Un bagno in pieno Atlantico dopo una notte di tempesta di Paolo Bertoldi

Un bagno in pieno Atlantico dopo una notte di tempesta Il "Rafale,, sulle orme di Cristoforo Colombo Un bagno in pieno Atlantico dopo una notte di tempesta La barca italiana con otto uomini di equipaggio ha superato il traguardo delle mille miglia dalle Canarie - Incomincia a scarseggiare l'acqua minerale, ma il morale è alto (Dal nostro inviato speciale) Oceano Atlantico, 14 die. La traversata del Rafale, la barca che ripercorre l'Atlantico sulla rotta che permise a Cristoforo Colombo di scoprire l'America, riprende veloce dopo 48 ore di calma. L'Atlantico passa da un eccesso all'altro. Tre giorni fa pareva la copia del golfo di Varazze in estate (acque immobili, cielo terso e clima tiepido); si capiva come in questa zona il navigatore genovese abbia potuto scrivere sul suo giornale di bordo: «Il mare era come un fiume e l'aria soavissima». Ora di colpo il barometro è sceso ed è scoppiata la buriana; onde di prua, raffiche tra i 40 e gli 80 chilometri all'ora, che arrivano da tutte le direzioni, tolte quelle previste dagli Alisei. I marinai della «Nina», «Pinta» e «Santa Maria» andavano verso l'ignoto e temevano, una volta virato verso l'Europa, di non aver poi la spinta dell'aria; quando finalmente la incontrarono, ne furono felici: «Questo vento contrario — scrive il grande ammiraglio — mi fu necessario, perché gli equipaggi dovevano da me essere molto stimolati dato che pensavano che le navi non potevano tornare in Spagna». Noi invece vorremmo dagli Alisei una maggiore serietà; non foss'altro che per la fatica di dover continuamente togliersi e mettere le cerate e gli stivaloni, portarsi sulla prua — che ora è a tre metri sopra itnttcng il livello dell'acqua, ora vi si tuffa — tirare fuori dal govone il sacco delle vele e sostituire i fiocchi. Il tutto protetti dalla cintura di sicurezza. Questa notte, fra le tre e le cinque, il cielo si è fatto di un nero assoluto, i lampi punteggiavano i bordi dell'immenso nuvolone: siamo entrati in una vera bufera. Echaniz ha fatto svegliare tre persone perché venissero sul ponte a ridurre le vele. Ma una di queste, insonnolita, ha dato una gomitata all'impianto elettrico facendo scattare la sirena d'allarme. Cosi invece di tre aiutanti, Echaniz si è trovato accanto i sette componenti l'equipaggio. La manovra, che era difficoltosa, è stata eseguita alla perfezione e più tardi abbiamo ancora dovuto lottare a lungo contro il maltempo, mentre il mare saliva. Solamente rtamane verso le otto l'assetto del «Rafale» è tornato normale. In quadrato è ora possibile scrivere e, confortati da un tè bollente, aspettiamo che giungano i veri alisei. Il traguardo delle mille miglia dalle Canarie è stato superato da poche ore. E' una grande festa, anche perché questo pacifico equipaggio di dottori in legge, impiegati, tecnici e ingegneri sta acquistando una mentalità agonistica. Lotta addirittura per le bottigliette di acqua minerale, che forse non basteranno fino all'arrivo. Chichester nel suo giro del mondo era stato appoggiato dalla birra Whitbread. Noi, in pratica, siamo patrocinati dall'acqua speciale Solares, acquistata a Tenerife quando non si pensava che il Diesel di bordo dovesse darci tanti fastidi. Anche se la Solares mancherà, sono tuttavia da escludere vittime per la sete. Nei cassoni di zinco si trovano più di mille litri d'acqua naturale, dal gusto dubbio ma sicuramente utilizzabile. La regata della «minerale» è diventata per noi più che altro una questione di puntiglio. Vogliamo battere le maledette Solares che continuano a diminuire. Ognuno ammonisce: «Bevete poco». Poi scende in quadrato e si sbuccia un'arancia. Conseguenza: anche le arance incominciano a scarseggiare. Sul «Rafale» è cessato il nervosismo causato dall'avaria al Diesel, a tre giorni dalla partenza. Era un guaio serio. I più impressionabili o impressionati volevano dirottare su Dakar; altri volevano proseguire. Non tutti, infine, conoscevano le stupende doti di questa barca di 16 metri; inoltre la perizia tecnica del nostro pittoresco equipaggio non è proprio all'altezza velica di un Fogar. Tutti comunque suppliscono a questa mancanza con buona volontà e tanta educazione. Sembra incredibile; anche questa serve perché ognuno lavora senza l'incubo delle uria per una manovra non perfetta. Il miglior stilista, in proposito, è Beppe Calvi. In piena notte, con mare che cadeva continuamente in coperta, Beppe ha avuto la flemma di dire: «Per favore vi spiacerebbe passarmi la maniglia dell'arganello?». Un'altra caratteristica è data dall'allegria con cui si fa fronte agli inconvenienti propri di ogni navigazione oceanica. Calvi, ad esempio, ha trascinato tutti quanti ad un bagno atlantico, tuffandosi per primo e infischiandosene dei pescecani. Era legato ad una cima e gli altri, uno dopo l'altro, hanno seguito il suo esempio. Va notato però che tutti venivano protetti dal giovane Matteo Faggiana, il quale si trovava in quel momento in cima all'albero a dare olio ad una ventola segnavento. Matteo, dall'altezza di sedici metri, scrutava in lungo e in largo in profondità, cosicché eravamo ben sicuri che in questa imprevedibilmente lucida acqua dell'Atlantico non avevamo vicino a noi ospiti indesiderati. I bagni comunque non si faranno più. Sono stati tassativamente proibiti dall'inflessibile Ettore Echaniz e soprattutto dal tempo cattivo. Jeacic Grout, protagonista di parecchie traversate come questa verso le Antille, ha scritto in un recente libro che l'Atlantico va tenuto in rispettosa considerazione, specie nei momenti di maggiore tranquillità. Di colpo può svegliarsi e dimostrare di essere un oceano. Paolo Bertoldi 'Rafale", la barca sulla quale i 7 italiani ripercorrono la rotta di Cristoforo Colombo

Persone citate: Alisei, Cristoforo Colombo, Fogar, Matteo Faggiana, Whitbread

Luoghi citati: America, Dakar, Europa, Spagna, Varazze