La credevano malata di tumore poi si è scoperto che era incinta di Omero Marraccini

La credevano malata di tumore poi si è scoperto che era incinta Uno sconcertante caso all'ospedale di Casale La credevano malata di tumore poi si è scoperto che era incinta Il chirurgo spiega come è avvenuto l'errore - Nacque una bimba che ora ha due anni - La donna, cinquantanni, ha ritirato la denuncia presentata contro i medici che la visitarono (Dal nostro inviato speciale) Casale, 11 gennaio. Ticineto, cinque chilometri da Casale, vicolo Colli 5: un cancelletto s'apre sul vasto cortile d'una casa di campagna. Cesarina Minguzzi, 50 anni, che al nono mese di gravidanza è stata sottoposta ad un intervento chirurgico perché si temeva avesse una «massa tumorale» nell'addome, abita qui. Avanza sul lastricato attorniata da un nugolo di ragazzini. (Alcuni sono suoi figli. Ne ha avuti sei dal '53 al '71, l'ultima è stata una femmina, Irene, che ora ha due anni: è quella «scambiata» per un tumore. Non ha nulla da dire. «Proprio nulla». Grida che «nessuno allora l'ha aiutata». « Sappiamo io e Queste creature quello che abbiamo passato, e basta. Non dico altro». Ma il professor Edolo Fogliati, che praticò l'intervento ha dato delle spiegazioni, perché anche lei non dice qualcosa? «Ecco, le dia il professore le spiegazioni — esclama — io non voglio fastidi!». Eppure ha promosso una causa, contro il primario chirurgo, contro i suoi assistenti, Domenico Robotti, Dante Al¬ bano e Giovanni Casalino dell'ospedale «Santo Spirito» di Casale... Poi ha ritirato tutto. Tutto è finito in una bolla di sapone, signora, perché? E' vero che è stata indennizzata da due compagnie di assicurazione? «Io indennizzata?!», Cesarina Minguzzi sembra scandalizzarsi e ripete: «Non ho nulla da dire, non voglio dir nulla, fuori, ora debbo uscire anch'io per la spesa, fra poco arriva mio marito (un manovale edile della zona, Francesco Guglielmi 52 anni) non ho tempo da perdere. Andate, andate da Fogliati, lui sa come sono andate le cose». Eccoci, cinque minuti dopo, nell'atrio dell'ospedale di Casale. Il professor Edolo Fogliati ha appena terminato il giro delle visite in corsia. Sta parlando con alcuni conoscenti e colleghi. L'argomento è ovvio: il caso della donna incinta di 9 mesi, operata per un tumore. Il primario ha molti amici qui a Casale. Dopo venti anni a Torino, a fianco del professor A. Mario Dogliotti, da dieci esercita la professione nel Monferrato. Parla sereno della vicenda («Non c'è proprio nulla da nascondere, sono più che tranquillo di avere fatto quello che dovevo ». «Cesarina Minguzzi — dice il chirurgo — fu ricoverata presso di noi due anni fa: il quadro clinico, se non allarmante, si presentava preoccupante. Era stata in cura, fino a poco tempo prima, in una clinica di Pavia. Pensava di avere un tumore. Aveva dolori, lancinanti al basso ventre. Soggetto adiposo, metteva in evidenza una notevole tumefazione che i colleghi di Pavia avevano diagnosticato come causata da una disfunzione ipofisarica. La sua cartella clinica riferiva di una recente visita ginecologica durante la quale nulla aveva rivelato una maternità incipiente od in atto». Furono compiuti accertamenti? «Certo — prosegue il professor Fogliati — oltre ai miei assistenti, io stesso, nel periodo preparatorio, visitai la donna, con il classico, tradizionale metodo della palpazione della parte dolorante, rilevando a stento, data la massa di adipe, questo corpo, chiamiamolo pure "estraneo", o almeno così lo credevamo». E il ciclo mensile? «L'aspetto senescente del soggetto, la distrofia adiposa di origine genitale — spiega il primario — davano la esatta convinzione di trovarci di fronte ad una donna, ricordiamo che aveva già 50 anni, che poteva aver concluso il ciclo. D'altra parte la Minguzzi, che pure aveva una solida esperienza in fatto di maternità (ha sostenuto almeno sette-otto parti) non avanzò mai il sospetto di essere incinta, anzi era convinta di avere un tumore. Piangeva, si lamentava, implorava che la togliessimo da quelle sofferenze». Come avvenne l'intervento? «Direi, per la verità, come non avvenne l'intervento. Si trattò infatti soltanto di una fase preliminare — afferma il chirurgo —. La donna era in pessime condizioni fisiche, soprattutto per il suo stato di anemia. Svolgemmo gli accertamenti di laboratorio, compresa un'analisi per vedere se fosse incinta: risultò negativa. Nulla anche all'apparato digerente. Eravamo quindi certi sul fatto tumorale, forse d* natura benigna, od una cisti ovarica». Come si accorse dell'errore? «Appena ebbi aperto. Mi resi subito conto, osservando l'utero sotto la massa adiposa, di quello che c'era. Praticai un prelievo di siero amniotico ed ebbi la certezza...». E allora professore... «Allora ringraziai Dio di aver visto giusto e subito. Richiusi». Si poteva mentire? «La deontologia professionale, venti anni con Dogliotti non me lo avrebbero mai perdonato — dice con commozione Fogliati —. Richiusi. La soluzione sarebbe stata anche troppo facile, ma io ho il coraggio di guardare in faccia la verità. Sapevo di avere sbagliato, ma non in modo da danneggiare chi si era affidato alla mia mano. Avevo agito in buona fede, date le circo\ stanze. Avvertii subito l'oste¬ trico. Cinque giorni dopo nacque la bambina, una benedizione, non le sembra, considerando che eravamo andati in cerca di un tumore». Ma poi, allora, perché la causa? Il professor Fogliati, di questo capitolo, che non riguarda più, se non indirettamente, la sua veste professionale, non ama parlare. «Lasciamo perdere, ora che tutto è finito bene. Quella bimba, l'ho vista, è bellissima». Omero Marraccini Casale. Cesarina Gulmini con la figlia Irene (Moisio)

Luoghi citati: Casale, Edolo, Monferrato, Pavia, Ticineto, Torino