PRIME VISIONI SULLO SCHERMO

PRIME VISIONI SULLO SCHERMO PRIME VISIONI SULLO SCHERMO Memorie della civiltà absburgica "La rosa rossa" di Giraldi, dal romanzo di Quarantotti Gambini: il declino di un'aristocratica famiglia istriana, dopo il passaggio di Trieste all'Italia, e il tentativo di rievocare lo spirito della vecchia Europa La rosa rossa di Franco Giraldi, con Alain Cuny, Antonio Battistella, Elisa Cegani, Margherita Sala, Giampiero Albertini, Susanna Martinkova. Italiano. Cinema Centrale d'Essai. Il triestino Franco Giraldi fu il regista del fortunatissimo Cuori solitari, e già allora, pur nello schema obbligato della «commedia all'italiana» die segno di qualità non comuni, che abbisognavano di un'occasione per manifestarsi compiutamente. L'occasione è venuta, e l'ha fornita uno dei più delicati e fragranti romanzi di Pierantonio Quarantotti Gambini, La rosa rossa, che Giraldi ha rinarrato per lo schermo con rispettosa fedeltà testuale, ma anche con quel più di consonanza e simpatia senza il quale la fedeltà non conta nulla. Trattandosi in quel romanzo della dissoluzione del mondo istriano negli anni successivi alla prima guerra (un tema già caro a Svevo), il regista, conterraneo dell'autore, vi s'è trovato come in casa sua, dentro una quieta insurrezione di personaggi oggetti ambienti e memorie che lo interessavano direttamente. Di qui la costante misura e la finezza di tocco che già alle «Giornate del cinema» a Venezia, e pochi giorni fa alle «Anteprime della critica» promosse dal Gruppo piemontese critici cinematografici e dal Circolo della stampa, si sono potute apprezzare in questa che mal volentieri diremo «riduzione da romanzo». Le annessioni politiche comportano sempre drammi ed elegie individuali. Il lettore ricorderà che la vicenda si svolge in una cittadina istriana nel 1919, ancora fortemente segnata dalla civiltà austroungarica. Il conte Paolo Baizeri, già generale dell'esercito austriaco, ritorna nella casa che gli hanno custodito i cugini Ines e Piero De Foralia con la fedele governante Basilia: è un milieu di vecchi, eccezion fatta per la vispa servetta Rosa che in mezzo a quell'aristocrazia infreddolita rappresenta il sangue nuovo (qui l'unghia .di Giraldi si fa specialmente sentire), tanto che, senza dramma, rimarrà incinta d'un medico donnaiolo. L'arrivo del conte Paolo, in cui la mestizia del destituito rende anche più sensibile la gentilezza del tratto, sconvolge un poco (un poco che per loro è moltissimo) la vita dei Foralia, e mentre Piero, brontolone e di rozza pasta (l'ottimo Battistella) è un po' geloso del cugino dal passato brillante, teme le reazioni che il ritorno dell'ufficiale dell'esercito imperial-regio potrebbe suscitare tra i nazionalisti della cittadina, la signora Ines e la stessa Basilia si ricaricano sentimentalmente davanti a quell'augusta presenza, idolo segreto della loro giovinezza. Ma non si può appoggiare troppo la penna su quest'intreccio, senza guastarlo; e Giraldi ha appunto avuto il merito, con lo sceneggiatore Guardamagna, di tenerlo nel suo naturale registro di sfumature e mezzi toni, traendone per accenni il pathos di Paolo occupato a riconoscere la sua antica casa, nido di memorie, e la rotazione, intorno a lui, degli astri minori. E' lo spirito della vecchia Europa che traspare in questa storia quasi impalpabile e sommessa, e dove, come nel romanzo, il fulcro poetico è l'ambiente, col suo carico di oggetti, poltrone trinate, stipi, fiori secchi, lettere ingiallite e altri documenti d'un passato irrevocabile. Ma accade che Paolo muore di crepacuore forse un po' troppo presto per l'economia del lavoro, che dovendogli sopravvivere e spiegare un malinteso tra il geloso Piero e l'innocente consorte, oltreché prospettare altre romanzesche conseguenze di quella morte intempestiva, si allon¬ tana un poco dal suo motivo creatore, ch'era il ritorno dell'ufficiale austriaco (con la bella maschera di Alain Cuny) sui luoghi della sua giovinezza. Se ne allontana, pur restando cosa degnissima, un quadro frizzante di vita di provincia, risentito con una vena deliziosamente conservatrice, rotta appena (ma con quanta efficacia) dallo scatto della servetta slava verso il libero amore. Film per bocche fini, da ripensare col libro in mano (non è poco elogio), sostenuto da uno squisito senso figurativo e vigilato nel cast (la Cegani è la romantica Ines, la Sala la fedele Basilia), il quale rimette lo stomaco dai tanti strapazzi che gli vengono dal cinema più alla moda. 1. p. Marionette Gianduia — La compagnia di Luigi Lupi presenta da oggi pomeriggio, nel teatro di via S. Teresa 5, spettacolo « Cappuccetto rosso 1974 ». Le recite proseguiranno ogni giovedì, sabato e domenica alle ore 16. La compagnia sta preparando il successivo spettacolo « Ufo dalla luna alla terra », che dovrebbe portare le marionette nel mondo della lantasclenza.

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