Nostra intervista al sostituto procuratore di Lagonegro di Francesco Santini
Nostra intervista al sostituto procuratore di Lagonegro Nostra intervista al sostituto procuratore di Lagonegro Forse 15 persone sono implicate nel rapimento del giovane Paul "Mi sono limitato a firmare quattro ordini di nuova delinquenza, ben organizzata - Mistero cattura. Ma non ho avuto perplessità" - Una sul medico che mozzò l'orecchio al ragazzo (Dal nostro inviato speciale) Lagonegro, 16 gennaio. Paul Getty tornerà in Lucania: dalle piste di Innsbruck, dove è a sciare, verrà a Lagonegro per un confronto decisivo coi suoi rapitori. Mauri zio Rossi, 32 anni, è il sostiti! to procuratore che guida l'inchiesta sul rapimento dell'anno e, nel suo ufficio, mostra le mille cartelle dell'istruttoria. «Da Roma — dice — mi hanno mandato quattro volumi, si erano fermati al foglio 810; noi abbiamo già raccolto un quinto fascicolo: altre quattrocento pagine di messe a punto, di precisazioni, di rilievi. Qui Paul Getty è passato come una meteora. Si è fermato appena quattro ore il 15 dicembre, subito dopo il rilascio, ma l'istruttoria si svolgerà tutta qui e il grosso del lavoro sarà fatto nei prossimi giorni. Dobbiamo aspettare l'arrivo di tutti gli imputati finora arrestati, subito dopo i primi interrogatori passeremo agli atti più delicati del processo: il confronto, in settimana, di Paul Getty coi ra pitori, la testimonianza di mi ster Chesa, che ha contribuito in modo determinante agli arresti di questa notte, e la ricognizione all'americana sem pre di mister Chesa con l'uomo, al quale ha consegnato il riscatto: cinquantunmila banconote in biglietti da dieci, cinquanta e centomila lire per un valore di un miliardo e settecento milioni». Il magistrato s'appella al segreto istruttorio ed esprime meraviglia nell'apprendere che le fasi salienti delle indagini siano, a Roma, già note. «Ieri mattina — racconta — abbiamo avuto un vertice conclusivo con i funzionari della Squadra mobile della capitale. Erano sullo sprint e ho dovuto frenare il loro entusiasmo: mi sono limitato a firmare soltanto quattro ordini di cattura. Prima di arrestare bisogna riflettere; ma non ho avuto perplessità né avrò rimorsi di coscienza: arrestare un uomo è un atto grave ma, l'ho scritto, nel motivare il documento, gli indizi sono univoci e concordanti. E' una formula di rito molto efficace». Il giovane sostituto, che per la prima volta nella sua carriera si trova dinanzi a un'istruttoria tanto clamorosa, ammette il suo imbarazzo ma non si mostra intimorito dalla mole del fascicolo processuale. «Il tribunale di Lagonegro — dice — non ricorda episodi di rilievo: questa non è una zona di mafia; le udienze si susseguono pigre come in ogni sede di piccola provincia». Per il caso Getty, invece, la situazione appare diversa: gli inquirenti sono certi d'essere dinanzi a una nuova delinquenza di tipo moderno, bene organizzata e ben diretta, che difficilmente potrà nascondere le sue origini mafiose. Quanti sono i rapitori di Paul Getty?, domandiamo. «Tra i dieci e i quindici», dice il magistrato; ma aggiunge: «E' soltanto una mia opinione, un convincimento personale: non risulta dagli atti, e dinanzi alla legge le opinioni non servono, lasciano il tempo che trovano. Il gruppo, comunque, è ampio, ben articolato». Comprende anche il medico che mozzò l'orecchio di Paul? «Non posso rispondere». Ciò significa che si è vicini alla conclusione? «Io su questa storia non ho intenzione di parlare, è un punto troppo delicato, la chiave del processo è tutta qui». Gli ordini di cattura comprendono l'uomo che ricevette materialmente il denaro da Mr. Chesa? «Volete dire il fantino? L'uomo dalle gambe storte che attese l'emissario della famiglia Getty lungo l'Autostrada del Sole? Ebbene, mi dispiace, anche su questo non parlo. L'istruttoria ha già avuto troppe indiscrezioni. E' sciocco voler compromettere tutto per fare una bella figura. Capisco il momento, comprendo il significato di risposta che parte degli inquirenti ha voluto dare a questa operazione, ma qui il punto è un altro: è necessario lavorare seriamente e non strumentalizzare il lavoro per polemiche che potrebbero apparire pericolose». Ad interrompere il colloquio del sostituto procuratore arrivano i funzionari della Squadra mobile di Reggio Calabria: hanno appena consegnato al carcere giudiziario di Lagonegro Vincenzo Mammoliti e Antonio Mancuso; il primo ha 34 anni: l'hanno bloccato cento agenti di polizia a Castellace, una frazione di Oppido Mamertina, nella piana di Gioia Tauro, dove è conosciuto come un mafioso di un certo rilievo. Commercia in olio, ma la sua attività non sembra chiara. Ha precedenti per una storia di stupefacenti e, proprio a Castellace, gl'inquirenti hanno localizzato una casa diroccata, usata forse per nascondere Paul Getty. Nell'edificio, in aperta campagna, sono stati ritrovati tre fazzoletti neri e una radiolina a transistor. E' questo forse l'indizio più interessante: sull'apparecchio radio è impresso lo stesso numero di matricola che Paul Getty rivelò agli inquirenti subito dopo la sua liberazione. Un'ultima notizia, non confermata, comprometterebbe in modo definitivo la posizione di Vincenzo Mammoliti. A quanto si apprende, durante una perquisizione nel suo alloggio, gli inquirenti avrebbero trovato alcune banconote. Sembra che appartengano al miliardo e settecento milioni versati ai rapitori di Paul Getty, che gli inquirenti microfilmarono per annotarne serie e numeri prima della consegna. Francesco Santini
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