Parigi chiede un aumento per il prezzo della carne di Renato Proni

Parigi chiede un aumento per il prezzo della carne Lunedì alla Cee i ministri dell'Agricoltura Parigi chiede un aumento per il prezzo della carne Il rincaro, secondo i francesi, dovrebbe essere del 10%: probabile accordo sul 7% - L'Italia chiede un adeguamento della "lira verde" (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 8 gennaio. Il prezzo della carne bovina è destinato ad aumentare in Europa se il Consiglio dei ministri della Cee approverà la richiesta della Francia dì aumentare il prezzo d'orientamento all'ingrosso della stessa. Lunedì contemporaneamente al Consiglio degli Esteri che deve decìdere sull'entità del fondo regionale e sul piano petrolifero comune, sì riunirà in seduta speciale, su sollecitazione del francesi appoggiati da italiani e irlandesi, il Consiglio dei ministri dell'Agricoltura per prendere una decisione in proposito. L'Italia ha anche chiesto un adeguamento della lira agricola al valore reale della nostra moneta, cioè il riconoscimento di un'ulteriore svalutazione in sede comunitaria della <dira verde» di quasi l'8 per cento, dopo il 7 per cento concesso circa due mesi fa. L'iniziativa francese per aumentare il prezzo d'orienta¬ mento delle carni bovine (e di conseguenza il prezzo d'intervento comunitario, che ha un effetto in parte automatico e in parte psicologico sul rialzo dei prezzi dell'ingrosso e quindi al dettaglio) è motivata dal fatto che il prezzo percepito dai produttori di carne (non quello nei negozi) è andato calando negli ultimi mesi. Nel gennaio del 1973, il prezzo di mercato delle carni bovine era di 93 unità di conto (ogni unità di conto è pari a 625 lire) per cento chili. Oggi quello medio della Comunità si aggira attorno al livello del prezzo di orientamento, che è di 86,2 unità di conto per 100 chili. In alcuni Paesi il prezzo di mercato è inferiore a quello d'intervento, che è pari al 93 per cento di quello di orientamento. Il risultato per la massaia di tutti questi complicati meccanismi comunitari è che il costo della bistecca sicuramente salirà. La Francia chiede inoltre il blocco alle importazioni nei Paesi comunitari di carne bovina che in passato hanno avuto un effetto calmieratore ed hanno permesso di fare fronte allo stato di penuria. La commissione europea si riunisce domani per esaminare la situazione con Pierre Lardinois, commissario per l'agricoltura. Per i consumatori italiani la situazione si farà sempre più difficile. Pur tenendo presenti gli interessi dei nostri produttori (che vanno incoraggiati anche per evitare forti squilibri nella bilancia commerciale) si deve far notare che oggi il prezzo di mercato della carne bovina all'ingrosso nel nostro Paese è di 92,130 unità di conto per cento chili vivi, il più alto di tutti i Paesi della Cee. In Danimarca, per esempio, è di 74,891 unità di conto. Il prezzo di mercato delle carni bovine in Italia è quindi già più alto di quello di orientamento della Cee. Eppure quasi certamente avremo un ulteriore aumento, se la richiesta francese, che non è affatto malvista da Ferrari Aggradi, ministro dell'Agricoltura italiano, sarà approvata, ci me probabilmente avverrà. L'anno per i consumatori della Cee, quindi, comincia molto male. L'aumento dei prezzi dei generi alimentari potrebbe infatti divenire generalizzato, ma la politica agricola della Cee, come fu formulato a suo tempo per favorire soprattutto i francesi, ha sempre mirato a prezzi alti a vantaggio dei produttori. Per quanto riguarda la carne bovina, la Francia chiede un aumento del prezzo di orientamento del 10 per cento. Può darsi che ci si accordi su un aumento del 7 per cento. In ogni caso, la richiesta francese acquisterà un significato politico, perché l'Inghilterra (già critica della politica comune) la collegherà senz'altro all'approvazione dì un cospicuo fondo per le regioni depresse europee, che doveva entrare in funzione il primo gennaio. Renato Proni

Persone citate: Pierre Lardinois

Luoghi citati: Bruxelles, Danimarca, Europa, Francia, Italia, Parigi