Mosca vuole avvicinarsi a Israele? di Paolo Garimberti

Mosca vuole avvicinarsi a Israele? Mosca vuole avvicinarsi a Israele? (Dal nostro corrispondente) Washington, 17 gennaio. « Soltanto un primo passo » ha detto il presidente Nixon commentando con l'orgoglio del protagonista e la prudenza del politico l'accordo Egitto-Israele per la separazione delle truppe lungo il Canale di Suez. «Di enorme importanza e significato — ha aggiunto — se teniamo conto che l'ultima generazione ha visto ben quattro guerre scoppiare fra i popoli del Medio Oriente, ma soltanto un primo passo ». Il Presidente ha parlato in diretta alla radio e alla televisione, alle 3 in punto (ora pomeridiana di Washington), ad una nazione emozionata e commossi per questo primo spiraglio di pace: la guerra arabo-israeliana fu vissuta come un dramma individuale in questo Paese che ha, a New York, la più grande comunità ebraica del mondo. Ecco le parole testuali pronunciate dal Presidente americano alle reti radiotelevisive nazionali: « Sono lieto di annunciare che in questo preciso momento rappresentanti dei governi egiziano e israeliano rendono pubblica la notizia di un accordo raggiunto fra loro. E' un annuncio che, ne sono certo, sarà benvenuto non solo presso gli americani, ma presso tutti i popoli del mondo. In sintonia con le decisioni della Conferenza di Ginevra, i due governi (Egitto e Israe- le, n.d.r.) sì sono accordati per procedere alla separazione delle loro forze. L'intesa sarà firmata venerdì 18 dai capi di Stato Maggiore dei due eserciti al chilometro 101 della via del Cairo. I due governi hanno chiesto al comandante del corpo dì spedizione Onu, generale Siilasvuo, dì essere presente come testimone alla cerimonia della firma». Fin qui, il fatto. Nixon non ha voluto aggiungere alcun dettaglio sul contenuto dell'accordo, che tuttavia nelle sue linee generali è noto e ricalca i punti fissati da Kissinger e Dayan 10 giorni fa a Washington: ritiro israeliano sui passi del Sinai, almeno 20 miglia dal Canale di Suez, alleggerimento della presenza egiziana sulla riva Est (cioè in direzione di Tel Aviv) della via d'acqua a non più di 8 battaglioni e 30 carri armati. Niente artiglieria, né razzi. Fra i due eserciti, i caschi blu dell'Onu. Il presidente americano ha voluto tuttavia aggiungere qualche commento personale. «In primo luogo, voglio congratularmi con il presidente egiziano Sadat e il primo ministro israeliano Golda Meir». «Noi americani possiamo essere orgogliosi del ruolo svolto dal nostro governo e in particolare dal segretario dì Stato Kissinger, che ha agito seguendo le mie istruzioni ». Purtroppo, questa notazione sembra aggiun gere una nota non consona alla solennità storica dell'annuncio, nel suo palese tentativo di sfruttare subito ad uso interno questo innegabile successo internazionale della diplomazia americana. Ma il Nixon che parla al mondo orgogliosamente non può dimenticare di essere lo stesso uomo politico al centro di un terribile scandalo. Dall'intesa di oggi, ha continuato Nixon, « si deve ora muovere verso una pace giusta e definitiva cui contribuiscano tutti i Paesi interessati e non solo Egitto e Israele. Oggi è stato compiuto un primo passo, tanto più importante perché frutto per la prima volta di negoziati diretti fra le parti. Ogni sforzo sulla via della pace avrà il pieno e totale appoggio del governo americano ». E l'urgenza della pace e dimostrata dal fatto che «il Medio Oriente è l'area del mondo dove le grandi potenze sono più esposte al pericolo di uno scontro, come provano recenti avvenimenti». E' una allusione (e un tentativo di giustificazione) all'allarme generale decretato per le truppe americane durante l'ultimo conflitto arabo-israeliano, allarme che trova increduli e critici ancora molti commentatori e politici negli Usa. Ora, l'obiettivo degli americani sembra chiaramente essere quello di portare anche gli altri Stati arabi a trattare la pace. A questo scopo Kissinger, l'indiscusso protagonista della battaglia per la pace, resterà ancora in Medio Oriente e sembrano certe sue missioni in Giordania e in Siria, nei prossimi giorni. Vittorio Zucconi (Dal nostro corrispondente) Mosca, 17 gennaio. L'annuncio di un primo accordo per il Medio Oriente (che sarà probabilmente pubblicato dai giornali di domani mattina, sebbene sia stato diffuso a Mosca alle 23 passate) è destinato a cogliere di sorpresa i lettori sovietici. La missione «volante» di Kissinger ha avuto infatti pochissimo spazio nella stampa di Mosca, evidentemente imbarazzata per il ruolo di supermediatore del segretario di Stato americano tra arabi e israeliani. L'Unione Sovietica ha dato certamente — si osserva stasera a Mosca — il suo appoggio esterno alla missione di Kissinger, ma non è potuta andare oltre a causa della sua anomala situazione diplomatica con Israele, con il quale le relazioni sono state rotte nel 1967, dopo la guerra dei sei giorni. Sin dall'ottobre 1973, quando l'intervento congiunto di Mosca e di Washington — messo a punto proprio nella capitale sovietica da Breznev e Kissinger — pose fine al conflitto, il Cremlino si è reso conto che la sua azione di mediatore avrebbe dovuto essere limitata per la mancanza di rapporti con Israele. Questa situazione ha favorito Kissinger, che nel frattempo era riuscito a ristabilire rapporti normali tra Washington e II Cairo. Il segretario di Stato americano ha ricevuto cosi un'investitura di fatto a trattare anche a nome dei sovietici, arricchendo il suo prestigio personale. Il Cremlino ha accettato questo stato di cose, ma lo ha fatto a denti stretti, decidendo tra l'altro (come ha fatto in questi ultimi giorni) di limitare al minimo indispensabile le informazioni sull'attività diplomatica di Kissinger per la crisi mediorientale. La lezione degli avvenimenti è stata ben assorbita dal Cremlino. Rendendosi conto che la sua azione in Medio Oriente — già complessa per l'incertezza dei rapporti tra Mosca e gli arabi — è molto limitata dall'assenza di relazioni con Israele, l'Unione Sovietica starebbe tentando di normalizzare il più rapidamente possibile i rapporti con Tel Aviv. Il negoziato di Ginevra ha già offerto una buona occasione per avviare i primi passi su questa strada (con l'incontro GromykoEban) e non è da escludere, soprattutto se le trattative ginevrine daranno buoni risultati, che lTJrss e Israele ristabiliscano rapporti diplomatici entro la fine dell'anno. Paolo Garimberti (il pag. 2: l'annuncio a Gerusalemme e al Cairo).