Compromesso tra i partiti sulla legge per l'aborto? di Luca Giurato

Compromesso tra i partiti sulla legge per l'aborto? Mercoledì il dibattito alla Commissione della Camera Compromesso tra i partiti sulla legge per l'aborto? Probabilmente verrà ridimensionato o addirittura sostituito il ruolo decisivo del medico-giudice Continuano le critiche dei gruppi radicali e femministi ■ Il pei modificherebbe le sue posizioni Roma, 7 dicembre. Le donne non avranno la libertà completa di decidere l'aborto, ma il ruolo del medico-giudice verrà fortemente ridimensionato o addirittura sostituito. E' questo l'uonorevole compromesso» che verrebbe raggiunto durante il nuovo dibattito sull'aborto, che riprenderà mercoledì prossimo nelle commissioni giustizia e sanità della Camera. Libertà d'aborto. Medico giudice. Sono le parole-chiave degli articoli 2 e 5, della legge varata dal comitato ristretto, definita dai gruppi radicali e femministi «legge-truffa», «mostriciattolo indegno». I partiti hanno reagito unanimi agli attacchi. L'unanimità, i 19 parlamentari del comitato ristretto (e i rispettivi gruppi), l'hanno però trovata solo nel replicare a Mario Pannella e ad Adele Faccio. Tra i partiti i contrasti sono forti e vanno avanti, formalmente, a forza di quesiti. Il primo — l'aborto deve o no essere reato? — è stato risolto dal voto delle commissioni giovedì scorso: de e msi hanno votato in modo affermativo e sono stati messi in minoranza dai comunisti e dai partiti laici. E' uno schieramento che, sulla carta, non dovrebbe ripetersi mercoledì, quando le commissioni esamineranno gli articoli sulla libertà e sul medico. Sino a ieri, de e pei erano infatti contro la libertà completa e a favore del medico; i laici in minoranza. Qualcosa si è mosso proprio quando gli schieramenti sembravano ormai cristallizzati sulle posizioni note, con la de e il pei che si limitavano a difendersi e a precisare che la «legge è buona»; i laici (psi, psdi, pri, pli) completamente scavalcati da «leghe» e «collettivi» solo Turche nessuno di loro se la sente di dire «sì» al referendum yrima che le Camere non abbiano almeno tentato, come stanno facendo, di approvare un progetto efficiente. La svolta è partita dalla base. Per primi, i comunisti hanno dovuto registrare che molte delle loro iscritte non erano d'accordo sulle scelte dei «vertici» del partito. Ha cominciato l'alidi», un'organizzazione femminile di massa, dove ' comunismi hanno una larga maggioranza. «L'ultima parola nella scelta se accettare o rifiutare una maternità spetta alla donna» ha scritto Luciana Viviani, del direttivo «Udì». «Il legislatore deve accogliere il principio della responsabilità di decisione finale della donna» ribadisce un comunicato ufficiale dell'organizzazione che l'Unità ha pubblicato il primo dicembre scorso, probabilmente senza molto entusiasmo. Sia tra le iscritte all'«Unione donne italiane», sia in molte sezioni del pei, la linea portata avanti dai vertici, ed in particolare da Adriana Seroni, ha riscosso consensi in alcuni punti, dissensi in altri. Adriana Seroni è stata definita troppo rigida; qualche ragazza comunista ha rispolverato il termine «stalinista». Stalinista o no, va dato atto alla prima firmataria della legge comunista sull'aborto di aver ammesso, sia pure in modo molto sfumato, l'esistenza di una «discussione in centinaia di dibattiti» secondo le migliori tradizioni pei. Non sono invece noti i malumori di alcuni parlamentari comunisti per il rigore di Adriana Seroni; nessuno ha parlato di una dura contestazione che ha investito Petroselli, dirigente delle Botteghe Oscure, durante un dibattito sull'aborto in una sezione universitaria del pei. Quanto alla partecipazione di donne comuniste al grande raduno di ieri a Roma per l'aborto libero, non è stata massiccia, ma tutt'altro che trascurabile. «Sono del pei, ma sono qua anch'io», diceva un cartello tra i tanti. Se i comunisti sono stati più volte raggiunti da un pacato quanto fermo invito a rivedere almeno in parte le loro posizioni, il psi ne è stato addirittura investito. Non solo il gruppo socialista della «Udì», ma la massa radicaifemminista che in piazza tuona contro i vertici socialisti, ma nell'urna vota psi, ha condotto una battaglia senza esclusione di colpi. All'inizio, i «vertici» hanno reagito con irritazione; poi a poco a poco si sono sciolti e in questo lungo «weekend» romano continuano a circolare voci (la fonte è ottima) di incontri, contatti, riunioni con altri partiti, cse avrebbero portato, o starebbero portando, ad evitare che il medico sia anche giudice unico, a volte poliziotto. Tra i socialisti più attivi ci sarebbe Claudio Signorile; tra i comunisti se non lo stesso ex ambasciatore del divorzio, Bufalini, qualcuno di sua stretta fiducia. Per motivi diversi, il dibattito sull'aborto ha messo in fermento anche il pri, la de e il msi. Che molte donne del pri volessero rivedere la legge del «comitato ristretto» non era un mistero per nessuno. Ora la circostanza è ufficiale. «La Voce Repubblicana» di Luca Giurato (Continua a pagina 2 in sesta colonna) Roma. Le femministe organizzano nuove manifestazioni pde

Persone citate: Adele Faccio, Adriana Seroni, Bufalini, Claudio Signorile, Luciana Viviani, Mario Pannella, Petroselli

Luoghi citati: Roma