I risultati della Fiat nel 1973 di Renzo Villare

I risultati della Fiat nel 1973 I dati del "Notiziario,, inviato agli azionisti I risultati della Fiat nel 1973 Aumento del fatturato (2368 miliardi di lire) rispetto al '72 (2127 miliardi) dovuto all'aumento dei prezzi e pronunciata flessione nel numero degli autoveicoli venduti (128.870 meno del '72) - Esportate 595 mila unità contro 650.436 nel '72 - Forte diminuzione degli ordini per la crisi energetica - Ripresa per veicoli industriali, trattori e macchine movimento terra - L'accordo con la statunitense Allis Chalmers ■ La lettera del presidente agli azionisti «Il 1974 comincia con una previsione di recessione industriale che colpirà ampi settori a livello non soltanto europeo ma mondiale. La crisi è provocata dall'aumento dei costi delle materie prime e in particolare del petrolio. In questa prospettiva — seria e preoccupante — la industria dell'automobile è certamente la più colpita: non soltanto per la scarsità e il prezzo delle materie prime e dell'energia necessaria per la propria attività, ma perché il suo prodotto utilizza per eccellenza proprio i derivati del petrolio»: lo afferma il presidente della Fiat, Giovanni Agnelli nella lettera che apre il "Notiziario" (pubblicazione riservata agli azionisti) sull'andamento della Società nel 1973. «Le restrizioni alla circolazione automobilistica — prosegue il presidente — adottate dai Paesi europei come misura di emergenza — che può essere valida se limitata nel tempo — hanno infatti avuto come conseguenza una repentina e brusca caduta delle ordinazioni sui mercati italiani e europei. La Fiat che ha incontrato ancora nel 1973 pesanti difficoltà per far fronte con una adeguata produzione alla domanda che fino a ottobre si era mantenuta alta, si trova oggi esposta alle flessioni del mercato senza avere potuto beneficiare dei mesi di espansione. Tra le industrie automobilistiche mondiali tuttavia la Fiat — precisa Agnelli — è quella forse maggiormente in grado di assorbire con una certa elasticità l'urto della crisi, perché può fare assegnamento sulla tradizione e sull'alta specializzazione nel settore delle vetture di piccola e media cilindrata. Siamo in un periodo difficile e delicato: tutti saremo chiamati a sacrifici costruttivi per raggiungere un nuovo assestamento e più stabili equilibri. Ma è proprio nei momenti difficili che è necessaria e determinante la validità degli uomini e delle iniziative ». Solidità Giovanni Agnelli conclude il suo indirizzo sottolineando la solidità patrimoniale della Fiat, «frutto di 75 anni di duro lavoro e di oculate politiche amministrative che hanno reso possibile la costituzione di risorse atte a consentire un'azione nel tempo per il recupero, senza dover oggi ricorrere a provvedimenti eccezionali, anche se i continui aumenti dei costi di produzione, il blocco dei prezzi di vendita e le agitazioni sindacali non ci permettono di chiudere, in sede di consuntivo 1973, un conto economico soddisfacente». Ecco i risultati del 1973 confrontati con quelli del 1972: — Fatturato complessivo: 2368 miliardi di lire contro 2127 miliardi del 1972 (all'esportazione 828 miliardi di lire contro 684 dell'anno scorso). — Autoveicoli: 1.552.000 vetture e veicoli industriali fatturati, 128.870 In meno rispetto all'anno 1972. Esportate 595.000 unità contro 650.436 del 1972. — Trattori: 57.900 unità fatturate (a cui bisogna aggiungere 4150 dello stabilimento di Lecce conferito alla nuova società FiatAllis) contro 46.619 del 1972. Esportate 38.3D0 unltà rispetto alle 26.449 del 1972. — Produzioni siderurgiche: convertito in acciaio l'equivalente di 2.240.000 tonnellate di lingotti contro 2.250.000 tonnellate del 1972. — Dipendenti del gruppo Fiat: 200.000 (162.000 operai e 38.000 impiegati) contro 189.602 a fine anno 1972. Il « Notiziario » procede quindi ad un'analisi economica nel mondo, in Europa ed in Italia in particolare, passando poi in rassegna i vari settori produttivi del Gruppo ed i principali avvenimenti dell'anno. Nel 1973 la crisi energetica e le conseguenti restrizioni ai consumi adottate in vari Paesi hanno modificato radicalmente, nel mondo occidentale, le prospettive congiunturali, fino allora valutate con relativo ottimismo. «Alla fine del '73 le incertezze politiche ed economiche — sostiene il "Notiziario" — che gravano ancora pesantemente sugli sviluppi di tale crisi non consentono di avanzare previsioni congiunturali attendibili, al di là di diffuse, ma generiche preoccupazioni circa l'ineluttabilità di una recessione mondiale e di altrettanto generiche indicazioni sulla necessità di un "nuovo modello di sviluppo" e di nuovi schemi di com¬ pvisszdnrpdzsddg portamento per popoli e governi dei Paesi occidentali». In Europa (come del resto in Giappone), l'ipotesi recessiva tende a sostituirsi e a sovrapporsi alle preoccupazioni connesse all'andamento dei prezzi. Su un quadro generale che poteva però essere giudicato sostanzialmente positivo — alterato soltanto dalle persistenti spinte inflazionistiche — si sono riversate come una doccia fredda le restrizioni petrolifere determinando previsioni congiunturaili più pessimistiche (riduzione del 2 per cento del reddito nel '74 rispetto al '73 e aumento del tasso di disoccupazione al 4-5 per cento della popolazione attiva). Speranze In Italia, dopo due anni di difficoltà e di delusioni — si legge nel « Notiziario » — i risultati economici conseguiti fra aprile e ottobre facevano prevedere « una sostanziale ripresa congiunturale » con previsioni di espansione del reddito di circa il 5% in termini reali sul '72, grazie ad un ricupero della produzione agricola e ad un importante rilancio della produzione industriale (aumento, in termini di valore aggiunto, di circa il 7% rispetto all'anno prima). Nonostante le recenti difficoltà, queste previsioni positive dovrebbero essere convalidate dai consuntivi di fine anno a fronte di altre, meno positive, riguardanti l'andamento dei prezzi e del costo della vita e la situazione dei nostri conti con l'estero, il cui disavanzo si avvicinerà ai 3000 miliardi di lire a fine '73. «La crisi petrolifera è venuta ad inserirsi, quindi, su una economia certamente in ripresa, ma gravata da vincoli severi, in presenza di strutture produttive ancora in fase di assestamento, dopo gli scossoni del triennio 1970-72. In tali condizioni le conseguenze della stretta energetica possono essere assai più pesanti per l'Italia che per gli altri partners del Mec, anch'essi colpiti dalle restrizioni, ma dotati di strutture economiche più solide e diversificate ». Mentre a medio termine, le prospettive di sviluppo dell'economia italiana sono certamente legate alla possibilità di dar vita a un nuovo modello di sviluppo fondato sulla espansione dei consumi sociali, a breve termine tali prospettive — sottolinea il « Notiziario » — « sono molto più problematiche sia per le persìstenti incertezze della situazione internazionale, sia per l'obiettiva difficoltà di creare un flusso di domanda sociale (casa, cultura, trasporti collettivi) capace di sostituirsi in tempi brevi e in forme efficaci alla probabile caduta della domanda e della produzione nei settori maggiormente danneggiati dalle minori disponibilità e dai maggiori costi dei prodotti petroliferi ». Dopo aver dedicato una parte interessante alle notizie finanziarie (ammortamento obbligazioni, assicurazione e finanziamento crediti all'esportazione, le azioni Fiat in Borsa) e alla nuova struttura organizzativa entrata in vigore il 1° novembre che « consente una migliore snellezza di funzionamento e una maggiore tempestività nelle decisioni dei quadri aziendali », il « Notiziario » esamina accuratamente i singoli settori di produzione. Per le vetture e derivati (compresa Autobianchi) le unità prodotte sono state 1.572.964 (circa 200 mila in meno del programma) e quelle vendute 1.483.500, con una diminuzione di circa l'8 per cento rispetto al '72. «Per il 1974 — prosegue il Notiziario — ove perduri la situazione attuale, prevediamo un sensibile calo delle vendite rispetto ai programmi, soprattutto nei modelli superiori, anche se riusciremo probabilmente a conquistare una maggiore partecipazione al mercato nazionale ». Ricordato come la produzione insufficiente abbia influito anche sull'andamento delle esportazioni, il « Notiziario » ricorda che, nel corso dell'anno, si è provveduto a Mirafiori al trasferimento e alla riorganizzazione di varie lavorazioni, fra cui la linea dei robots di saldatura del tipo 132 che ha raggiunto la piena capacità produttiva; all'automazione, a Rivalta, delle lavorazioni di grandi presse; alla produzione della X1'9 all'Osa Lingotto; all'ampliamento dello stabilimento di Cassino; all'avviamento della nuova linea di montaggio motori a « isole » presso lo stabilimento di Termoli (che sarà pronta in febbraio) e alla realizzazione, a Rivalta, di un analogo impianto spe¬ rimentale adibito al montaggio delle autovetture. Per i veicoli industriali, l'andamento è stato migliore con una produzione di circa 83 mila veicoli (68.500 venduti), cioè 10 mila in più dell'anno scorso. Anche le esportazioni (25 mila unità) sono migliorate del 15 per cento sul '72. Durante il 1973 è stata inoltre portata avanti la razionalizzazione delle produzioni tra le varie marche e ai veicoli leggeri e medio-leggeri Fiat-Om, presentati nell'autunno 1972, si sono affiancati i nuovi modelli medi da 11-13 tonnellate, prodotti in una vasta gamma di versioni. Gli interessi operativi del Gruppo veicoli industriali si sono poi ampliati con l'acquisizione di consistenti forniture per i continenti africano ed asiatico e l'avvio di nuove, importanti iniziative in Sud America. Accordo Anche per i trattori e le macchine movimento terra, il 1973 è stato migliore del '72, con una produzione di 55.500 trattori (+35 per cento) e 6550 (+ 18 per cento) macchine movimento terra. Per quest'ultimo settore il « Notiziario » ricorda l'accordo concluso recentemente con la statunitense « Allis Chalmers », che consentirà un sostanziale allargamento della gamma di prodotti e una accresciuta presenza su un centinaio di mercati mondiali. Il « Notiziario » passa quindi in rassegna le attività internazionali del Gruppo, svolte in 11 stabilimenti di produzione e in 18 stabilimenti di montaggio (superate le 655 mila unità con un aumento dell'8 per cento sul '72), quelle di ricerca e sviluppo (nel corso dell'anno si è provveduto al trasferimento dei laboratori centrali nella nuova sede di Orbassano ed è stata avviata la costruzione di un nuovo centro di sicurezza) e le attività diversificate che comprendono aviazione, materiale ferroviario (è stata ultimata la consegna dei treni «gran conforto» per le FS), macchine utensili, mare-sezione Grandi Motori, siderurgia (convertito in prodotti siderurgici l'equivalente di 2.240.000 tonnellate di lingotti, inferiore dello 0,4% rispetto all'anno prima) e prodotti accessori. La pubblicazione — corredata da utili grafici a colori che bene traducono gli argomenti trattati con immediatezza — si conclude con il capitolo dedicato al « Personale e relazioni sociali » dove, alla voce « Situazione sindacale », si riporta, fra l'altro, la nuova piattaforma rivendicativa aziendale presentata dalle organizzazioni dei lavoratori. Le trattative per il rinnovo del contratto integrativo, iniziate il 19 novembre all'Unione Industriale di Torino, sono tuttora in corso e la Fiat ha dichiarato la propria disponibilità a cercare valide soluzioni ai problemi sollevati dai sindacati, con il solo limite di «salvaguardare la sopravvivenza dell'azienda». Le ore perdute per scioperi dal 1° gennaio al 10 dicembre sono state oltre 10 milioni. Renzo Villare

Persone citate: Agnelli, Giovanni Agnelli