Proposta di compromesso per i "fondi di sviluppo,, di Renato Proni

Proposta di compromesso per i "fondi di sviluppo,, Per evitare la crisi della Comunità Europea Proposta di compromesso per i "fondi di sviluppo,, Gli inglesi hanno proposto di sancire una distinzione tra l'entità degli impegni e le elargizioni reali - In discussione anche l'invito di Nixon ai "Paesi consumatori di petrolio" - Il problema dei prezzi agricoli (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 14 gennaio. Ancora nessuna decisione sull'entità del fondo regionale comunitario, ma l'atmosfera al Consiglio dei ministri degli Esteri oggi era più serena. Si cerca l'accordo mediante una serie di proposte che la Commissione europea è stata invitata dal presidente, il tedesco Walter Scheel, a sintetizzare in un nuovo piano, ora in corso di discussione. C'è stato un ammorbidimento di tutte le posizioni, con l'intento di evitare un nuovo rinvio. Forse questa svolta politica potrebbe dare i suoi frutti durante la notte, o domani. Il disaccordo sulla dotazione del fondo per le «aree depresse» europee, infatti, blocca anclie il progresso sul piano energetico comune, per l'opposizione del Regno Unito. L'Inghilterra vuole un fondo di 1800 miliardi di lire per tre anni, la Commissione europea ne propone uno di 1400 miliardi di lire, ma la Germania non è disposta ad approvare un fondo con più di 375 miliardi di lire. Inoltre, la Francia vuole che il fondo elargisca incentivi a tutti ì Paesi della Comunità, mentre la Germania vuole limitare gli aiuti all'Inghilterra, all'Italia e all'Irlanda, riducendo cosi il suo contributo netto. Il fondo doveva essere costituito entro il primo gennaio di quest'anno, e per rispettare le scadenze gli orologi della Cee sono fermi alla mezzanotte del 31 dicembre 1973. Oggi, tutti hanno dimostrato di voler evitare la crisi, che lascerebbe un'Europa disunita e debole in una congiuntura politica ed economica difficile. La stessa Inghilterra, nel tentativo di sbloccare la situazione, ha proposto che il fondo sia sostanzioso, ma ha fatto una distinzione fra l'entità degli impegni e le elargizioni reali. Queste ultime, soprattutto nella fase d'avvio, potrebbero essere inferiori ai primi, dato che i finanziamenti riguardano spesso un piano di sviluppo che viene attuato nell'arco di più di un anno. In questo modo, la Cee spenderebbe di meno, la Germania risparmierebbe un gruzzolo di miliardi, ma i Paesi beneficiari potrebbero contare su impegni di incentivi sostanziosi. Un'altra delegazione vorrebbe che, per i primi anni, gli aiuti fossero limitati alle zone più bisognose e poi elargiti anche alle altre regioni. La Francia ha proposto che 1*80 per cento del fondo sia dedicato esclusivamente alle regioni più povere ed il restante 20 per cento alle altre. La Commissione europea, alla luce di questi sviluppi, ha presentato alle dieci di stasera la sua proposta di compromesso, che sarà discussa forse nel corso di una «maratona». Le discussioni odierne sono avvenute in seduta ristretta, ma si è comunque saputo che Sir Alee Douglas Home, ministro degli Esteri inglese, ha insistito nel condizionare l'approvazione del piano energetico comunitario ad un accordo sul fondo re gionale. Per l'Italia sono in tervenuti più volte nelle discussioni gli onorevoli Aldo Moro e Donat-Cattin. I rappresentanti italiani hanno insistito affinché la decisione sul fondo non fosse rinviata, ed hanno ribadito la richiesta del nostro governo per un cospicuo fondo regionale, senza però adottare una posizione rigida. L'Italia vuole, come gli altri Paesi, che la Comunità europea esca da questa pericolosa «impasse». I ministri degli Esteri, che hanno ripreso le discussioni alle dieci di questa sera, devono anche decidere la risposta all'invito del presidente americano Nixon di partecipare alla Conferenza dei Paesi consumatori di petrolio, l'I 1 feb braio, a Washington. Secondo il portavoce dell'onorevole Aldo Moro, tutti i Paesi della Cee invitati (Italia, Germania, Inghilterra, Francia, Olanda) si recheranno a Washington per questa Conferenza, ma, secondo qualche altro osservatore, la cosa non è affatto certa. Si tratta, comunque, di adottare una linea comune europea ai colloqui, e non tutti i governi europei hanno lo stesso punto di vista su questo importante problema. La Francia, soprattutto, appare restia ad accettare una linea elaborata dal governo degli Stati Uniti a scapito della sua libertà di manovra con i Paesi produttori di petrolio. Francia, Inghilterra, Italia e Germania già stanno svolgendo negoziati diretti con i Paesi produttori di petrolio, a svantaggio della solidarietà del mondo industriale ma a vantaggio delle economie nazionali. I ministri degli Esteri della Cee, come deciso al vertice europeo di Copenaghen, devono avviare anche rappor¬ ti di cooperazione industriale e finanziaria con i Paesi produttori di petrolio, ma per ora è evidente che ciascuno di essi mira a farlo bilateralmente, senza tenere alcun conto non solo della solidarietà atlantica, ma anche di quella europea. Oggi, comunque, la Commissione europea ha presentato ufficialmente al Consiglio dei ministri le sue proposte per controllare le esportazioni di prodotti petroliferi ai Paesi terzi e per armonizzare le misure volontarie di riduzione del consumo di energia nella Comunità, allo scopo di evitare distorsioni o discriminazioni tra gli Stati membri. La Commissione propone la riduzione dell'impiego dei mezzi di trasporto individuali, la maggiore utilizzazione dei mezzi di trasporto pubblici, la modifica degli orari di lavoro che consenta un uso più razionale degli stessi, la riduzione di 3 gradi di temperatura nelle fabbriche, negli uffici e nelle abitazioni, la limitazione dell'illuminazione e altre misure per risparmiare energia nei settori industriali, dei servizi e domestici. Al Consiglio dei ministri dell'Agricoltura, l'onorevole Ferrari Aggradi ha chiesto che i prezzi agricoli espressi in unità di conto vengano tradotti in lire italiane sulla base del tasso reale di cambio della lira, allo scopo di eliminare i cosiddetti importi compensativi comunitari. Benché la parola non piaccia al nostro ministro, l'Italia chiede in sostanza che la lira agricola sia svalutata sulla base del suo reale valore al mercato dei cambi, cioè di un altro 6,5 per cento, dopo il 7,5 per cen- to concesso dalla Cee lo scorso ottobre. In questo modo, gli esportatori della Cee di prodotti agricoli in Italia sarebbero scoraggiati, perché non lucrerebbero più le sovvenzioni comunitarie, a tutto vantaggio dei nostri produttori. La Francia ha poi chiesto il blocco delle importazioni nei Paesi della Cee della carne di produzione estera e l'aumento del prezzo di riferimento dei vitelli. La Commissione ha invece proposto che i prezzi di tutti i prodotti agricoli vengano decisi contemporaneamente. Renato Proni

Persone citate: Aldo Moro, Alee Douglas Home, Donat-cattin, Nixon, Walter Scheel