L'America di Charlot e di oggi

L'America di Charlot e di oggi CRONACA DEGLI SPETTACOLI ALLATELEVLSIONE L'America di Charlot e di oggi "Tempi moderni" e un documentario sui problemi degli Stati Uniti - Perché "L'Edera"? Anche di fronte a Tempi moderni, come di fronte a Luci della città, dopo esserci levati il cappello, cosa resta da fare? Niente, perché sono film su cui sono stati versati i classici fiumi d'inchiostro. Qualsiasi considerazione diventerebbe di una estrema banalità. Ricordiamo solo che la pellicola è del 1936 e che al suo apparire non mancavano critiche di frammentarismo, cioè di una struttura eccessivamente a gags non strettamente legate. La risonanza, comunque, fu mondiale benché in America il successo concreto risultasse allora assai modesto e l'accoglienza contrastante con grottesche accuse di propaganda « sovversiva ». Ripreso ripetutamente dopo la guerra in tutti i Paesi, compresa l'Italia, il film è sempre apparso divertente, mordente e poco intaccato dal tempo. Il fatto che abbia circolato a lungo, anche di recente,1 sili normali schermi, non to glie un grammo d'importanza alla riproposta televisiva di ieri. D'accordo, naturalmente, sul solito motivo dell'» angustia » del video dove qualsiasi opera cinematografica viene rimpicciolita materialmente e in un certo senso e per certi aspetti mortificata rispetto alla sua sede logica e originale: però bisogna riconoscere che ieri sera Tempi moderni è arrivato (in parecchi casi per la prima volta...) ad una quantità inverosimile di persone. Dobbiamo aggiungere che la limitatezza del teleschermo non ha impedito di gustare sequenze celebri come quelle del lavoro alla catena di montaggio, della mostruosa macchina che dà da mangiare, del corteo degli scioperanti, delle evoluzioni su pattini a rotelle, dell'esibizione nel cabaret? Sul secondo canale, anco- ra America, e diremmo an¬ — a 6 i i , cora crisi dell'America, ma si tratta di America dei nostri giorni vista da un programma curato da Raniero La Valle. Il programma si intitola (e di titolo ci pare molto indicativo) L'America che cerca e in questa prima delle quattro puntate ha offerto, nuovo per il pubblico italiano, un reportage di Frjd Wiseman: un reportage assai interessante e drammatico, girato nel «reparto emergenza » del Metropolitan Hospital di New York, con una sfilata di episodi da cui emergono paure, speranze, rancori, eccessi, tristezze, storture e problemi insiti nella piccola vita quotidiana dell'immensa città e dei suoi abitanti. Indi, a sollievo di tante miserie, Mozart con la meravigliosa sinfonia concertante K. ANH 9 per strumenti a fiato e orchestra. * ★ Domenica, esordio del romanzo L'edera sceneggiato in tre parti dal regista Giuseppe Fina: sin dall'inizio un cupo racconto di passione, di morte e di fatalità, tipico di Grazia Deledda, ambientato in una Sardegna chiusa e arcaica. Le prime impressioni sono di una recitazione colorita ma un po' troppo teatrale (Nicoletta Rizzi, Ugo Pagliai, Andrea Cala, Anna Maestri e i veterani Carlo Ninchi, Fosco Giachetti. Augusto Mastrantoni, Gina Sammarco) e una regia non priva di eleganze. Per ora, uno spettacolo volutamente solenne e tetro. Ma ne riparleremo. Piuttosto c'è da chiedersi: perché L'edera? E' semplicemente un omaggio alla memoria della Deledda o, il che potrebbe essere più plausibile, la descrizione di un'antica Sardegna tragica, superstiziosa, veramente isolata dal resto del mondo? Vivace e piacevole nel mezzo del pomeriggio il debutto della serie Attenti a quei due con Tony Curtis e Roger Moore. * * Ci sia consentito un passo indietro sino a sabato: la conclusione di « Formula 2 » non ci ha concesso spazio per parlare del film della rassegna degli « sperimenta li »: Woyzeck di Cobelli. Ecco un film che merite rebbe un'ampia discussione soprattutto fra autore e pubblico, sugli intenti polemici e politici che hanno guidato Cobelli e sulla dimensione dell'opera che sta, per dirla in parole povere, tra cinema e rappresentazione scenica. A noi è piaciuta molto l'idea di collocare la storia in una allucinante caserma-penitenziario in rovina (il carcere dell'isoletta di Ventatene) e ci è sembrato coraggiosamente appropriata la maschera disperata e animalesca del protagonista Mario Piovanelli. Un film aspro, violento, deliberatamente sgradevole e provocatorio la cui vita non dovrebbe finire in quest'unica serata tv. u. bz.