Forse la mafia dietro la strage con 6 morti nel paesino calabro di Piero Cerati

Forse la mafia dietro la strage con 6 morti nel paesino calabro Feroce faida tra famiglie per motivi di interesse Forse la mafia dietro la strage con 6 morti nel paesino calabro Terrore e persiane abbassate a Guardavalle, dove Podio si è scatenato tra due "clan": nessuno ha visto 0 sentito - Ma Catanzaro e Locri sono in stato d'assedio per timore di rappresaglie contro gli otto feriti in ospedale - Continua la caccia ai quattro fuggiaschi armati di fucili e bombe a mano; s'interrogano 1 due uomini arrestati - Una storia di vecchi odi che nasconde una spietata lotta per la supremazia (Dal nostro inviato speciale) Catanzaro, 3 gennaio. Sei morti e otto feriti, tutti gravi; quattro uomini, armati di fucili e bombe a mano, braccati da agenti, carabinieri e cani-poliziotti; Catanzaro e Locri in stato d'assedio per timore di rappresaglie contro i feriti ricoverati in ospedale; due giovani arrestati: uno si accusa di tre omicidi; un paese, Guardavalle, ai piedi delle Serre, sul confine della provincia di Reggio Calabria, che vive nel terrore: porte e persiane sbarrate; gli occhi delle donne alle finestre, gli uomini in piazza a tacere e a negare: la faida tra le famiglie Tedesco e Randazzo è la più sanguinosa avvenuta negli ultimi dieci anni nell'Italia del Sud. La processione Nessuno ha visto, nessuno ha sentito, eppure la prima sparatoria si è svolta sotto gli occhi di almeno cinquanta persone, a Guardavalle, in piazza Immacolata, all'ora del passeggio, pochi minuti dopo la processione del Capodanno. Il parroco, don Paolo Sorrento, aveva appena terminato di portare di via in via l'immagine sacra del Gesù, seguito dai chierichetti, quando i Randazzo e i Tedesco hanno aperto il fuoco. «Credevamo fossero i fuochi artificiali dei bambini», ha detto don Paolo. Poi i feriti, il sangue, i proiettili che foravano le carrozzerie delle auto con secchi schiocchi, come staffilate, l'hanno riportato alla realtà. E' una faida d'amore, di odio e di morte, dice ora la gente, in un paese dove la vendetta affonda le radici nel veleno della memoria. Molto letterario e troppo facile. «Gli uomini che hanno partecipato alla sparatoria — spiega il maresciallo Origlia, della squadra mobile di Catanzaro — sono tutti titolari di guardarne, e dove vi sono guardanie c'è la mafia». I Randazzo e i Toscano si odiavano da anni: a dividerli sarebbe l'assassinio del vecchio Tedesco, Vincenzo Bruno, (avvenuto il 31 "dicembre 1968) e un fidanzamento per rappacificare le due famiglie andato a vuoto e conclusosi con un «regolamento di conti»; ma accanto a queste due famiglie sono apparsi, armi alla mano, i parenti alla lontana, gli amici. Forse ha ragione chi sostiene che nella faida di Guardavalle c'è la lotta feroce per la supremazia nel controllo delie «guardarne», cioè la protezione delle aziende agricole, dei cantieri edili, dei consorzi di bonifica. Queste sono ipotesi; il sostituto procuratore Bova, che dirige le indagini, interroga i due arrestati: Andrea Tedesco, 26 anni, preso mentre armato tentava di entrare con un commando nell'ospedale di Catanzaro per fare giustizia sommaria degli scampati alla strage; Liberato Tedesco, 30 anni, catturato a Bivongi, nella zona di Stilo (in provincia di Reggio Calabria): si era rifugiato dal medico condotto per farsi curare una coltellata di striscio alla schiena. Il giovane si accusa di tre omicidi durante il «regolamento» di piazza Immacolata, ma non si esclude che agisca per scagionare i parenti e addossare su un solo membro del clan la colpa di quanto è accaduto. Non vi sono testimoni della sparatoria di martedì sera (erano le 19,30 circa) a Guardavalle. Quando don Sorrento è giunto in piazza Immacolata, a terra erano Luigi e 00' rnenico Randazzo, di 50 e 49 anni, morti; i loro fratelli, Vi to Salvatore, di 58 anni, e Francesco, di 37, erano in gra vi condizioni. La gente si era già chiusa in casa, le vie sembravano ormai deserte. Proiettili Messi in allarme dagli spa ri. secondo quanto hanno detto agli inquirenti, sono giunti in piazza anche Vito Samà, di 17 anni, e Antonio Daniele, di 26; con loro era anche un nipote dei Randazzo, Raffaele Vetrano. «Siamo stati accolti da una fitta scarica di proiettili », avrebbero raccontato. Ora sono all'ospedale di Catanzaro con prognosi di 30 giorni. Unici illesi: don Sorrento e la moglie di Luigi Randazzo, Filomena Gomito L'agguato contro la famiglia Randazzo sarebbe stato teso dai Tedesco: forse ì fratelli Nicola, di 43 anni, Liberato, di 32 (che avrebbe confessato i tre omicidi) ed Emilio, di 40 (noto con il soprannome di «Caruso») e i loro amici Gal lace (Vincenzo e A gaz io di 27 e 20 anni). Dopo la sparatoria i Gajlace e i Tedesco sono fuggiti. I carabinieri li hanno cercati invano per tutta la notte: all'alba decidevano di chiedere rinforzi. Nel paese infatti vi era, e permane, tensione: molti capivano che i Randazzo non consideravano chiusa la terribile partita. Infatti, Nunziato, 40 anni, fratello delle due vittime, si armava di due fucili e cominciava la vendetta: è l'alba del 2 gennaio, le camionette dei carabinieri stanno battendo la campagna, sulle strade provinciali vi sono posti di blocco, ma nessuno riesce a fermare Nunziato, diventato ormai una belva. Non cerca gli uomini che hanno teso l'agguato ai suoi parenti, vuole la vendetta atroce, vuole provocare dolore agli avversari uccidendo vittime innocenti. Si reca in un ovile di contrada Fiorello, che appartiene alla famiglia Gallace, trova nel recinto un ragazzo di 13 anni, Rocco. Gli punta la doppietta, e mentre il giovane lo implora e chiede pietà, gli recide la testa con due colpi a lupara. Nel rione «Case popolari», Nunziato s'imbatte in Nicola Tedesco e nel genero di costui, Agazio Samà, di 26 anni. I due non hanno tempo di fuggire: il primo è colpito al ventre (è morto stamane in ospedale), l'altro è ucciso. Dalla periferia -dì Guardavalle, Randazzo si dirige verso il centro, cammina nascosto lungo il greto del torrente Patella e giunge in una viuzza che immette in corso Cardinal Sirleto. Incontra un operaio, Benito Riitano, estraneo alle due famiglie, e gli spara, un colpo alla nuca (l'uomo è ricoverato con prognosi riservata); arriva al quartiere «Bisio Ina-case», dove abita Maria Carmela Tedesco, 40 anni, due figli, separata dal marito. Il suo unico torto è di chiamarsi Tedesco e tanto basta al Randazzo, che la fulmina con due colpi mentre sale di corsa le scale per trovare un rifugio. I colpi di «lupara» rintronano nelle strade del paese, ma nessuno si affaccia, nessuno chiede aiuto. E Nunziato continua, inesorabile; in contrada Botteria scorge Giuseppe Andreacchio e il figlio Raffaele, parenti dei Gallace: li ferisce tutti due. Sono trascorse tre ore, polizia e carabinieri ricevono le segnalazioni di quanto sta accadendo, ma Nunziato Randazzo è già lontano, sui monti, braccato dalle forze dell'ordine, da Agazio ed Antonio Gallace, da E—ilio Tedesco. « Sono tutti arinoti — dice il maresciallo della squadra mobile Origlia — hanno pistole da guerra, fucili a ripetizione, bombe a mano ». La vendetta però sembra non avere fine: questa volta agiscono i Tedesco. Un «commando» di quattro persone tenta di penetrare nell'ospedale Pio X di Catanzaro per assassinare i feriti del clan avversario. Sono le 17 circa del 2 gennaio. Andrea Tedesco, 27 anni, figlio di Nicola, è trovato con una pistola Smith e Wesson calibro 48 canna lunga: finisce in carcere. Riescono invece a fuggire altri tre giovani. «Uno lo abbiamo identificato — dice il maresciallo Origlia — si chiama Leuzzi, è armato di una rivoltella 44 Magnum; non ci sfuggirò,)). Le forze dell'ordine dì tutta la Calabria sono impegnate nella caccia all'uomo. A Guardavalle si vivono ore di terrore, ma il paese è circondato dalle «gazzelle» e dalle «pan tere»: chiunque arriva - deve presentare i documenti, spiegare chi è, che cosa vuole. Inutile parlare con gli abitanti: o sono chiusi in casa o guardano il forestiero con sospetto. Pochi credono alla faida fra le due famiglie per motivi di odio, amore e morte, per una trama degna di un racconto medievale. Si dice invece che l'odio tra i Tedesco ed i Randazzo risalga a cinque anni or sono, quando fu ucciso il loro padre e l'accusa cadde su Nunziato Randazzo, che però fu prosciolto in istruttoria e il delitto rimase impunito; in tempi più recenti, il figlio d'un Tedesco chiese in sposa una nipote dei Randazzo, quasi per suggellare con il matrimonio la pace tra le due famiglie. Presentatosi in casa della ragazza, il giovane fu picchiato a sangue: domani doveva svolgersi il processo contro Domenico Randazzo per lesioni gravi, ma Domenico è morto e il «caso» sarà archiviato. Le vendette Tra i due clan vi furono anche altre vendette: accoltellamenti, agguati, colpi di pistola, uccisioni di animali, cariche di esplosivo fatte scoppiare in casette coloniche. Tutte «controversie» risolte senza denuncia, col silenzio nei confronti delle autorità, con la «giustizia» che fa a meno di agenti e carabinieri. Non una lotta di famìglie, quindi, ma di due «clan» che da anni si contenderebbero la supremazia a Guardavalle, in una località dove agirebbe, malgrado i tentativi delle autorità per sradicarla, la mafia (la «ndrangheta») della Locri de. Da tempo si parla nella zona di traffico di sigarette, di particolari attività nel settore edilizio. Sarà tutto vero? Certo che è impossibile provare tutte queste cose. Qualche «capo bastone» potrebbe aver decretato l'eliminazione dei Randazzo per aver mano libera, avrebbe affidato l'incarico ai Tedesco (bisognerà ora sentire la confessione del giovane arrestato) sapendoli nemici da anni. Il Capodanno sarebbe stata l'occasione propizia: i Randazzo, infatti, sono stati colpiti mentre ricevevano gli auguri dai loro amici, dai clienti, quasi un «omaggio», un segno di devozione che va rinnovato all'inizio di ogni anno. Colpirli di fronte a tutti, annientarli in quel momento, era uno sfregio alla loro qualità di capi indiscussi. La vendetta di Nunziato Randazzo è poi un autentico «sgarro» alle tradizioni: ha ucciso un ragazzo e una donna, come colui che ha perso il diritto all'onore. Ora si aggira armato, forse sulle montagne, forse nella campagna attorno al suo paese: è braccato come una belva, ma come una belva sembra pronto a uccidere ancora. Piero Cerati Un posto di blocco dei carabinieri nei pressi del paese dov'è avvenuta la faida (Ansa)