Kissinger, la forza della ragione di Aldo Rizzo

Kissinger, la forza della ragione Kissinger, la forza della ragione Dopo il Vietnam, il Medio Oriente: le scommesse di Henry Kissinger con la storia del nostro tempo e i suoi nodi più gravi continuano, e Kissinger continua a vincerle. Ed è anche l'uomo che ha rotto il blocco della Cina dì Mao, portando a Pechino, capitale di un impero contestatario, il Presidente degli Stati Uniti, « leader » del mondo che i cinesi dicevano di odiare; ed è lo stesso uomo che ha consolidato, fino a dargli una base quasi istituzionale, il rapporto tra l'America e la Russia, l'altra superpotenza, che è anche, per la Cina, il nemico storico, come l'America era il nemico ideologico. Solo resìste, appunto, il dissidio cinosovietico, la cui soluzione non rientra nelle competenze del segretario di Stato. Il mondo di Kissinger non è un mondo migliore in assoluto, nel senso che Kissinger non è un profeta di pace, un utopista volto a realizzare se stesso e la propria utopia. Egli ha piuttosto penetrato i meccanismi più segreti e riposti della «Realpolitik»; ha valutato gli interessi in gioco e i rapporti dì forza con rigoroso realismo, chiarendoli, se necessario, alle parti in causa, sulla base di una logica suprema, quella dell'equilibrio. E così il suo mondo, il mondo di cui egli, più di ogni altro in questi ultimi vent'anni, ha riplasmato l'immagine, è un mondo migliore, in un senso importante, ancorché relativo. Poi è straordinario, pur se ormai risaputo, il suo destino d'intellettuale, di studioso della politica altrui, passato a un ruolo di protagonista. C'è chi dice, come Aron, che il politico in prima persona è superiore di gran lunga all'intellettuale di Harvard, che era meno brillante di altri. E certo altri (Schlesinger, Galbraith) erano più brillanti di lui, e migliori scrittori; ma nessuno vorrà negare che quanto ha messo in pratica come consigliere di Nixon e poi come segretario di Stato, Kissinger 10 aveva anticipato nei suoi scritti, e dunque non c'è soluzione di continuità, nella sua personale vicenda, tra lo studioso e il politico: ciò che, appunto, è straordinario. E naturalmente viene in mente Metternich, come « modello » studiato e ammirato. Ma dalla politica metternichiana dell'equilibrio europeo Kissinger sembra aver tratto una lezione più « meccanica » e « tecnica » (la pace come gioco di pesi e contrappesi) che strettamente politica o, se si vuole, filosofica. 11 « sistema » di Metternich era repressivo, quello dì Kissinger è semmai conservatore, e di un tipo illuminato, quindi attento a tutti gli interessi. Fu lui a Ginevra, alla storica apertura del negoziato diretto araboisraeliano, a ricordare che le tragedie della storia sono lo scontro di due ragioni. Ora, il Medio Oriente è stato davvero, in questo senso, una tragedia della storia: anche per averlo ammesso, a differenza di altri, oltre che per molte diverse ragioni. Henry Kissinger era l'uomo più abilitato ad avviarne, come ora si spera, la soluzione. Aldo Rizzo Kissinger, di Levine (Copyright N.Y. Revlew of Books. Opera Mundi e per l'Italia La Stampa)