Una domenica con la famiglia di Carla Ovazza Il dolore di un'attesa che sembra non finire mai

Una domenica con la famiglia di Carla Ovazza Il dolore di un'attesa che sembra non finire mai Il rapimento di corso Duca degli Abruzzi 30; "Nulla da segnalare,, Una domenica con la famiglia di Carla Ovazza Il dolore di un'attesa che sembra non finire mai Il marito Guido Barba Navaretti: "Siamo sereni, anche se ci dovesse aspettare una lunga attesa" - La sorella Franca Piperno: "Restiamo immobili, i banditi sono entrati nella nostra vita, dettano legge, ci stanno veramente distruggendo" - Non c'è nessun poliziotto nell'interno dell'alloggio Un incontro casuale, in un pomeriggio piovoso, mentre l'altra gente ritorna dallo stadio, paga del tifo scaricato durante la partita. Guido Barba Navaretti, il marito di Carla Ovazza, non ha il volto teso dei primi giorni. « Sono tranquillo, le può sembrare strano, ma questa notte siamo persino riusciti a dormire». E' sceso in portineria a cercare i giornali. Indossa un vestito grigio scuro. « Ieri il riscatto me lo hanno fatto pagare in diamanti, chissà cosa hanno scovato oggi ». E' la tensione di chi è diventato improvvisamente un uomo pubblico, senza volerlo né cercarlo, in balìa della notizia a tutti i costi. — Ne ho io di giornali, tutti quelli che vuole, di Torino, Milano... Il portiere non parla, ci vede salire insieme con lui, che forse non se ne accorge nemmeno. E' stupefatto: l'ordine è di allontanare tutti gli estranei. Un ingresso con una grande librerìa fino al soffitto, pavimenti lucidi, uno sofà, un'angoliera. Una porta a vetri dà sulla sala. Ci sono diverse persone, parlano sommessamente. « Sediamoci con loro ». Vede sui giornali la scritta « Omaggio ». « Allora lei è un giornalista. Le spiace se parliamo da soli? ». Gli altri si allontanano in silenzio. « Mi raccomando, non discutiamo del rapimento, delle trattative, voglio dire. Come vede, qui non c'è nemmeno un poliziotto, siamo solo noi. Sappiamo che fanno il loro lavoro, e, in questo caso, quasi con affetto. Non so che dire di più. Adesso non dobbiamo avere intralci, non si possono spaventare i banditi, c'è di mezzo una vita, quella di mia moglie. Lei mi capisce ». La voce è calma, ferma, sembra avere nessun accen¬ to. Inaspettatamente però nel discorso Guido Barba Navaretti usa frasi di un piemontese purissimo, vecchio, come quasi non si sente più a Torino. « Diamanti — sembra ri- flettere tra di sé —. Ma se noi viviamo in una casa d'affitto ed un affitto buono, ancora bloccato. Altro che diamanti ». Si sente un lieve rumore di passi. E' la sorella di Carla Ovazza, la « milanese »: Franca Piperno vive nella casa di corso Duca degli Abruzzi ormai dalla sera del rapimento. « Un mercoledì che non dimenticherò mai ». E' stata lei a dare l'allarme. E' una donna forte, decisa, assomiglia anche fisicamente alla sorella. « Siamo sereni, anche se ci dovesse aspettare una lunga attesa. Il peggio probabilmente deve ancora venire ». « Ci deve ancora arrivare la "stangata" » — interviene il cognato. « Le possibilità sono quelle che sono. Siamo in attesa di una richiesta ». — Che effetto vi fanno le notizie dei 10 miliardi già pagati in Svizzera e altre del genere? « Vede, è un caso che sono sceso per i giornali. Io non li leggo, se ne occupa lei. Sono esterrefatto. Non so che dire. Come non so che cosa dire quando mi chiedono se non avevo paura di un rapimento, se non avevo preso provvedimenti. Mia moglie: chi mai poteva immaginare una cosa del genere? No, nessun provvedimento. Caso mai ci sarebbe stato da temere per Alain. Ma mia moglie no, proprio no ». Franca Piperno ha come un gesto di fastidio: « Giovanni Agnelli che paga, che interviene... No, no. Noi siamo una famiglia all'antica, con un senso di clan come forse non si usa più. Borghesi, questo sì, ma con legami strettissimi, uno per tutti, tutti per uno. La sua mamma è la nonna di tutti, i miei nipoti sono come miei figli, i miei figli sono come delle figlie per mia sorella. Poi Carla ed io abbiamo sempre avuto un legame eccezionale ». Si parla a lungo, delle cose di casa, degli affetti. Passa il tempo. Sembra quasi una conversazione normale, tra amici, dove ci si fanno confidenze reciproche, dove spezzoni di vita vengono rivissuti. Ed invece ci sono dei banditi là fuori, da qualche parte. Attendono inesorabilmente un riscatto. « E' facile per loro stare li ad aspettare, per noi la salvezza rimane solo nella speranza. Non crolla mai, non può crollare, altrimenti sarebbe la fine. Si può arrivare a dire, quasi fosse una consolazione, che ci sono persone che hanno disgrazie più grosse delle nostre. La cosa terribile è noi saremmo felici di poter dare la vita per questa nostra sorella, moglie, ma non possiamo fare niente. Siamo immobili, in balia di mostri. Sono entrati nella nostra vita, dettano legge, ci stanno distruggendo». Non c'è commozione, non c'è rassegnazione, rabbia, non c'è nessuna di quelle cos che un estraneo riesce ad immaginare dalle pagine dei giornali. Sono solo due persone in attesa. « Carla è una donna solare. Solare nel senso che dà luce, felicità, sorriso, una donna meravigliosa. In famiglia abbiamo le spalle molto larghe, di cose ne abbiamo sopportate tutti ». Ci sono lettere in casa, molte, a pacchi. Del sindaco di Torino, di quello di Milano, di amici, di parenti, di gente sconosciuta. « Mi ha telefonato oggi una donna che stava partendo per Sanremo. "Se sa qualcosa me lo faccia sapere subito ". Mi ha dato nome cognome ed indirizzo. C'è sempre qualcosa da imparare. Non tutto il prossimo è cattivo». Alessandro Rìgaldo : L'architetto Guido Barba Navaretti e Franca Piperno

Luoghi citati: Milano, Sanremo, Svizzera, Torino