Pensioni: vicino l'accordo dopo le lunghe polemiche di Luca Giurato

Pensioni: vicino l'accordo dopo le lunghe polemiche Forse oggi l'intesa tra i quattro partiti Pensioni: vicino l'accordo dopo le lunghe polemiche Per l'invalidità, Bertoldi avrebbe proposto di lasciare le cose come stanno per chi già riceve la pensione e d'introdurre regole molto rigorose per chi dovrà riceverla in futuro - Ci sono ancora alcuni contrasti sulla riscossione unificata dei contributi dell'Inps: forse potrebbe essere incaricata una nuova superfinanziarìa pubblica (Nostro servizio particolare) Roma, 8 gennaio. Dopo la dura requisitoria del ministro del Tesoro La Malfa sulle pensioni di invalidità, si registra oggi, anche se non in modo ufficiale, un irrigidimento del ministro del Lavoro Bertoldi sulla riscossione unificata dei contributi attraverso l'Inps. Sempre più si ha l'impressione che l'accordo sulle pensioni — tra stanotte e domani — verrà trovato a livello di « leaders », nonostante l'impegno degli esperti del centro-sinistra, che stasera si sono nuovamente riuniti al ministero del Lavoro. Lo hanno ammesso, sia pure in modo Indiretto, anche i protagonisti del « piccolo vertice », autorevolissimi esperti di problemi tecnici, ma «portavoce» dei rispettivi segretari per quanto riguarda le questioni politiche. «Naturalmente io non voglio rompere, ma anche se lo volessi non lo farei, perché domani potrei essere subito smentito », ha ammesso l'on. Zanibelli, uno dei «plenipotenziari » della de. « Per me la richiesta di La Malfa di regolare le pensioni di invalidità è irrinunciabile », ha detto l'esperto repubblicano, Del Pennino. Per le pensioni di invalidità, l'intervento del ministro del Tesoro era atteso, ma non in termini tanto duri. La Malfa ha chiamato in causa, senza mezzi termini, sia il ministro del Lavoro («La riforma premia i furbi e penalizza coloro che onestamente concorrono all'incremento della ricchezza nazionale») sia la Cgil (.«Alla pensione accedono anche coloro che possono svolgere, o addirittura svolgono, un'attività lavorativa »). Bertoldi ha replicato stasera a tarda ora. «La situazione delle pensioni di invalidità l'abbiamo ereditata dai precedenti governi e solo in parte trova spiegazione nei fenomeni deteriori del clientelismo — precisa una nota del ministero del Lavoro —; la ragione vera è che la pensione di invalidità è nel Mezzogiorno diventata l'unico modo per permettere di usufruire di un minimo di reddito a. coloro che non hanno altre fonti di sussistenza». « Siamo d'accordo di riesaminare tutto il problema dell'invalidità con i sindacati ». (Quest'ultimo periodo è stato però cancellato per un ripensamento del ministro). La Cgil, che venerdì scorso aveva aperto la polemica, risponderà domani su l'Unità con una nota dell'« ufficio riforme e previdenza». Il testo della nota non è stato reso noto, ma siamo in grado di anticiparne i punti principali: « 1) al 31 dicembre 1972 i pensionati di invalidità in età superiore al pensionamento per vecchiaia erano 2 milioni 767.358, pari al 70 per cento di tutti i pensionati di invalidità. Quindi, oggi, sarebbero comunque in pensio¬ ne ed è inutile continuare a parlare di pensioni di invalidità; «2) nel '68, di fronte a 23 mila pensioni di veccliiaia dei coltivatori diretti, sono state erogate ben 174 mila pensioni di invalidità; questo, perché i contadini vanno in pensione a 65 anni, 5 anni, per esempio, dopo gli operai. La Cgil ha chiesto e chiede che anche i contadini vadano in pensione a 60 anni; «3) il rapporto tra pensioni di invalidità e pensioni di vecchiaia è normale in quattro regioni del Nord (Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d'Aosta), dove vive il 30,6 per cento della popolazione attiva e dove risiede il 32,6 per cento di tutti i pensionati. In tutte le regioni del Sud, invece, dove vive il 30,2 per cento della popolazione attiva, lisiede il 28,5 per cento di tutti i pensionati ». Quindi — spiegano alla Cgil — sono meno i pensionati nei Sud che nel Nord in rapporto alla popolazione at¬ tiva e questo significa che nel Meridione, contrariamente a quello che dice il ministro del Tesoro, è difficile avere la pensione per carenza di versamenti di contributi. Con queste tre precisazioni la Cgil è convinta di «far cadere completamente lo scandalo sollevato da La Malfa». Ieri, il ministro del Tesoro aveva sostenuto tesi completamente opposte a quelle del sindacato, denunciando, in modo puntiglioso e documentatissimo, una ve¬ ra e propria « fabbrica di invalidi ». Su quest'ultimo punto, le tesi di Bertoldi sono più vicine a quelle di La Malfa che a quelle della Cgil e infatti una delle ipotesi di compromesso che il ministro del Lavoro avrebbe avanzato per rimuovere l'ostacolo è di lasciare le cose come stanno per chi già riceve le pensioni; di introdurre invece una regolamentazione molto severa e rigorosa per chi dovrà riceverla dopo il 1" gennaio '74. Pur non avanzando nessuna ipotesi di compromesso, stasera il de Zanibelli era abbastanza ottimista. «La riunione di oggi sarà quella conclusiva? ». « Si sta discutendo e c'è la volontà di arrivare a un accordo. Non è da escludere, tuttavia, che la riunione possa proseguire anche domani». Gli esperti (e i loro leader) devono mettersi d'accordo anche sulla riscossione unificata dei contributi attraverso l'Inps, che per Bertoldi è irrinunciabile. In alternativa (non si sa quanto rigida) alle tesi del ministro, i plenipotenziari democristiani Zanibelli e Vittorino Colombo avrebbero proposto la costituzione di una « super-finanziaria pubblica » destinata, dal 1° luglio '75, a gestire al posto dell'Inps la somma di 8 mila miliardi l'anno. A questa proposta si oppone la componente socialista della Cgil, mentre il gruppo di minoranza della Cisl l'ha accolta con favore. Luca Giurato

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