La visita di Yamani a Roma di Sandro Viola

La visita di Yamani a Roma La visita di Yamani a Roma (Segue dalla V pagina) affrontare operazioni tanto delicate? Con un embargo che ormai esiste solo sulla carta, la missione dello sceicco Yamani e del signor Abdelsalem ha insomma perso gran parte dei suoi contenuti politici. Di Israele, e del nostro atteggiamento sul conflitto araboisraeliano, i due emissari arabi e gli uomini di governo italiani parleranno quasi soltanto di sfuggita. Ma ciò non significa che non vi siano altri motivi per rendere interessanti le conversazioni di questi due giorni. Com'è risultato chiaramente dalla riunione di Ginevra dell'Opec, uno dei pochi punti d'incontro tra i Paesi del cartello petrolifero è l'intenzione di opporsi al progetto americano d'un confronto «globale» tra produttori e consumatori. Ventilando la possibilità d'un inserimento dell'Italia nella lista degli «amici», illustrando la serie degli accordi bilaterali che Francia, Inghilterra e Belgio hanno concluso coi Paesi del Golfo, Yamani chiederà probabilmente al nostro governo di percorrere la stessa strada dell'accordo a due, piuttosto che sostenere la posizione di Washington. Sullo sfondo delle paure di ottobre e dello sfaldarsi di tante solidarietà occidentali, questa potrebbe essere, tutto sommato, la vera conclusione della visita dei due emissari arabi a Roma. La cosa certa è che la sensazione d'aver perduto tempo, d'una stasi durata fin troppo, si sta facendo strada nel governo. Si spiega così l'improvviso profilarsi di varie iniziative. Il consigliere diplomatico del Presidente della Repubblica, Federico Sensi, è partito oggi per l'Arabia Saudita. Si parla, intanto, d'una riunione dei nostri ambasciatori in Medio Oriente che dovrebbe svolgersi sempre in Arabia Saudita, a Gedda, presieduta dal ministro Moro. Fatti dai quali è difficile dire cosa potrà venir fuori, ma che certo sono meglio del niente. Un esempio del «niente» è il fatto che a Kuwait, mentre durava l'inchiesta congiunta tra ministero degli Interni locale e Organizzazione della liberazione della Palestina sui cinque terroristi di Fiumicino, il nostro ambasciatore fosse assente. E che nessuno gli avesse chiesto di riprendere il suo posto, o avesse pensato all'invio d'un altro funzionario diplomatico che prendesse il posto del cancelliere il quale ha rappresentato il nostro governo in quel delicato frangente. Sandro Viola

Persone citate: Federico Sensi, Yamani