La dolorosa vicenda di Paul verso la conclusione
La dolorosa vicenda di Paul verso la conclusione La dolorosa vicenda di Paul verso la conclusione Nella casa d'uno dei 4 arrestati banconote del riscatto "Getta,, L'uomo è in carcere a Lagonegro con un presunto complice - E' conosciuto come un manoso - Forse trovata la casa diroccata dove fu tenuto prigioniero il nipote del miliardario - Il capo della "Mobile" di Roma ed i funzionari del suo ufficio sotto inchiesta per "fuga di notizie" - Un arresto ad Alessandria (Nostro servizio particolare) Roma, 16 gennaio. L'ultima novità nella vicenda che ha portato all'arresto dei presunti rapitori di Paul Getty III è questa: il capo della squadra mobile, Masone e tutti i funzionari che dipendono dal suo ufficio sono sotto inchiesta, disposta dal questore e affidata al vice questore vicario, Bonaventura Provenza. Il motivo è: fuga di notizie, quelle pubblicate già due giorni fa da alcuni giornali romani, che con particolari inediti hanno spiegato come la polizia indagò per scoprire i rapitori del giovane erede di una colossale fortuna. Quindi, in questura, non parla più nessuno, proprio ora che la rete intorno alla banda che tenne per sette mesi in ostaggio Getty III era stata tirata con successo. Il fatto è complicato e in esso si intrecciano personaggi legati ad una seconda inchiesta: quella per scoprire un traffico di stupefacenti legati alla mafia calabro-sicula-napoletana. Per questo motivo il solo arrestato a Roma per il rapimento record (un miliardo e settecento milioni di riscatto) è Domenico Barbino, 27 anni, nato in Calabria e residente a Roma, nel quartiere Primavalle. Il giovane, che fa il portantino al policlinico «Agostino Gemelli», ha precedenti penali. L'operazione è scattata con. temporaneamente alle 5 di stamane a Roma, in Calabria, in Lucania e nel Napoletano. A quanto risulta il gruppo dei rapitori che faceva capo a Roma, base di tutta l'operazione, era di quattro persone. Di queste, tre (forse le più importanti) sono riuscite a sparire. Il Barbino non pare uno dei capi. Da perquisizioni effettuate risultano sequestrati circa cinquanta milioni in banconote da dieci e cinquantamila lire. Tutto questo denaro è in possesso della scientifica che lo sta analizzando e classificando. I soldi per liberare Getty III furono trattati con una speciale sostanza: basterà analizzarli per sapere se i milioni sequestrati oggi sono parte di quelli usati per riavere (con un orecchio in meno) il giovane. Gli ordini di cattura erano stati firmati dal magistrato che ha competenza sul territorio di Lagonegro (dove Paul fu ritrovato) ed eseguiti all'alba. Il magistrato, ricevuto il rapporto di polizia, aveva ritenuto definitive le prove raccolte ed ha spiccato i mandati per associazione a delinquere, sequestro di persona a scopo di estorsione, lesioni gravissime. La trappola è scattata ad un mese esatto dalla liberazione di Paul ma le indagini si erano avviate sin dalle prime battute. Dieci giorni dopo la liberazione del ragazzo, il capo della squadra « omicidi » romana, Jovinella si era recato a Lagonegro dal sostituto procuratore della Repubblica Rossi con numerosi indizi raccolti a carico della banda. Nella notte fra il 4 e 11 5 gennaio scorso un siciliano, che si dice autista del « clan » mafioso fece clamorose rivelazioni ad un giornale romano; la polizia decise di stabilire un contatto « fisico » tra l'uomo e un sottufficiale dei carabinieri, che si era sostituito al cronista. Ieri mattina vengono firmati i mandati di cattura. Ieri notte due funzionari della polizia romana partono per Lagonegro per concertare l'operazione con le locali questure. La polizia romana è stata sempre al lavoro e ha retto, nascosta, l'aggancio tra famiglia e rapitori. La signora Gail Harris Getty, madre di Paul, non è mai stata sola a trattare: con lei si trovava in permanenza un agente di polizia, incollato alla cuffia del registratore, collegato al telefono della donna. Da qui sono arrivate le informazioni più sostanziose e i risvol ti dell'accordo sul come pa gare il riscatto: 51 mila banconote da 100, 50 e 10 mila lire; la data della consegna del denaro; il tragitto da compiere a velocità costante sulla Roma-Napoli-Reggio Calabria. Tutto era noto, mentre ufficialmente la polizia non si interessava al caso. Cosi poteva essere tesa la trappola. Mister Chesa, l'uomo di fiducia di Paul Getty I, parti per portare il riscatto, dopo che le banconote erano state microfilmate. Fu seguito da lontano da tre auto civili della polizia, guidate alternativamente da alti funzionari, accompagnati ogni volta da ispettrici di polizia diverse. La carovana percorse due volte il tratto Roma-Lagonegro prima che i rapitori si facessero vivi. I banditi hanno commesso diversi errori. Una volta (il 12 dicembre) una « Citroen » si avvicino pericolosamente all'auto del signor Chesa, l'e- missario in viaggio per stabi- lire il contatto. La « Citroen » appartiene ad un noto pre- giudicato calabrese ricercato per tontato omicidio e seque- steo di persona: e la stessa — ma questo la polizia lo scoprira piu tardi — che ser- vi per il rapimento. Si arri- va al momento in cui i soldi vengono depositati nel luogo dovuto: da una «roulotte» parcheggiata sull'autostrada nei pressi di Lagonero un commissario di polizia e una ispettrice vedono tutto. Tre uomini a viso scoperto che prendono i sacchi; il difetto fisico di uno dei tre che por- tera poi alia sua identifica- zione e i caratteri somatici dei componenti il terzetto. Dopo che Paul viene libe rato, Chesa riconosce in una delle foto segnaletiche il gui datore della « Citroen ». Le tessere del mosaico sono qua si tutte al loro posto. Scatta il finale, ma dalla rete scappano i capi. f. c. 11»'/ Roma. Giuseppe La Manna si nasconde il volto mentre agenti in borghese lo conducono in carcere (Telefoto Ansa)
Persone citate: Agostino Gemelli, Barbino, Bonaventura Provenza, Domenico Barbino, Gail Harris Getty, Giuseppe La Manna
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