E' stata evitata un'altra strage nel paese Calabro Per oggi era fissato II "regolamento dei conti" di Piero Cerati

E' stata evitata un'altra strage nel paese Calabro Per oggi era fissato II "regolamento dei conti" C'era un arsenale d'armi nelle abitazioni delle famiglie della faida E' stata evitata un'altra strage nel paese Calabro Per oggi era fissato II "regolamento dei conti" Un uomo, che cercava di nascondere una "Ceretta", arrestato - Fermato uno dei componenti del clan Randazzo, indiziato di omicidio - Condannato a nove mesi (resterà in carcere) uno dei giovani che tentò di entrare armato di pistola nell'ospedale di Catanzaro (per vendicare il padre?) - I carabinieri, con cani poliziotti ed elicotteri, non danno tregua ai fuggiaschi rifugiatisi sulla montagna (Dal nostro inviato speciale) Catanzaro, 5 gennaio. Forse è stata evitata un'altra strage a Guardavalle: i Randazzo e i Tedesco avrebbero dovuto affrontarsi domani, giorno di festa, sulla piazza del paese per un «regolamento definitivo». E' quanto lascia supporre il sequestro di pistole e fucili nelle abitazioni dei due «clan» (tra le altre, una rivoltella «P.38» e una «Steyr»), l'arresto di Giuseppe Gallace, che cercava di nascondere una «Beretta» calibro 7,65 col numero di matricola limato, e il fermo di Rocco Vetrano, indiziato per concorso in omicidio con Nunziato Randazzo, ormai introvabile, dopo l'eccidio compiuto il 2 gennaio. Giuseppe Gallace, 45 anni, è il padre del tredicenne Rocco, ucciso da Nunziato Randazzo a colpi di lupara in un ovile. L'uomo vide il fig'io cadere sotto i panettoni e giurò vendetta. Disse infatti: «Rocco è morto per salvare me; voleva seguire i movimenti di Randazzo per avvertirmi». Il Vetrano, invece, avrebbe accompagnato in motoretta e protetto alle spalle con la doppietta spianata il «capo» del suo clan, Nunziato, durante gli omicidi del tredicenne, di Agazio Samà e di Nicola Tedesco. Due testimoni l'avrebbero visto, e le loro deposizioni sono nei documenti dei carabinieri e della squadra mobile. Le armi trovate nelle abitazioni delle due famiglie rivali (i fucili sono tutti calibro 12 e 16, in casa di Nunziato Randazzo sono state trovate anche 81 cartucce), lasciano supporre che la faida dovesse continuare domani. Il questore, Giovanni Coppola, è intervenuto al primo, concreto sospetto, revocando tutti i permessi per porto di armi e ordinando, col consenso della magistratura, le perquisizioni. A Catanzaro, oggi si è svolto il primo processo per la strage di Capodanno in piazza Immacolata e nella campagna di Guardavalle. Andrea Tedesco, 26 anni, è comparso di fronte al pretore capo De Grazia: è stato condannato a nove mesi per porto d'arma abusivo, con l'aggravante del reato commesso «dov'era concorso di persone». Andrea Tedesco, la sera del 2 gennaio, si era presentato con tre amici all'ospedale «Pio X» di Catanzaro, dove erano ricoverati suo padre, Nicola, (morto per le ferite il giorno dopo), Raffaele Vetrano, Vito Samà e Francesco Randazzo. Sul portone erano stati fermati dal maresciallo Giovanni Spadaro, della squadra mobile: «Siete armati?», aveva chiesto il sottufficiale. «No», era stata la risposta. I quattro erano entrati, ma nel corridoio del centro trasfusionale, Giovanni Spadaro li aveva di nuovo bloccati: «Dobbiamo perquisirvi». Andrea Tedesco aveva alzato le braccia, gli altri tre erano fuggiti (tra loro è un certo Leuzzi, armato di una pistola «44 Magnum»): il giovane aveva, nascosta sull'inguine, una «Smith Wesson» calibro 38, canna lunga, a tamburo. L'avvocato difensore. Salvatore Grenci, in aula ha detto che il Tedesco portava l'arma per un'eventuale difesa, «per affrontare una situazione di pericolo che poteva sorgere data la presenza nell'ospedale dei parenti della famiglia nemica. Il giovane voleva soltanto recarsi a visitare il padre, ormai in fin di vita». Il palazzo di giustizia a Catanzaro era presidiato dai carabinieri. Andrea Tedesco è giunto ammanettato dal carcere di Squillace; aveva gli occhi arrossati dal pianto: pochi minuti prima gli era stata rivelata la morte "del padre. Manette ai polsi, barba e basette lunghe, ha alzato le braccia sul volto quando sono scattati i flashes dei fotografi. Ha tentato anche una reazione, ma il pretore. De Grazia, gli ha detto: «Si ricordi che lei è un imputato», e Tedesco è tornato calmo. «Tedesco — ha poi detto il magistrato rivolgendosi all'imputato —, lei è un ragazzo, si ricordi che la giustizia privata si chiama vendetta e non è ammessa. Io ho fiducia nelle istituzioni e negli uomini, la speranza mi sorregge in questo compito ed è con simi. le disposizione di animo che oggi lei è giudicato». Dopo la sentenza, Andrea Tedesco è tornato in carcere; il capo della «Mobile», dottor Raffaele Gallucci, ha tirato un-sospiro di sollievo: ha gli uomini impegnati a Guardavalle (in borghese, con autocivetta), deve controllare i movimenti di Vito Samà, Raffaele Vetrano e Francesco Randazzo, dimessi oggi dall'ospedale dì Catanzaro, dove erano ricoverati per le ferite riportate nella faida (appartengono tutti al medesimo clan) e tornati in paese; ha sotto sorveglianza Angelo La Barbera, Vincenzo e Filippo Rimi, che hanno assistito al processo in cui erano imputati per le imprese mafiose accadute a Palermo negli Anni Sessanta (tutti hanno avuto una forte diminuzione di pena). La Barbera ha ottenuto di fermarsi nel capoluogo calabrese (è al soggiorno obbligato di Linosa) per ima visita medica. I carabinieri sembrano fiduciosi nelle trattative segrete che i familiari starebbero conducendo con i quattro fuggiaschi: Nunziato Randazzo, Agazio e Vincenzo Gallace, Nicola Tedesco. «Se i servizi disposti si concludono favorevolmente, se certi contatti avvengono — spiega il maggiore Acquafresca, comandante del Nucleo investigativo — fra tre, quattro giorni i latitanti potrebbero costituirsi. Le battute in tuta mimetica sono indispensabili per creare in loro l'assillo della cattura, per impedire che riposino: sono un tormento psicologico continuo. In montagna è piovuto, fa freddò: è questo il momento della stanchezza, dei ripen¬ samenti. Una parola detta in modo giusto, dalla persona giusta, potrebbe indurli alla resa». Sembra che l'«uomo giusto» possa essere Francesco Randazzo, fratello di Nunziato, considerato il più pericoloso dei quattro fuggiaschi. Ma, secondo un'informazione riservata, i Gallace e il Tedesco non sarebbero più in Calabria. Piero Cerati Catanzaro. Andrea Tedesco dopo la sentenza (Telefoto Ap)