Il rilancio dell'uranio per la crisi del petrolio

Il rilancio dell'uranio per la crisi del petrolio Sarà nucleare Penergia di domani Il rilancio dell'uranio per la crisi del petrolio I grandi programmi elettronucleari dell'Enel confermano la nuova tendenza in campo energetico - I progetti per reattori autofertilizzanti a neutroni veloci - Le dichiarazioni del presidente Angelini (Dal nostro inviato speciale) Roma, 7 gennaio. E' probabile che domani il mondo occidentale ringrazierà i Paesi arabi che, rendendo caro e minacciando di rendere anche «raro» il petrolio, hanno dato un'opportuna sferzata ai programmi di sfruttamento su scala industriale dell'energia nucleare, proprio nel momento in cui questi programmi si stavano impigrendo. A chi crede nel fatalismo storico, dove c'è poco posto per le coincidenze, crisi del petrolio e rilancio dell'uranio possono anche costituire un logico sviluppo dei tempi, ma non c'è dubbio che in coloro cui spetta allargare 0 stringere i cordoni della borsa, la possibilità di una drammatica recessione economica «per mancanza di energia» ha fatto disperdere ogni esitazione. Nell'intervista con il presidente dell'Enel, ingegner Arnaldo M. Angelini, che questo giornale ha pubblicato sabato scorso, 5 gennaio, si è già fatto un accenno ai programmi nucleari dell'ente nazionale elettrico, per «un avvenire neppure molto lontano » (e in attesa del quale si sta tornando, per ora., al carbone). Oggi si può aggiungere che quei programmi sono importanti non solo perché comportano il passaggio da un combustibile a un altro — in questo caso, dall'energia prodotta da un milione di tonnellate di olio combustibile a quella ottenuta con una sola tonnellata dì uranio — ma perché significano la liberazione dalla dipendenza da altri Paesi per l'approvvigionamento, quindi da eventuali «ricatti» per l'occupazione e la vita stessa di milioni di lavoratori. Si tratta di recuperare il tempo perduto, non solo dall'Europa, ma anche e soprattutto dagli Stati Uniti. Forse sarà una «notizia» per molti il fatto che gli Stati Uniti oggi sono più indietro del nostro continente sul cammino da percorrere per passare dagli odierni reattori nucleari alla nuova generazione di reattori auto-fertilizzanti a neutroni veloci. Si è già detto che l'importanza di questa nuova generazione non è solo scientifica, anzi è più economica che scientifica. Si tratta, infatti, di costruire impianti che producono energia elettrica praticamente gratis, e in quantità illimitata, sfruttando quell'uranio «povero» che oggi costituisce lo scarto delle centrali nucleari. Come mi faceva osservare l'altro giorno il presidente dell'Enel, con 1 reattori veloci si tornerà praticamente alle origini dell'energia elettrica, cioè a quella prodotta con la forza dell'acqua, che costa poco o niente come «combustibile», ma che ha il suo costo solo nel valore degli impianti da ammortizzare e in una limitata spesa di esercizio. Gli Stati Uniti erano partiti per primi, anche in questo campo, costruendo sulle rive del lago Michigan una centrale equipaggiata con un reattore veloce e dedicata ad Enrico Fermi, in omaggio al fatto che lo scienziato italiano fin dal 1944 si era pronunciato, «in termini antiveggenti», dice Angelini, in materia dì reattori auto-fertilizzanti a neutroni veloci, cioè di quegli impianti che producono, con temporaneamente all'energia, una maggiore quantità di combustibile, cioè di pluto nio, di quanta ne consumino Ne consegue che, mentre i reattori nucleari in funzione oggi riescono a sfruttare poco più dell'I per cento dell'energia contenuta nell'uranio naturale, i «reattori autofertilizzanti veloci», nei quali i neutroni agiscono ad una maggiore velocità, potranno utilizzare fino al 70 per cento dell'energia nucleare, cioè produrre con la stessa quantità d'uranio una quantità di energia settanta volte maggiore. Inoltre, ed è qui il più prezioso «segreto» di questi reattori nucleari del futuro, non avrà più importanza la maggiore o minore « ricchezza » dell'uranio. Il loro combustibile, infatti, potrà essere anche l'uranio povero, non arricchito, addirittura quello già sfruttato dalle centrali nucleari odierne, e che, al momento giusto, anche l'Italia avrà disponibile in quantità praticamente illimitata, senza dover dipendere dall'estero né pesare per neppure un dollaro sulla bilancia commerciale. Il reattore Enrico Fermi fu «fermato» negli Stati Uniti, quando si ritenne che avesse dato il suo contributo alla ricerca e allo sviluppo in questo campo. Ora lo stesso Nixon ha annunciato un grosso programma, considerato prioritario, di reattori auto-fertilizzanti a neutroni veloci; è facile prevedere che, una volta avviato, potrà far recuperare agli Stati Uniti il tempo perduto. In Europa, oltre all'accordo italo-franco-tedesco annunciato la settimana scorsa, è in avanzata costruzione un reattore sperimentale di questo tipo in Gran Bretagna, nell'estremo nord della Scozia, mentre è tutt'altro da escludere una prossima partecipazione inglese agli accordi «europei». Il Giappone non s'interessa meno dell'Europa a questi reattori del futuro, e un impianto del genere si sta realizzando nell'Unione Sovietica, a quanto pare anche con lo scopo di desalinizzare. I tempi del programma europeo, per ora italo-franco- tedesco, sono già fissati. Entro quest'anno, al massimo nei primi mesi del 1975, partirà la costruzione della prima grande centrale a neutroni veloci, che avrà una potenza di 1 milione 200.000 chilowatt e sorgerà in Francia. Quest'anno di apparente ritardo sarà sfruttato per utilizzare risultati del reattore sperimentale «Phoenix» da 250.000 chilo watt, entrato recentemente in funzione in Francia. La prima, grande centrale, richiederà da cinque a sei anni, e si arriva così al 1980-1981. Poi si dovranno superare le prove tecniche e di affidabilità di esercizio, curare quelle che Angelini chiama le «malattie dell'infanzia». Se tutto va bene — e non c'è motivo per dubitarne, una volta assicurati i necessari finanziamenti, proprio per t quali bisognerà dire «grazie, arabi» — entro dieci anni potranno essere posti in cantiere i primi grandi impianti autofertilizzanti a neutroni veloci, ed entro il prossimo decennio, cioè prima della fine degli Anni Ottanta, ottenere da essi la «nuova energia». Ovviamente, i tempi indicati per la centrale francese saranno quelli della centrale tedesca, «Schnell Natrium Reaktor», pure di una potenza superiore al milione di chilowatt, contemplata nell'accordo itali-franco-tedesco, al quale l'Enel partecipa per un terzo. Mario Salvatorelli Arnaldo M. Angelini (Tel.)

Persone citate: Angelini, Enrico Fermi, Mario Salvatorelli Arnaldo, Nixon, Schnell