Finanziaria da 20 miliardi per il rilancio economico di Carla Fontana
Finanziaria da 20 miliardi per il rilancio economico Oggi il Consiglio regionale vota la legge Finanziaria da 20 miliardi per il rilancio economico Gli obiettivi della Finpiemonte: servizi e infrastrutture per aiutare le piccole e medie industrie e artigianato - Libertini e Simonella: "E' un istituto di promozione, non di salvataggio di aziende in crisi" - Interventi nelle aree meno sviluppate Nasce con 10 miliardi e 100 milioni di capitale, ma arriverà subito a 20 con altre partecipazioni. La Finpiemonte — Istituto Finanziario regionale piemontese — sarà votata oggi dal Consiglio regionale dopo cinque anni di preparazione. Qualcosa di simile era già stato previsto nello Statuto (1970); la giunta Calieri ai primi di luglio del '73 ne aveva approvato un primo disegno di legge istitutivo, poi rimasto «giacente» nella commissione consiliare assieme ad un'altra proposta del gruppo socialista ed a un successivo disegno di legge della giunta Oberto. Strada facendo, la Finpiemonte è un po' mutata, pur mantenendo fermo il carattere di intervento per infrastrutture, servizi, consulenze tecniche, di ricerca e di mercato in favore della piccola e media industria e dell'artigianato. Rispetto al progetto del '73, la modifica più importante riguarda l'esclusione dell'imprenditorialità: secondo la tesi iniziale, la Finanziaria avrebbe potuto assumere in proprio e con tempi più celeri anche la realizzazione di opere pubbliche (scuole, ad esempio), dopo aver stipulato un'apposita convenzione con i Comuni. Quest'ipotesi è stata scartata dagli obiettivi della nuova Finpiemonte, ma sarà usata dalla Regione per realizzare progetti speciali e la costruzione degli asili-nido. Che cos'è allora questa Finanziaria? «Non è un "contentino", ma un grosso intervento», rispondono Libertini, vicepresidente della giunta e presentatore della legge, e Simonelli, responsabile della Programmazione. «Già il capitale di partenza, 20 miliardi di cui oltre la metà versato dalla Regione, è il più alto rispetto ad analoghe Finanziarie istituite da altre Regioni. Potrà ulteriormente ampliarsi con l'emissione di obbligazioni. Vuole avere una capacità operativa molto grande, tanto più che non "brucia" il capitale nel rischio». Su quest'ultimo punto c'è stata, e forse c'è ancora, una divergenza con i sindacalisti Cisl. Per «rischio» si intende la partecipazione della Finpiemonte, diretta o indiretta, in società ed imprese commerciali e industriali: nei periodi di crisi, una specie di «salvataggio» delle imprese in difficoltà. Questo tipo di intervento è stato però sempre escluso dalle varie giunte. «Non è una piccola Gepi — affermano Libertini e Simonelli — e nemmeno una banca; non si surroga al sistema creditizio, non dà soldi: è una Finanziaria di promozione, di servizi». L'elenco dei «servizi» è lungo. Molti di essi sono dati contro pagamento, «a prezzo di costo, ovviamente, perché non ha fini di lucro anche se cercherà di restare in attivo». Ne citiamo alcuni. Creazione di infrastrutture per insediamenti dì piccole e medie imprese industriali e per l'artigianato: opere di urbanizzazione, mense aziendali, telex, impianti consortili, uffici direzionali, agenzie di credito e assicurative, mostre permanenti. E ancora: assistenza tecnica, ricerche tecnologiche e di mercato, formazione dei quadri azien- doli, consulenze specializzate, informazioni, iniziative sui mercati nazionali e internazionali. La premessa a tutto ciò è nella realtà piemontese. Le piccole e medie imprese «sono state schiacciate», come dice Libertini, dalle grandi industrie: «Ora la Regione vuole dare loro un ruolo maggiore e diverso dal passato, e la Finanziaria diventa il supporto per il loro rilancio». Pianificazione territoriale, Programmazione, Industria — i tre assessorati più interessati a questo processo — orienteranno, in sede legislativa e poi attraverso la Finanziaria, i nuovi insediamenti industriali con un duplice scopo: rilancio economico - produttivo e riequilibrio territoriale, fornendo con le infrastrutture ed i servizi opportuni quei motivi di attrazione finora esercitati quasi esclusivamente dall'area torinese. Ancora una volta il filo conduttore è la decongestione del polo torinese e il «decollo» delle aree «dimenticate» del Piemonte, lo stesso che presiede al piano di sviluppo regionale vero e proprio, il quale ispirerà anche gli interventi della Finanziaria. Carla Fontana
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