni fa e il cosiddetto regionalismo narrativo della stessa epoca, troppo spesso considerati opposti. Ma la dimensione interna di questa letteratura si trova in due altri testi critici, quello di Mario Luzi e quello di Octavio Paz, e non è un caso che si tratti di due poeti. La poesia si fa qui concisione, esattezza, penetrazione. Si concentra in alcune formule, essenziali e definite. Octavio Paz, come accade in altri suoi saggi, si rifa a una visione unitaria della poetica latinoamericana, che, al di là delle frontiere, risale alla sua origine europea in quanto premeditata, utopica creazione di Europa. Riafferma la letteratura ispanoamericana (e soltanto di questa, ad esclusione del Brasile, e perciò con molta maggiore esattezza, egli tratta) come impresa dell'immaginazione, integrata dalla ricerca di una tradizione. Il saggio di Luzi, il quale fin dalla fine degli Anni Cinquanta si occupò, attraverso l'attività di Lerici, di introdurre i primi testi latinoamericani, tiene conto anche di noi europei: delle nostre reazioni di fronte al fiorire della letteratura latinoamericana. Essa è Weltliteratur perché « la mobile e sempre un po' vertiginosa apertura sul tempo umano che esso permette, approfondisce e rende complessa la visione attuale del mondo non solo latinoamericano... (perché) ...apre visuali inedite, quasi scoscese, sulla presenza e sul contegno dell'uomo ». E meglio non si potrebbe dire. Angela Bianchini

Luoghi citati: Brasile, Europa, Italia, Lerici