INTERVISTA CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI ISRAELIANO

INTERVISTA CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI ISRAELIANO INTERVISTA CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI ISRAELIANO Allon: la pace in Medio Oriente non dovrà arrivare dalla guerra Il problema dei profughi palestinesi - Auspicati r Yigal Allon ha portalo una ventata d'aria nuova nella politica estera israeliana. Preferisce i \atti alle parole, la vita attiva alla routine dell'ufficio, è stato comandante delle forze israeliane durante la lotta per l'indipendenza, è legato, come uomo politico, agli ideali socialisti, si trova ancor oggi a suo agio nel kibbulz della Galilea che ha contribuito a fondare. Dopo il recente accordo con l'Egitto sul disimpegno nel Sinai, Allon parla a Europa sulle prospettive di altri accordi nel Medio Oriente e fa un'analisi dei rapporti tra Israele ed Europa. EUROPA — Quale sarà il prossimo passo dopo il recente accordo con l'Egitto? ALLON — Anzitutto dobbiamo dar corso all'accordo con l'Egitto. Ci vorranno all'indica cinque mesi per completare tutte le fasi che impegnano ambedue le parti. In un secondo tempo penso che bisognerebbe accertare se non ci siano altri candidati al negozialo con Israele, secondo la risoluzione 538 del Consiglio di sicurezza. Ciò, naturalmente, senza condizioni pregiudiziali, perché una volta stabilite delle pregiudiziali, non rimane mollo spazio al negoziato. Fino ad ora i dirigenti siriani hanno rifiutato di negoziare con Israele. Ma noi non consideriamo questo « no » una risposta definitiva. EUROPA — Perché continua a credere che i siriani cambieranno atteggiamento? ALLON — Anzitutto perché sono convinto che la pace servirebbe gli interessi della Siria quanto quelli d'Israele. Presto o tardi dovranno pur accorgersene. In secondo luogo perché non è la prima volta che la Siria è intransigente e poi finisce per seguire l'esempio degli altri. Non possiamo certo costringere Damasco a negoziare. Voglio soltanto sottolineare che tale possibilità, almeno per quanto dipende da noi, rimane aperta. EUROPA — Ci sono altre strade da battere? Kissinger riprenderà l'iniziativa? ALLON — Non credo che succederà nulla del genere nel prossimo futuro. Ma esistono tanti canali di comunicazione, che la controparte lo voglia o meno. Non è questo il problema, il problema non sta nei mezzi, ma nei fini che si vogliono perseguire. Non dobbiamo smettere di usare la pazienza. EUROPA — Kissinger ha parlato di « consultazioni informali e multilaterali ». Che cosa significa? ALLON — L'importanza di tale proposta sta nel fatto che apre un'altra possibilità. Israele prenderà sempre in seria considerazione ogni procedura o meccanismo che possa servire per portare le parti al negoziato. Se le circostanze richiedessero tali consultazioni (supponiamo che la conferenza di Ginevra si areni, o che i siriani non partecipino, o che sorgano altre difficoltà) forse qualcuno potrebbe presentare nuove idee. Perché dovremmo rifiutare consultazioni informali con altri? Nel caso vorrei sottolineare che Israele prenderebbe in attenta considerazione le conseguenze pratiche di tale proposta. EUROPA — Chi sono gli altri candidati al negoziato? ALLON — Ogni Paese arabo dell'area mediorientale è un candidato. EUROPA — Come si può considerare la Giordania, se il Patto di Rabat in sostanza la esclude dai negoziati? apporti più intensi con la Comunità - Un giudizio su to e Israele — e con ragione — il mio discorso è stato accolto con maggior attenzione; molti l'hanno interpretato come l'offerta d'una possibilità. EUROPA — Di quale possibilità si tratta? ALLON — Di negoziare, negoziare con la Giordania; e vogliamo anche sentire che cosa hanno da dire su questo punto i capi della comunità arabo-palestinese. Sono problemi complessi. Dobbiamo trovare una soluzione che sia soddisfacente per Israele, garantendogli un confine difendibile, e che d'altra parte permetta alla Giordania e alla comunità arabo-palestinese di decidere il loro futuro. Si può discutere su un largo ventaglio di idee, sulle quali è possibile trovare un accordo, soltanto attraverso il negoziato. E' impossibile invece risolvere tali problemi senza il dialogo. EUROPA — Lei dice che il candidato « naturale » per tale negoziato è la Giordania, ma chi rappresenterà gli arabi palestinesi di cui Lei ha parlato alle Nazioni Unite? ALLON — Io sostengo che non potremo considerare definitivamente risolto il conflitto fino a quando non troveremo una giusta soluzione al problema della « identità » palestinese. Come gli arabi palestinesi entreranno nel discorso sarà oggetto di consultazioni tra noi, la Giordania e i leaders naturali della comunità arabo-palestinese, sindaci di città, intellettuali ed altri. Non sta a me indicare quali debbano essere i loro esponenti. Questo problema di chi rappresenterà questa particolare comunità arabo-palestinese della Riva Occidentale è anch'esso materia per un prenegoziato o preccnsultazioni tra noi, le autorità giordane ed alcuni dei personaggi-chiave della Riva Occidentale. EUROPA — Lei non ha parlato dell'Olp. ALLON — L'Olp è una leadership, che si è autonominata, di bande fra loro profondamente divise, che negano ad Israele il diritto di esistere: in queste condizioni il problema di rapporti con l'Olp è per noi del tutto astratto. Non credo perciò di doverle dare una risposta concreta; è come se Lei mi chiedesse se sono pronto a cavalcare una tigre quando essa diventasse un cavallo: una tigre non potrebbe mai diventare un cavallo. EUROPA — Ma c'è un problema: la popolazione che vive sulla Riva Occidentale, più o meno di buon grado, ha comunque accettato il fatto che l'Olp è il portavoce dei Palestinesi. ALLON — Questo non è vero. ALLON — Israele non c'entra con il Patto di Rabat, perciò non abbiamo problemi per eventuali trattative con la Giordania, se Amman è pronta. L'apertura di negoziati dipende dalla Giordania, non da Israele. EUROPA — Nel suo discorso alle Nazioni Unite Lei ha detto che la vera pace in Medio Oriente deve prevedere una soluzione giusta e costruttiva del problema degli arabi palestinesi e che Israele non ha bisogno che altri lo convincano della necessità d'una soluzione pacifica e onorevole. Si tratta d'un cambiamento di posizione del suo governo? ALLON — Non è un'idea nuova. L'ho presentata all'Assemblea generale in una formulazione che probabilmente poteva essere capita meglio e forse in un clima più favorevole. Poiché si cerca una soluzione e probabilmente un numero crescente di persone sono incoraggiate dall'accordo tra Egit- lla strategia di Kissinger EUROPA — Come lo sa? ALLON — Lo so perché m'incontro con loro, regolarmente. Se c'è qualcosa che essi temono è proprio l'Olp. Non dico che ciò valga per tutti, può darsi che esistano delle frange favorevoli all'Olp. Ma, in linea di massima, essi sanno molto bene quanto il loro futuro dipenda dalla pace, perché, Dio ce ne guardi, se scoppiasse un'altra guerra tra noi e la Giordania, essi si troverebbero nel bel mezzo di due eserciti che si combattono: quale sarebbe la loro sorte? EUROPA — Perché non incoraggiate la popolazione della Riva Occidentale a formare una leadership che vada al di là delle città e dei sindaci, capace di parlare a nome dei Palestinesi nel loro insieme? ALLON — Perché essi sono un po' incerti sul futuro. Non vogliono correre troppi rischi e io non posso rimproverarli per questo. Preferiscono piuttosto aspettare per vedere chi sarà il protagonista della nostra futura controparte nei negoziati. EUROPA — Lei prima ha detto che non ci possono essere negoziati con pregiudiziali. Come si situa in questo senso il famoso « piano Allon », basato sul ritiro di Israele dalla Riva Occidentale, ma con insediamenti permanenti sulla riva del Giordano? ALLON — Questa non è una pregiudiziale, è un piano che alcune persone hanno concepito immediatamente dopo la guerra dei sei giorni. Naturalmente, come diceva l'allora primo ministro Eshkol, ognuno s'innamora dei propri compromessi e io sono ancora innamorato del mio. Ma non l'ho mai presentato come una pregiudiziale. Per questo mi astengo da fare dichiarazioni su ciò che restituiremo e su ciò che terremo. EUROPA — Passando all'Europa, quale è la sua opinione sulle relazioni d'Israele con questa parte del mondo? ALLON — / nostri accordi con la Comunità europea sono soddisfacenti. Aprono la possibilità di concepire, per l'economia israeliana, un'espansione graduale verso un'area di libero scambio, tenendo conto, ovviamente, delle diversità di sviluppo. Gli accordi con la Cee offrono a Israele l'opportunità di sviluppare la sua industria, d'immettere i suoi prodotti su mercati più vasti. Bisogna tuttavia fare altri progressi, sotto l'aspetto finanziario, avanzare d'un altro gradino. Tutto è rimandato, sembra, in attesa di progressi che si devono compiere nei negoziati tra il Mercato Comune ed alcuni Paesi arabi, che si mostrano interessati a concludere acrordi similari. Benché la nostra intesa con la Comunità fosse principalmente di tipo economico, essa ha tuttavia una rilevanza anche politica. La sola decisione di firmare un siffatto accordo con Israele, malgrado le interferenze degli arabi è stata un fatto politico. Di colpo l'Europa, che sembrava così scossa e impaurita dal ricatto petrolifero degli arabi nel 1973, ha ripreso coraggio ed ha fatto la cosa giusta: dopo gli europei si sono accorti che non ne derivava danno alcuno. Al contrario, essi sono molto più corteggiati oggi dagli arabi che prima. Ed io continuo a sottolineare che soltanto un Paese o un gruppo di Paesi che mantengano buone relazioni con le due parti possono avere un ruolo determinante nel Medio Oriente. Guardi l'America e l'Unione Sovietica: sono ambedue superpotenze, sono ambedun co-presidenti della Conferenza della pace di

Persone citate: Allon, Amman, Eshkol, Kissinger, Kissinger Europa, Yigal Allon