RITORNO NELL'URSS di Alberto Ronchey

RITORNO NELL'URSS RITORNO NELL'URSS Compagno Sacharov e compagna Scienza (Dal nostro inviato speciale) Mosca, gennaio. Si dice « l'accademico » per intendere Sacharov: « Quei due » per Sacharov e Solzenicyn. Hanno più seguaci di quanti la polizia politica voglia ammettere. In provincia è facile raccogliere allusioni simili a questa: « A Mosca non sanno che nelle città lontane non abbiamo nulla, davvero nulla se non l'eco di qualche notizia, e le notizie oggi vengono" da quei due ». Le accuse rivolte anzitutto a Sacharov, anche deformando le sue opinioni, ottengono il solo effetto d'accrescerne la fama, mentre il « Samizdat » diffonde i testi integrali di lettere, interviste, appelli dello scienziato dissidente. Il caso di Andrej Dmitrevic Sacharov non è semplice per i servizi di vigilanza; con lui non pochi scienziati sono scesi nel campo dei dissidenti, e Vintelligencija scientifica ha da mezzo secolo un prestigio di gran lunga maggiore che la letteratura, inquieta e discorde, sospetta di nigilism, discutibile e controversa. Il giudizio su Agosto 1914 di Solzenicyn o sul Dottor Zhivago di Pasternak, per non dire dei minori, è sempre opinabile; ma chi vorrà discutere sui lavori del « Premio Stalin » e « Ordine di Lenin » Andrej Sacharov nel campo della radiazione cosmica, della fisica dei gas ionizzati, della fusione termonucleare? La gran parte delle opere compiute da lui, come si dice qui, non è « classificata », è segreta, riguarda la bomba sovietica all'idrogeno; e negli ultimi anni Sacharov ha lavorato per un'invenzione pacifica, l'apparato detto « Tokamak » per la fusione nucleare controllata e la produzione d'energia elettrica. Per la prima volta, con Sacharov è coinvolta nel dissenso la « compagna Scienza »; e questo è il mito supremo dell'Urss. Da cinquantasei anni si ripete che se un tempo vi furono grandi poeti in Russia, « noi abbiamo ereditato una Russia stracciata, povera, analfabeta » dove pochi erano gli scienziati e i tecnici; e ora invece « la Russia è stata resa celebre non con l'arte ma con l'intelletto, le più affascinanti favole oggi vengono dalla sottile e spietata ragione ». Pur essendo il « padre » della bomba H, Sacharov è uno scienziato giovane, nato nel 1921, quando Lenin vinceva con Trockij e Stalin la guerra civile, del tutto sovietico. Egli è invulnerabile alle accuse che la severa morale puritana di massa rivolge alla sregolatezza o al vivere eccentrico di letterati e artisti; non ama il denaro, risparmia gran parte dei 400 rubli mensili che riceve come accademico e dei 350 che riceve come ricercatore anziano, finora ha versato alla Croce Rossa tutti i suoi risparmi per la somma di 139 mila rubli. Il suo modo di vivere è irreprensibile e casalingo, come il suo lavoro di fisica teorica è oggi casalingo, con un foglio di carta e una penna. Sul nome di Sacharov sono possibili alcune semplici riflessioni. Che sarebbe la potenza sovietica senza la bomba H? Perché un uomo come Sacharov non può essere il capo d'una « quasi opposizione » legale? Per i nuovi zapadnikì, gli occidentalisti russi, troppo tempo è passato da quando Gladstone osservava che « anche i selvaggi hanno un capo, ma solo l'Inghilterra ha un capo dell'opposizione ». ★ ★ La persecuzione spesso aggira Sacharov, colpisce la sua famiglia. La figlia Tatjana è stata già espulsa dall'università, il figlio Aleksej non vi è stato ammesso: « Tutti i tuoi — è stato detto a Tatjana — sono segnati ». La moglie di Sacharov, Elena Bonner, ha subito lunghi interrogatori alla Lubjanka; le è stato detto che non ha cura dei figli, forse è insana di mente poiché si rifiuta di cooperare con il « Kgb ». Invalida di guerra, Elena Bonner soffre di penosi disturbi alla vista e nevralgie insopportabili: « Ma è immorale — ha scritto Sacharov a Jurij Andropov, capo del "Kgb" — sottoporre per ore un'invalida di guerra a interrogatori estenuanti e a minacce ». A questo punto lo scienziato e sua moglie, sofferenti per la lunga tensione nervosa, sono stati accolti in un ospedale, nell'attesa che il governo risponda alla richiesta d'un visto pei gli Stati Uniti, dove sono invitati dall'Università di Princeton. Il visto d'uscita, se verrà concesso, sarà senza ritorno; questa ormai è la prassi di polizia. Dopo le crescenti pressioni sulla famiglia Sacharov, prima caute e poi aspre, il massimo esponente della dissidenza è rassegnato anche all'espatrio come il male minore. L'opposizione di Sacharov dura da quindici anni, con tutti i mezzi possibili nei limiti della legge. Dopo il celebre manifesto delle diecimila parole, Pensieri sul progresso, la coesistenza pacifica e la libertà intellettuale, in cui precisava fra l'altro le dimensioni del terrore staliniano (15 milioni di morti per le torture e le fucilazioni), è giunto a proporre una revisione del sistema sovietico e infine a denunciarlo con giudizi radicali. Dal '70 ha costituito con gli scienziati Safarevic, Chalidze, Tverdochlebov e Bodjapolskij il comitato sovietico per i diritti civili, che non cessa di rivendicare un'amnistia per i reati politici, il diritto d'emigrazione, un minimo di tolleranza per la critica e l'informazione, un contenimento dei poteri e privilegi del Pcus. Il comitato si rivolge spesso al segretario generale dell'Onu, Kurt Waldheim; gli ultimi appelli riguardano la sorte di Leonid Pljusc, un giovane scienziato, e Vladimir Borisov, reclusi nelle prigioni-manicomio di Kiev e Leningrado. In un'intervista con Olle Stenholm, corrispondente della radio svedese ora espulso da Mosca, Sacharov è giunto a concludere: « Il sistema gode di un'intrinseca stabilità, meno esso è libero e meglio si conserva. Modificare il sistema dall'interno? Ci sono tendenze in questo senso, ma impercettibili. In quanto al socialismo, sono assolutamente scettico, non ci ha portato nulla in teoria e in pratica... Una nazione che non si può lasciare e ritrovare non è una nazione... ». Queste parole, come suppone egli stesso, sono state « il filo di paglia che ha spezzato la schiena al cammello », provocando l'intervento del procuratore generale Maljarov e l'azione lenta ma inesorabile del « Kgb ». ★ * Michail Maljarov l'ha convocato il 16 agosto alla Prokuratura per un colloquio « da uomo a uomo ». Sacharov ha poi scritto per la stampa straniera un resoconto del colloquio, pubblicato integralmente, dal New York Times. Alcune domande del procuratore sono insieme paterne, insinuanti, minacciose. Ma Sacharov resiste. — Voi frequentate stranieri e diffondete materiale per pubblicazioni antisovietiche. Mi riferisco in particolare all'intervista con la radio svedese. « Sarei contento se i miei scritti fossero pubblicati dalla stampa sovietica. Per esempio, se oltre alla critica di Jurij Kornilov la Literaturnaja Gazeta avesse anche pubblicato il testo della mia intervista alla radio svedese ». — Con la natura del vostro lavoro, avete accesso a segreti di Stato... « Affermo che non ho mai divulgato alcun segreto militare o tecnico-militare. Negli ultimi cinque anni non ho partecipato più a lavori di carattere segreto ». — Ma avete ancora la testa sulle spalle, siete ancora un cittadino sovietico... La discussione ha coinvolto molti casi di carcerati e « matti » politici, da Grigorenko a Gluzman, Amal'rik, Pljusc, Chalidze, Jakir, Esenin-Volpin, Belinkov, Daniel'. Ma il procuratore non cessava di ripetere che « lo Stato ha diritto a difendersi, voi dovete sapere che cosa state facendo, voi do vete capire che cosa è in gioco qui », fino alle conclusioni. — Sarà bene smetterla. Voglio solo che pensiate sul serio al mio avvertimento. Ogni Sta to ha diritto a difendersi, per questo esistono gli articoli del codice penale. Interrogando alla mia volta il procuratore Maljarov, ho tentato inutilmente di sapere quali articoli del codice penale Sacharov avesse violato. Se ha violato la legge, perché non c'è un processo? E se non l'ha violata, perché viene ammoni to e minacciato con la sua famiglia? Sacharov s'è difeso finora con le armi della jasnost, la pubblicità. Il 21 agosto parlava ai cronisti stranieri nella sua casa di Mosca, sostenendo che senza precise garanzie all'interno dell'Urss gli occiden tali non avranno una distensione, ma « tutto potrà acca dere al riparo da occhi estranei, con pericolo non solo per i russi ». Lo accusavano d'osta colare la distensione, ma egualmente rivolgeva un appello a Brandt e il 15 settembre in dirizzava al Congresso di Washington una raccomandazione per l'emendamento Jackson al « Trade Reform Act », affinché la possibilità di accordare all'Urss vantaggi commerciali (la clausola della « nazione più favorita ») fosse subordinata a un minimo di tolleranza sovietica verso il dissenso interno, quale garanzia per la stessa coesistenza tra Stati. Quindi Sacharov rivelava il nome della droga iniettata sui reclusi politici in carceri e manicomi speciali dell'Urss (« Haloperidol »), chiedendo un'indagine della Croce Rossa Internazionale. La Pravda l'ha descritto come « rinnegato » e « fantoccio della reazione capitalistica »; molti giornali anche in Europa hanno interpretato male un suo appello contro la repressione cilena, non conoscendo il testo integrale, come se Andrej Sacharov fosse un fascista o un seguace dei generali cileni (il testo completo dice tutt'altra cosa). Alcuni scienziati, come il matematico Igor Safarevic e il fisico Vladimir Turcin, l'hanno difeso all'estremo, poi sono stati estromessi dai centri di studio e ricerca. Ora il caso Sacharov è prossimo all'epilogo, almeno in Russia. ★ ★ Rimane una questione oscura, sulla quale molti discutono a Mosca. Perché l'onnipresente « Kgb » ha permesso che Sacharov convocasse le sue conferenze stampa? Ceri snaet, lo sa il diavolo, bastavano due uomini vestiti di nero alla porta. Perché Sacharov ha potuto concedere interviste a stranieri anche per telefono? Bastava un ordine al servizio d'ascolto. Non era necessario un isolamento formale, con un processo e una condanna; bastava un isolamento discreto. Se anche nessun membro dell'Accademia delle Scienze dell'Urss è stato mai espulso e processato, se anche Sacharov era sotto l'usbergo del « mito della scienza » e del desiderio di « rispettabilità » del potere, la condotta del « Kgb » è contraddittoria. Sacharov non trattava di questioni minori, ma della Conferenza per la sicurezza europea, del « Trade Reform Act », dell'interdipendenza tra distensione con l'Occidente e rigori interni; e osava definire i lager come «piccoli recinti» nell'ambito del «grande reci ito». l7rp"otesT"più" Verosimile è che la macchina della vigilanza sia stata manovrata da qualche tendenza del « Kgb » o dell'esercito, presenti nel « Politbjuro » con Andropov e Grecko, contro altri gruppi del partito. Alcuni potevano aver interesse a dimostrare che la distensione apriva nuovi problemi all'interno; oppure che il governo era tanto impari al compito di risolvere le nuove difficoltà dell'apparato industriale da esser costretto ormai a fidare nel commercio con la tecnologia americana, e dunque era vulnerabile anche agli appelli di Sacharov perché Washington chiedesse come contropartita un'attenuazione dei rigori interni. Ma Sacharov non ha manifestato il timore d'essere usato al servizio d'alcune manovre di potere. O ignorava l'ipotesi, o ha deciso d'ignorarla. Come Solzenicyn, o più di lui, .ha raccolto l'occasione propizia che gli si offriva, fino a quando è stato possibile. Gli « arcana imperii » non sono cose di cui debba curarsi il dissenso. Alberto Ronchey