Cuneo: centinaia di giovani vittime di boss della droga di Francesco Fornari

Cuneo: centinaia di giovani vittime di boss della droga Cuneo: centinaia di giovani vittime di boss della droga Il capo della squadra mobile parla di misteriosi ("ma non troppo") finanziatori che regolano il traffico di stupefacenti - "Molti drogati si vantano, senza preoccuparsi delle conseguenze" A Limone trovare "erba" è facilissimo - Anche un bimbo di otto anni ha provato a "fumare" (Dal nostro inviato speciale) Cuneo, 14 gennaio. Cinque giovani in carcere per uso e spaccio di stupefacenti, decine di famiglie in ansia per la sorte dei loro ragazzi e un'intera città in allarme. Negli uffici della questura di Cuneo, funzionari ed inquirenti continuano nel loro paziente e sconosciuto lavoro, fatto di lunghi appostamenti, snervanti attese, interrogatori. Sul tavolo del dottor Negro, capo della Squadra mobile, un voluminoso dossier si arricchisce, un giorno dopo l'altro, di nuovi incartamenti. Sulla copertina c'è una scritta col lapis: droga. Dentro, la storia triste, avvilente, sempre uguale, di decine di giovani dediti all'uso degli stupefacenti. Oltre un centinaio i nomi: ragazzi e ragazze, studenti di quattordici anni, universitari. Figli di gente ricca, appartenenti alla società «bene», figli di piccoli industriali, professionisti, uomini politici, grossi commercianti. «E' la storia della vergogna di una città», dice il dottor Negro indicando il dossier. Quei fogli dattiloscritti, frutto di oltre diciotto mesi di lavoro, dimostrano come anche Cuneo sia rimasta contagiata da uno dei più terribili mali che mai abbiano afflitto la gioventù. Questi ragazzi, che si rovinano l'esistenza umiliando il fisico e il morale, difendono il loro vizio, la loro debolezza ricorrendo ai più triti luoghi comuni di una certa letteratura decadente arrivata fino a noi da oltre Atlantico. Oltre cento drogati accertati. Ma quanti sono i giovani cuneesi dediti a questo vizio, vittime di questa schiavitù? «/I loro numero aumenta col passare dei giorni», dice il capo della Mobile. «Purtroppo sono sempre più numerosi quelli che vogliono provare. E nella maggior parte dei casi, chi prova finisce col restarne invischiato». Nel periodo delle vacanze natalizie, parecchi studenti parteciparono a «sedute» durante le quali vennero iniziati alla droga. Di questi, alcuni sono finiti all'ospedale, attualmente sono in cura presso cliniche specializzate. Prima, però, sono passati in questo ufficio, di fronte al dottor Negro. «A tutti ho rivolto sempre la stessa domanda. Perché l'hai fatto? Ne è venuto fuori un quadro drammatico: personalità distorte, desiderio dì nuove esperienze, senso di frustrazione» ha spiegato. Per molti di loro quella era stata «la prima volta». Altri, invece, erano dei veterani. Nessuno, comunque, ha mostrato il minimo segno di rimorso, di pentimento. «Esiste in loro uno strano senso del concetto dell'onore, per cui si vantano di quel che han fatto, si sentono superiori agli altri, sono pronti a ricominciare e non si preoccupano delle conseguenze», ci ha spiegato il dottor Negro. Dagli interrogatori è emerso anche un altro aspetto assai preoccupante: Cuneo si è rivelata un importante centro del traffico di droga. «Ne era- «arno già al corrente», precisa il dottor Negro, «ma ci mancavano le prove». A Cuneo, dunque, esiste una vera organizzazione che fa capo ad alcuni misteriosi finanziatori. «Misteriosi ma fino ad un certo punto; purtroppo non basta conoscere dei nomi, avere dei sospetti. Occorrono fatti concreti e quelle persone sono furbe, troppo furbe per compromettersi. Nei pasticci finiscono sempre gli altri, i pesci piccoli». Come i cinque giovani arrestati venerdì scorso con quattrocento grammi di hashish e ventidue compresse di Lsd. Due operai, due disoccupati, uno studente. Quest'ultimo, Roberto Rubino, 22 anni, è il più importante del gruppo. Nelle sue tasche e a casa sua è stata trovata la droga. Da tempo la polizia lo teneva d'occhio. In passato si era già messo nei pasticci: arrestato in Marocco e internato in un campo di lavoro, venne salvato dal padre che pagò una cospicua somma. Viaggiava su auto lussuose, disponeva sempre di molto denaro. «Lui e la sua ragazza, una bella olandese, sono stati i principali "corrieri" della droga di quest'ultimo periodo», afferma il dottor Negro. «Poco prima del suo arresto, lo studente si era rivolto a un fabbro perché gli costruisse uno speciale doppio fondo sulla sua "Mercedes" e un altro nello scaldabagno del suo alloggio. La cosa è stata scoperta dalla polizia: l'auto però è sparita. Gl'inquirenti la ricercano dappertutto, perché "potrebbe rivelare cose molto interessanti». Si è scoperto che Rubino aveva collegamenti con alcuni personaggi che animano le notti di Limone, uno dei centri di villeggiatura della provincia di Cuneo in cui la droga si trova con molta facilità. «Da Limone sovente vengono fatte telefonate a Marsiglia e Tolone, due città note per la loro importanza in questi traffici», dice il capo della Mobile. «Fatto un controllo tramite l'Interpol, è risultato che i numeri chiamati corrispondevano a locali pubblici: bar, ristoranti. Quella è gente furba, che non corre rischi inutili». Chi telefonava? «Li conosciamo, sappiamo che in qualche modo sono coinvolti in questi traffici, ma non possiamo fare nulla. Una telefonata all'estero non costituisce reato». Rubino e la sua bella amica facevano parte di questo giro. I quattro giovani arrestati con luì rappresentavano «l'ultimo tramite del lungo viaggio della droga»: consumatori e spacciatori. Da loro si sono riforniti quegli studenti quattordicenni che hanno festeggiato le vacanze di Natale «fumando» hashish. C'era anche un. bimbo di otto anni; i medici lo hanno sottoposto a una cura disintossicante. I genitori, ancora, non riescono a darsi pace. Francesco Fornari Cuneo. Roberto Rubino, Giancarlo Pascale e Guido Ruì

Luoghi citati: Cuneo, Limone, Marocco, Marsiglia, Tolone