Le spese inutili di Omero Marraccini Piero Cerati
Le spese inutili CACCIA e PESCA Le spese inutili La caccia alla selvaggina stanziale (lepri, fagiani, starne e pernici) si è conclusa con il primo gennaio. S'inizia adesso, da parte delle Associazioni venatorie e dei Comitati l'opera di ripopolamento delle campagne con lanci di esemplari adulti o riproduttori. E' Insomma la stagione di cui i cacciatori vanno più orgogliosi perché permette di avallare l'assurdo slogan del « cacciatore allevatore '. In effetti l'opera di ripopolamento, assai costosa (si tenga conto che una starna di un sol giorno costa sulle 1000 lire, ed una di 90 giorni circa 3000; una coppia di coturnici delle Alpi costa 35-36 mila lire; due lepri comuni sulle 60 mila, ma I prezzi possono salire secondo la qualità ed II grado di maturazione dei soggetti), non serve ad altro che a rinnovare un ciclo inutile, poiché come ben sanno tutti coloro che battono le campagne, alla fine della stagione di caccia, l'anno successivo, resta poco o nulla. I soli capi di selvaggina che si salvano sono I « fortunati » Immessi nelle zone di ripopolamento (dove il cacciatore non può andare) e nelle bandite; quelli Immessi nel terreno cosiddetto • venatorio >• vengono falcidiati entro un mese dall'apertura della caccia. Il fenomeno della caccia Infatti assume le proporzioni di un grosso affare per numerose aziende che si dedicano all'allevamento di selvaggina che poi sarà venduta per I « lanci »: dicendo questo non si scopre nulla di « scandalistico » poiché in genere tutta l'attività venatoria, cosi come è impostata oggi in Italia, è soggetta a tutta una serie di speculazioni ed interessi che ne snaturano i contenuti. D'altra parte, se non Interverranno fatti nuovi a modificare la organizzazione venatoria e se non verrà la legge quadro che dovrebbe attribuire precisi compiti alle Regioni ed agli Enti locali, non si vede come altrimenti si potrebbe far fronte alla « fame > di selvaggina che caratterizza i nostri cacciatori. E' chiaro tuttavia che delle centinaia di milioni, spesi ogni anno per il ripopolamento, ben pochi giungono a frutto. Le Regioni hanno le mani legate. Infatti la Corte Costituzionale, con la sentenza numero 47 del 16 aprile '73, ha sottratto alla Regione ogni cespite di entrata in materia di caccia, affermando che le soprattasse costituiscono un tutt'uno con le tasse che sono di spettanza dello Stato. I ripopolamenti quindi restano alle Province, ai Comitati che possono agire con criteri limitati, settoriali, non rispondenti ormai alle esigenze di un fenomeno di cosi grossa portata. Catture con giudizio L'apertura alla trota In alcune acque della provincia di Torino non ha soddisfatto quei « pescasportivi » sempre in cerca di grosse catture, soprattutto dal punto di vista quantitativo. Cestelli vuoti dunque, grazie anche al freddo e alla nebbia, che hanno bloccato le velleità di molti. Scriviamo • grazie » perché slamo contrari, per principio, alla pesca indiscriminata, al cercare le prede ad ogni costo, al gioire sul cestelli stracolmi: lo sport della pesca non è « catture senza giudizio », ma • catturare . con abilità, con difficoltà, sapendosi accontentare del pesciolino che ci ha fatto trascorrere una giornata dì distensione. Chi preferisce cimentarsi con gli amici In base al numero delle prede, ha le gare sociali a sua disposizione: sul fiumi e sui torrenti lasci spazio a chi nella pesca vede una magnifica avventura. La Provincia di Torino ha ripopolato le acque, ha limitato /apertura del 15 gennaio ai fiumi non adatti soltanto ai salmonldi; il 24 febbraio avverrà l'apertura generale: è una data che non approviamo. Innanzltu'to, costituisce un handicap per chi abita lontano dal torrenti pescosi: nebbia, freddo, acque sporche, vento e altri fattori climatici non Invitano I pescatori di città alle battute in luoghi lontani dalla loro residenza: ma soprattutto se l'apertura alla trota fosse spostata all'ultima domenica di aprile, la fauna ittica avrebbe maggiori facoltà di sviluppo: OMERO MARRACCINI PIERO CERATI
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