Un fermo richiamo di Leone agli italiani

Un fermo richiamo di Leone agli italiani Nel messaggio di Capodanno Un fermo richiamo di Leone agli italiani Crisi economica: reagire con operoso coraggio ai tempi non facili - Ordine interno: rispondere al bisogno di sicurezza e di giustizia - Priorità all'Europa Roma, 1 gennaio. Il presidente della Repubblica, Giovanni Leone, in occasione della fine dell'anno, ha rivolto agli italiani il seguente messaggio: «Italiani, l'anno che si chiude è stato un anno difficile e purtroppo consegna al 1974 problemi ed inquietudini di un'eccezionale serietà che. ci impongono una severa riflessione. Siamo — sul piano economico — al centro di una grave crisi. E' vero che questa interessa anche altri Paesi; ma ciò non toglie che, se non è ancora drammatica, potrà diventarlo se non ci prepariamo ad affrontarla con ferma decisione. Sapete bene che alla crisi già in atto all'inizio dell'anno — crisi che toccava la situazione monetaria e la spirale di aumento dei prezzi — si è aggiunta quella più preoccupante delle fonti energetiche, che minaccia di sconvolgere l'economia mondiale. «Dinanzi alla crisi precedente il governo ha adottato meditati provvedimenti che hanno dato taluni risultati positivi. Dobbiamo constatare infatti i seguenti dati: l'aumento della produzione industriale e una generale ripresa. Essi stanno a testimoniare senza dubbio la capacità di recupero e la vitalità del nostro Paese. Dinanzi alla vastità di questa ulteriore crisi sono sicuro che la situazione sarà affrontata con fermo impegno, mentre spetta a tutti noi respingere l'ondata di panico e di fatalismo che potrebbe essere alimentata dal carattere internazionale della crisi ormai in atto. «Essa deve farci reagire con coraggio operoso che richiederà anche una distribuzione di sacrifici, la quale quindi dovrà essere equa e proporzionata. E qui mi pare opportuno affermare che gli allarmismi interessati, le incette e gli accaparramenti di merci e di beni, le grandi e le pìccole astuzie mercantili costituiscono un vero tradimento ai danni del Paese e delle classi meno abbienti. «Si preparano dunque tempi non facili, ma potremo, dovremo superarli se vi saranno: un sempre maggiore impegna degli imprenditori e degli operatori economici e una fei tile Inventiva di fronte alle necessarie trasformazioni industriali; la piena utilizzazione di tutti gli impianti produttivi; la già dimostrata laboriosità e comprensione dei lavoratori; un senso di consapevole disciplina dei cittadini, cui desidero dare il più vivo e fervido riconoscimento. Certo, vi sono scelte di politica economica, che sì prospettano forse in forme nuove, rapportate alla gravità e alla stessa vastità della crisi. E, se i dovessi richiamare qualche [indicazione, non potrei non ricordare, tra quelle già enunciate dal governo, la necessità di ridurre le imponenti spese per taluni beni di importazione, di cui può essere ridotto il consumo; di tendere a mantenere, anzi ad aumentare, il livello della produzione a prezzi concorrenziali sul mercato estero, di potenziare l'agricoltura, di dare impulso all'edili zia, valorizzare il turismo. S'impone soprattutto una politica diretta a dare priorità agli impieghi sociali (mi riferisco ai trasporti, alla casa, alla scuola, agli ospedali), a salvaguardare con ogni sforzo i livelli di occupazione ed a sviluppare l'economia del Mezzogiorno, facendo in modo che i relativi stanziamenti si traducano sollecitamente in opere. «Affinché ciò sia possibile ed è possibile — occorrono un disegno armonico senza inutili dispersioni e, nell'ambito di esso, una chiara scala di gradualità, diretta a definire quello che si può fare e quello che invece non si può fare oggi. Ma bisogna muo versi in questa direzione con sollecitudine, con strumenti nuovi, se necessario, cosicché, all'opera del Parlamento e del governo, si accompagni — coordinata — quella degli al tri enti che formano il tessuto del Paese. «Ai sindacati va chiesta in (Continua a pagina 2 in terza colonna)

Persone citate: Crisi, Giovanni Leone

Luoghi citati: Europa, Roma