Così 38 vite sono state distrutte dal destino

Così 38 vite sono state distrutte dal destino Riconosciute finora 30 salme nella dolorosa sfilata dei parenti Così 38 vite sono state distrutte dal destino Un medico: "Aveva anticipato di un giorno la partenza" - Un ragazzo di 19 anni: "Temeva l'aereo, lo ha preso per la prima e ultima volta" - Due giovani sardi reclutati da Isoni, uno dei sopravvissuti, per il suo cantiere ■ Un giovane cameriere: "Non poteva rimandare il rientro in Svizzera, aveva in tasca le chiavi del ristorante" - Il copilota era architetto, volava per hobby e stava per tornare alla sua vera professione - Non ancora identificati i corpi dilaniati di quattro uomini e quattro donne Corso Novara, camera mortuaria del cimitero. Un capannello di persone sosta all'entrata, fa freddo, cade una pioggia sottile. DI tanto in tanto il capannello di curiosi dì apre. Entrano i dolenti, parenti, amici, semplici conoscenti, accomunati dalla stessa incombenza, dare un nome alle vittime. In mano hanno un cartellino, con un numero, quasi un tragico « buono ». Ogni numero, un corpo. Qualcuno ne ha un mazzo, come Domenico Rugghi, 11 patriarca della famiglia quasi distrutta. E' appena tornato dall'ospedale, dove sono ricoverati, gravissimi, la figlia e un nipote. Ma altri quattro corpi sono qui, senza vita, fra 1 38 tronconi quasi irriconoscibili. E questo vecchio dovrà individuarli, assegnare a ciascuno il suo cartellino. A Sandro, terza media di via Lagrange, sezione B, che raccoglieva depilante sulle mostre di pittura per andarci col suo insegnante, anch'egli appassionato. A Tiziana, seconda media, « una ragazza assai più matura della sua età ». Uno, due, tre, quattro cartellini. Il vecchio si accascia su una sedia travolto dal dolore, mentre la sfilata continua, uno scalpiccio insistente è l'unico rumore che rompa il silenzio. Quante beffe ha giocato il destino in questa spaventosa vicenda? « Doveva partire il giorno dopo — dice Roberta Massidda, 20 anni, la figlia del medico condotto di Pirri perito nel disastro — voleva raggiungere il resto della famiglia a Gressoney, dove avrem- La signora Sciarra riabbraccia il figlio in ospedale e cliente da tanti anni. Veniva da me ogni settimana. Era sposata da un anno e mezzo e si disperava perché a 36 anni, non aveva ancora avuto bambini ». Gli inservienti le portano il « numero » richiesto, non è lei. Altri numeri, altre Immagini di morte. Finalmente, quasi sollievo da un incubo, 11 riconoscimento avviene. All'entrata la folla si infittisce. Da Cagliari è arrivato in aereo un gruppo di parenti, altri vengono da Torino su incarico dei più stretti congiunti che risiedono nell'isola. Tra questi è anche Angelo Mei lis, 30 anni, zio di Sandro, addet! to agli impianti Sip a Torino. Il | ragazzo, che aveva diciannove anni, era venuto tre anni fa al Nord da San Gavino Monreale, in provincia di Cagliari. Primogenito in una famiglia di quattro fratelli, con padre manovale. « Andava a casa due o tre volte all'anno — dice il Melis — sempre per mare. L'aereo no, gli faceva paura. L'ha preso per la prima e ultima volta. Abitava con me ed altri due compaesani in un appartamento di Nichelino, in via Sassari 45 ». Che cosa ricorda di lui? « La sua soddisfazione per essere entrato alla Sip. Era venuto qui a diciassette anni come manovale, ora avrebbe dovuto passare im. piegato. I suoi ne erano orgogliosi ». Mentre parla, i militi di guardia nello stanzone disadorno scattano sull'attenti. Entrano due alti ufficiali, il generale di Corpo d'Ai mata Comucci, comandante della regione militare Nord Ovest e Dalla Chiesa, comandante della Brigata carabinieri. Sostano un attimo in silenzio di fronte alle bare, poi escono. Il macabro conto alla rovescia continua. Luigi Isoni, parrucchiere. Abitava in corso Napoli 12 con la giovane moglie e un figlio, Davide, di 5 anni. Era partito sabato per abbracciare i genitori a Cagliari e trascorrere con loro la prima notte dell'anno. Al mattino ha ripreso la strada di Torino insieme con 11 fratello Enrico, 35 anni, via Sospello 5, e con la cognata Rosy. Si è salvato soltanto Enrico, un muratore che, lavorando sodo, è riuscito a diventare capocantiere. Un altra giovane vedova, Nuccia Sangenìsi, e un'altra orfana, Cristina, 2 anni: sono la moglie e la figlia di Bruno Sangenisl, 31 anni, laureato in economia e commercio. Per le feste.era stato a Catania. Fra qualche giorno, la moglie e la figlia avrebbero dovuto raggiungerlo nel nuovo alloggio che aveva trovato ad Alba, dove lavorava in una ditta dì confezioni. Giorgio Carta, 19 anni, impiegato in un pantalonifìcio, a Torino era ospite degli sdì. In occa. sione delle feste aveva voluto abbracciare i genitori a Torralba, In provincia di Cagliari. Stefano Setzu, 27 anni: diplomato in ragioneria, s'era adattato a fare l'operalo. Fra pochi giorni anche lui, come Melis, sarebbe stato promosso impiegato. In cimitero si sta completando l'opera di riconoscimento. Alle 21 di Ieri erano state Identificate 30 saune; non s'era potuto ancora dare un nome a otto cadaveri, quattro dorme e quattro uomini. Il nostro corrispondente ci telefona da Cagliari: Uno dei passeggeri che si sono imbarcati a Cagliari e che ha perso la vita nella sciagura di Caselle era al suo primo volo. Si tratta di Stefano Setzu, un cagliaritano ventottenne. Non viaggiava mai in aereo perché aveva paura, paura che gli era aumentata in quest'ultimo periodo per via degli attentati e dei dirottamenti. Ieri aveva però deciso di volare ugualmente per evitare di mettersi in viaggio per Torino il 31. Infatti doveva rientrare al lavoro nella città piemontese oggi e per arrivare in tempo sarebbe dovuto appunto partire o ieri in aereo o lunedì con la nave. Aveva invece voluto trascorrere la notte di Capodanno con gli amici e 1 parenti ad un veglione, e si era perciò deciso ad affrontare il viaggio in aereo. Etisia Melis, un'altra passeggera salita a Cagliari, era amica di Enrico Isoni, uno dei sopravvissuti. Si è appreso che si recava a Torino proprio perché risoni, che nella sciagura ha perso la moglie e un fratello, le aveva trovato un lavoro. Una terza vittima, Mario Fau, faceva parte di questo gruppo; era stato da poco assunto dall'Isoni nel suo cantiere edile di Torino. Il nostro corrispondente ci telefona da Bologna: Dei cinque passeggeri saliti sul «Fokker» all'aeroporto di Borgo Panigale a Bologna, due erano emiliani: Roberto Ronconi di 25 anni e Giancarlo Vecchi di 40 anni. Ronconi, impiegato postale in servizio a Torino, era rientrato a Cesena il 21 dicembre scorso per passare le feste natalizie e di fine d'anno con la madre, Ornella Zavalloni (11 padre, autista del Tir, morì qualche anno fa in un incidente stradale ad Innsbruck). La madre stessa gli aveva comprato il biglietto. Vecchi invece, nativo di Ferrara, risiedeva da parecchi anni in Svizzera dove stava tornando per riprendere il suo lavoro in un ri¬ storante di Ginevra. Anch'egli era tornato a Ferrara per trascorrere le feste e vi era giunto in auto. Sarebbe ripartito con lo stesso mezzo se pochi giorni fa non avesse avuto un incidente stradale a Modena. Aveva cosi dovuto lasciare la vettura presso una carrozzeria modenese, in riparazione. Rimandare la partenza non gli era possibile perché, pare, aveva in consegna le chiavi del ristoran¬ te Scelse così, benché i parenti glielo sconsigliassero, di rientrare in acreo. Del copilota Giulio Montanari si è appreso che era architetto e che volava per passione. Il desiderio di rimanere di più in famiglia (ha lasciato la moglie e una figlia) lo aveva deciso a lasciare gli aerei per esercitare la sua professione. Era in attesa di vedere approvato un suo progetto di aeroporto. mo passato alcuni giorni di vacanza. Ha anticipato il volo per stare più tempo con noi ». Luigina Muscio, 35 anni, parrucchiere: « Sono qui per identificare Rosa Cambarau, mia amica Roberta Massidda: "Mio padre aveva anticipato il volo"