I capolavori in magazzino di Remo Lugli
I capolavori in magazzino COME DIFENDERE IL, PATRIMONIO ARTISTICO I capolavori in magazzino La Regione Toscana ha chiesto l'istituzione di una Consulta dei beni culturali (Dal nostro inviato speciale) Firenze, 14 gennaio. «Le Soprintendenze? Sono organismi superati, ottocenteschi. Ci offrono dei musei o delle biblioteche o altri istituti culturali che stanno tra il frigorifero e l'obitorio». Questo severo, drastico giudizio è del prof. Silvano Filippelli, assessore all'istruzione e allacultura della Regione Toscana. Un assessorato, questo, che si pronuncia dopo avere studiato a fondo il problema anche in riunioni alle quali hanno partecipato gli assessori alla cultura delle altre Regioni. Per sua iniziativa la Regione Toscana ha presentato al Parlamento una proposta di legge sulla «riforma dell'amministrazione dei beni culturali e naturali», proposta che è stata adottata, spiega l'assessore, anche da altre Regioni: la Lombardia, l'Emilia e Romagna, le Puglie. «Un mese e mezzo fa abbiamo avuto un incontro con il ministro per i Beni Culturali Ripamonti il quale ci ha promesso che nel suo progetto di riforma terrà conto delle nostre esigenze e di quanto noi proponiamo». Proposte al ministro Lo schema di proposta di legge della Regione Toscana prevede la istituzione della Consulta dei beni culturali composta da una ottantina di elementi che rappresentano le Regioni, gli enti locali, le organizzazioni sindacali, la vita culturale, gli organi tecnicooperativi, gli istituti culturali e sette ministeri. Questa Consulta formula proposte al ministero dei Beni Culturali per tutte le questioni riguardanti l'indirizzo generale delle attività dei musei, accademie, archivi, biblioteche, deputazioni di storia patria;approva l'or¬ dinamento e il funzionamento dei vari istituti culturali. Secondo il progetto, il ministero dei Beni Culturali assomma in sé tutte le attribuzioni ora spettanti alla presidenza del Consiglio e a diversi ministeri in materia di tutela dei beni culturali e ambientali e di coordinamento sul piano nazionale dell'attività degli istituti culturali e trasferisce alle Regioni tutte le funzioni esercitate dagli organi centrali e periferici dello Stato concernenti le biblioteche. «JVon so fino a quale misura si terrà conto di questa nostra proposta nella nuova legislazione — dice il prof. Filippelli — ma è certo che le cose non possono continuare ad andare avanti come adesso; ì musei e gli archivi devono essere mezzi di maturazione umana, devono produrre nuova cultura; e non riescono a svolgere questo compito se restano magazzini e centri storici imbalsamati». L'assessore parla genericamente, non si riferisce alle opere d'arte che si trovano a Firenze, ma indica nel suo complesso il sistema italiano di questa gestione. A suo avviso le carenze non sono tanto nelle fondamentali leggi di tutela, quanto nella organizzazione centrale e periferica: direzioni generali delle antichità e Belle arti e delle Accademie e Biblioteche presso il ministero della Pubblica Istruzione, direzione generale degli Archivi presso 11 ministero dell'Interno e le Soprintendenze regionali. Queste carenze possono cosi riassumersi: inadeguatezza numerica dei ruoli dei funzionari del personale tecnico e di custodia preposto alla tutela dei beni culturali; inade¬ guatezza del trattamento economico e di carriera offerto ai funzionari e al personale; insufficienza delle strutture didattiche che dovrebbero presiedere alla preparazione scientifica e tecnica del personale; inadeguatezza dell'attuale ordinamento che divide la tutela archeologica, artistica e ambientale in tre diversi uffici privi di collegamento reciproco (soprintendenza alle Antichità, alle Gallerie, ai Monumenti) privi di efficace contatto con gli enti locali e privi al tempo stesso di tempestivo e autorevole potere d'intervento. Decentramento «Con le nostre proposte — dice l'assessore Filippelli — vogliamo inserirci in questa situazione di stagnazione e di incertezze nella quale il nostro patrimonio culturale e naturale va rapidamente degradandosi. Ma non intendiamo la Regione come contrapposizione allo Stato, bensì come sua integrazione; in quanto la Regione è un organismo capace di adempiere a talune funzioni di tutela e valorizzazione con maggiore efficacia e maggiore aderenza ai problemi concreti e con maggior speditezza di interventi ». Nella sua critica ai musei, cosi come sono attualmente funzionanti, l'assessore cita la mancanza quasi totale di cataloghi scientifici che sono gli strumenti indispensabili per rendere usufruibili allo studio i materiali conservati; la mancanza di sale per lo studio e le conferenze. «Quando nella Galleria degli Uffizi fu inaugurato il bar, qualcuno gridò allo scandalo — dice Filippelli —. Altro che bar: dovrebbero esserci, nei musei, addirittura le mense perché potessero diventare a misura di uomo, capaci di accoglierlo e di metterlo a suo agio nello svago e nello studio. I musei devono essere gestiti socialmente, devono rappresentare un momento di confronto con l'università, la scuola, i sindacati, la vita. Per salvare il patrimonio artistico, per prima cosa bisogna responsabilizzare la gente: il popolo stesso deve sentire un rapporto più organico con questi tesori. Il museo deve essere un punto di partenza per sviluppare ulteriori interessi culturali ». In attesa che sia varata la nuova legge che deve dar corpo al ministero dei Beni Culturali, ora teorico (Ripamonti è ministro senza portafoglio), l'assessorato regionale cerca di interpretare più estesamente a favore delle Regioni il decreto delegato del gennaio '72 con il quale vennero ad esse trasferite le funzioni amministrative in materia di assistenza scolastica, musei e biblioteche di enti locali. «Se noi volessimo guardare per il sottile — afferma l'assessore — forse riusciremmo a scoprire che anche gli Uffizi, così pregnanti di storia fiorentina, sono di carattere locale. Non vogliamo arrivare a tanto, però non accettiamo che ci siano assegnati soltanto dei "museini"». Con una spesa di 56 milioni la Regione ha già dotato di impianti di sicurezza e allarme dodici musei comunali; ne sta riordinando un gruppo e provvedendo al restauro di parecchie opere. «Cosa difficile — sostiene il prof. Filippelli —.perché scarseggiano i restauratori, un'altra deficienza della quale si deve far carico all'organizzazione statale». Remo Lugli
Persone citate: Filippelli, Ripamonti, Silvano Filippelli
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