Si è ucciso con la giovane cognata stanco delle chiacchiere in paese di Piero Cerati

Si è ucciso con la giovane cognata stanco delle chiacchiere in paese Tragedia della maldicenza alla periferia di Gallarate Si è ucciso con la giovane cognata stanco delle chiacchiere in paese Il muratore (42 anni) e la sorella della moglie (31 anni) si sono gettati in un canale - L'uomo ha lasciato sul parabrezza dell'auto un biglietto: "Giuro che non ho mai toccato mia cognata, le volevo bene come ad una figlia" - La donna dice: "Confermo quanto scritto" (Dal nostro corrispondente) Gallarate, 12 gennaio. Cardano al Campo è alla periferia di Gallarate: 10.350 abitanti, seimila giunti dal Sud per cercare lavoro. Giuseppe Autera vi arrivò una decina di anni or sono: aveva con sé la moglie Margherita, il figlio Antonio e la cognata Caterina Lacovara. Era manovale, diventò muratore e riuscì a mettere qualche soldo da parte. La moglie aveva trovato impiego alla tessitura «Bonomi»; Caterina faceva la tessitrice e sperava di poter organizzare un piccolo laboratorio. Nasceva una bambina, Maria; il boom edilizio favoriva Giuseppe Autera, che acquistava una villetta in via Volturno e due auto: una 500 e una Kadett. Da Stigliano, in provincia di Matera, dov'era nato, chia- mò i suoceri: mise a loro disposizione il piano superiore della casetta, ma Caterina preferì restare con la sorella e il cognato. Forse sì era affezionata ai due bambini, che oggi hanno 9 e 15 anni; forse non voleva sottostare al padre troppo legato alle tradizioni del paese: Caterina aveva 31 anni, era ancora nubile, lavorava, che cosa faceva in casa d'un uomo che non era suo marito? «Negli ultimi mesi v'erano litigi in famiglia — raccontano i vicini — il padre rimproverava Caterina: devi tornare a vivere con noi, che ci fai là sotto? Era il vecchio che imponeva a tutti la sua volontà, come un patriarca». Non mancarono le voci maligne. Margherita Lacovara subiva le allusioni di alcune sue conoscenti quando andava a fare la spesa: «Caterina è più giovane di te, perché vuole restare con tuo marito?». Margherita tornava a casa e chiedeva a Giuseppe se era vero quello che in paese si mormorava; i dinieghi non servivano. «In casa litigavano», dicono gli amici. Ieri, Giuseppe Autera, di 42 anni, e Caterina Lacovara, di 31, si sono uccisi. Con la Bianchina (acquistata dalla donna) si sono recati lungo l'argine del canale industriale che alimenta la centrale idroelettrica di Vizzola Ticino, vicino a Gallarate, si sono tolti le scarpe e si sono gettati nell'acqua. Il corpo del muratore è stato trovato da alcuni operai contro una paratia, quello di lei è rimasto incagliato sul fondo: vigili del fuoco e carabinieri sommozzatori di Genova lo stanno cercando. Sul parabrezza della «Bianchina» è stato trovato un biglietto, scritto dall'Autera: «Sono stanco delle voci, dei sospetti: la mia situazione è insostenibile. Cara moglie, cari figli: vi giuro che non ho mai toccato mia cognata, le volevo bene come ad una figlia. La mia auto è in garage, potete ritirarla. Tu Margherita lascia il posto di lavoro e abbi cura dei bambini». Sotto queste parole, scritte di pugno e firmate da Giuseppe Autera, vi sono alcune frasi di Caterina Lacovara: «Confermo quanto è scritto su questo biglietto; lascio le mie macchine per la tessitura a mia nipote Maria». E' difficile spiegare questo dramma: il luogo dove l'auto dei due suicidi è stata ritrovata è a 500 metri dalla centrale dell'Enel, su un'alzaia che è parallela al canale industriale (nel biglietto però è chiamato «Ticino», Giuseppe Autera infatti avrebbe scritto «abbiamo deciso di gettarci nel Ticino»), ai margini d'un fitto bosco, in una zona che è percorribile soltanto ai veicoli dell'Enel e del Genio civile: nessuno poteva vedere e soccorrere i due cognati che avevano deciso di togliersi la vita perché il posto è solitario. Uno dei due o forse entrambi dovevano conoscerlo. Gli inquirenti indagano sugli ultimi momenti delle vittime. Caterina Lacovara aveva ritirato ieri mattina tutti i suoi risparmi (sembra poco più di centomila lire) da un libretto postale intestato a suo nome. Sulla «Bianchina» non sono state trovate le banconote; sull'asfalto erano soltanto le scarpe di lui e gli zoccoletti di lei: null'altro. Sul corpo dell'Autera non sono state trovate tracce di violenza e il referto del medico non lascia dubbi: morte per annegamento. Ma sino a quando il corpo della donna non sarà trovato ogni ipotesi è possibile. Giuseppe e Caterina sono vittime della maldicenza, delle voci (come accenna nel biglietto il muratore) che in paese e sul lavoro non davano più loro tregua o sono morti perché il loro amore era impossibile? «Giuseppe Autera aveva fatto tanti sacrifici per poter mettere a posto la famiglia — dicono i vicini — come muratore guadagnava bene. Negli ultimi tempi v'erano stati alcuni screzi, forse provocati dalle voci che correvano in paese, ma nulla che potesse lasciar presagire quanto è successo. Da dieci anni erano qui al Nord e avevano un modo di concepire la vita diverso da quello del vecchio Lacovara, legato a un tradizionale senso dell'onore. O forse, chissà, la vicinanza continua dì Caterina può aver fatto dimenticare a Giuseppe moglie e figli, i doveri che aveva verso di loro ». Piero Cerati Gallarate. La vedova di Giuseppe Autera, Margherita Lacovara, viene sorretta da alcuni familiari (Foto Moisio) Caterina Lacovara

Luoghi citati: Cardano Al Campo, Gallarate, Genova, Matera, Stigliano, Vizzola Ticino