Ruspe sotto lo Stelvio

Ruspe sotto lo Stelvio GLI SPECULATORI NELLA CONCA DI BORMIO Ruspe sotto lo Stelvio Solo i Comuni interessati possono impedire rovinose e svantaggiose lottizzazioni (Dal nostro inviato speciale) Bormio, 8 gennaio. Grandi manovre della speculazione edilizia nella dolce conca di Bormio, sotto le cime e i ghiacciai che dividono il parco svizzero dell'Engadina dal Parco nazionale dello Stelvio. Uno dei più sereni angoli delle Alpi, dove il turismo estivo e invernale è arricchito dall'attrazione delle terme, sta per essere aggredito e trasformato in una copia delle sottocittà di montagna, come Bardonecchia. Il riferimento non è casuale. A Bormio provocano allarme le frequenti tavolate di personaggi legati alle imprese della « mafia dell'edilizia » nell'Alta Valle di Susa. Sono numerosi, assidui; hanno l'aria da padroni. La loro presenza preoccupa molto in vista di quanto sta per accadere nel Consiglio comunale di Valdidentro, convocato 1*11 gennaio per dare il suo consenso a una gigantesca operazione immobiliare. I consiglieri comunali di Valdidentro (a due passi da Bormio, sulla strada per Livi gno), hanno ricevuto un foglio che elenca all'ordine del giorno dodici punti di scarso o nullo interesse e nasconde nel verso, forse per pura dimenticanza, il tredicesimo: esame e approvazione (l'ipotesi del rifiuto non è contemplata) della convenzione con la società « Bagni di Bormio ». Questa società, che per sua natura dovrebbe occuparsi delle terme, è diventata una finanziaria immobiliare. Propone al Comune di approvare il suo progetto, per un totale di oltre 150 mila metri cubi su prati, parchi, boschi di larici e di abeti (una nuova cittadina di 3000 abitanti), prima che il Comune stesso adotti il piano regolatore allo studio. La lottizzazione sarebbe in contrasto con le leggi urbanistiche, con le buone regole per l'uso del territorio, con gli interessi della collettività. Ecco il colpo di mano: approviamola subito, alla chetichella, e dopo aver compiuto il misfatto adottiamo un bel piano regolatore. C'è soltanto da sperare che gli amministratori e i consiglieri comunali di Valdidentro, tutta gente onesta e con la testa sulle spalle, non si prestino al gioco. La zona presa di mira, fra la strada dello Stelvio e la statale per Livigno, è definita « rurale-boschiva » nel vecchio strumento urbanistico di Valdidentro, un piano di fabbricazione adottato nel 1963 e superato dalla leggeponte. Da « rurale-boschiva » a « residenziale » la differenza è grande, ma il progetto supera con disinvoltura, l'ostacolo e prevede ville, condomini, ristrutturazioni di vecchi edifici, anche un corposo residence di 10 mila metri cubi nel punto più bello del Parco secolare, vasto 34 ettari (lo frequentano ancora gli ermellini) che fa corona al nobile albergo ottocentesco « Bagni Nuovi ». Lo stesso albergo verrebbe in parte demolito, con la piscina e gli altri impianti per le cure termali oggi in funzione. L'ondata di cemento, che ridurrebbe attività oggi fiorenti (un nuovo stabilimento termale è previsto ai margini della lottizzazione, ma il pro¬ getto suscita diffidenza e riserve), si aggiungerebbe alle case-piramide già affastellate verso Curvalta, alle lottizzazioni scandalose dei pianori attorno alla chiesetta di S. Gallo, agli eccessi di « Bormio 2000 », agli insediamenti abusivi di Oga, la frazione montana che prepara 200 mila metri cubi di ville e condomini di fronte alla Valfurva e allo Zebrù. Mentre si parla tanto di nuovi modelli di sviluppo, di riduzione degli sprechi, di miglior uso delle risorse, a Valdidentro si destinerebbero miliardi, pare una decina, per devastare una parte preziosa dell'ambiente naturale e tirar su « seconde case » con beneficio dei soli speculatori. La gran fretta è comprensibile: nella zona si costruisce per 130 mila lire il metro quadro e si vende a prezzi folli, dalle 300 alle 450 mila lire. Il gioco può riuscire finché non c'è un piano regolatore, finché la Regione Lombardia non interviene. Ma sul posto qualcuno ha avvertito la gravità della minaccia. L'associazione « Amici di Bormio e dell'Alta Valtellina » ha denunciato pubblicamente le insidie. Sintetizzo quanto mi hanno detto gli « Amici di Bormio ». Anzitutto la convenzione fra la società e il Comune di Valdidentro tocca una zona ancora da pianificare, adottando un indice di fabbricabilità arbitrario, dieci volte superiore allo 0,03 consentito dalla legge-ponte. Frima di esaminare la convenzione il Comune adotti il piano regolatore. I vantaggi fatti balenare dalla società sono illusori: l'offerta di 300 milioni alle casse comunali è inferiore a quanto dovuto per le spese di urbanizzazione; la cessione al Comune delle strade esistenti e di una parte del parco che circonda l'albergo non farebbe che addossare alla collettività il peso della gestione, conservando una parte di verde pubblico al servizio dell'area lottizzata. Illusori anche i 400 posti di lavoro messi sulla carta, perché il ridimensionamento dell'albergo e delle attività termali ridurrebbe l'occupazione. Gli « Amici di Bormio e dell'Alta Valtellina » insistono sull'importanza del termalismo, per un razionale uso delle risorse naturali e come integrazione del turismo invernale. La giunta comunale di Bormio è d'accordo. Ha deliberato di invitare tutti i Comuni del mandamento, compreso quello di Valdidentro, a unirsi per acquistare il pacchetto di maggioranza della società « Bagni di Bormio » e sviluppare assieme le attività termali, adottando una politica urbanistica e turistica su scala comprensoriale. In pratica i Comuni si sostituirebbero ai lottizzatori entro un piano unico, aprendo un dibattito con le popolazioni per stabilire quali siano le iniziative più convenienti. L'alternativa al « colpo di mano » è seria. L'Alta Valtellina potrebbe dare un esempio importante in questa fase di ripensamento sui reali interessi delle popolazioni montane. Mario Fazio

Persone citate: Mario Fazio