Prima mossa, la promozione di Scirea

Prima mossa, la promozione di Scirea Per sperare di arrivare ai "mondiali 97899 ci vogliono chiarezza e decisione Prima mossa, la promozione di Scirea Adesso aspettiamo la Grecia il 30 dicembre a Firenze, fra Natale e la Befana. Sarà un'amichevole, gli avversari non verranno in Italia a « melinare », forse si potrà vedere la squadra azzurra giocare in un modo decente. Ma quale tipo di banco di prova potrà essere la squadra greca? Quali indicazioni si potranno trarre? Difficile dirlo, ma soprattutto ingenuo contare su queste amichevoli isolate contro avversari che la grinta la impegnano in altre occasioni. Non illudiamoci. Del resto il miglior « bancone di lavoro » sul quale si può fabbricare la nazionale è il campionato, che deve far maturare i giovani che valgono, confermarne i valori, dire chi regge una stagione e chi no, chi ha i nervi saldi e chi no, che — è auspicabile — dovrebbe offrire una via vìa più marcata identità di spirito (se non di stili) fra le varie squadre protagoniste. Perché il coraggio, la volontà di attaccare e dì comandare il gioco, gli atleti debbono forgiarsela ogni domenica, non in Nazionale dove già accusano in varia misura l'emozione, o almeno sentono il peso fastidioso di troppi occhi addosso. Bearzot, che conosce il calcio meglio e più di quanto molti pensano, faceva sinceramente tenerezza negli spogliatoi dell'Olimpico. Mancava persino il coraggio di presentargli delle domande, intuendolo amministratore prudente del « capitale > che le società gli nrestano non sempre volentieri e che lui deve impiegare come meglio può ma senza potergli insegnare nulla. Ha detto allargando le braccia: « Nessuna squadra nel nostro campionato gioca come hanno fatto questi olandesi, i ragazzi non sono abituati ». Certo, i ragazzi non sono abituati, ma non hanno neppure fantasia. Alla fine erano tutti felici della vittoria con scarsa fatica. Gualtiero Zanetti ha scritto su La Gazzetta dello Sport che, secondo un suo calcolo, la palla è stata veramente « giocata » ovvero oggetto di contesa, per una ventina di minuti scarsi. Il resto è passato fra « melina » olandese e vari tempi morti. Non è stata nel complesso una grossa fatica. Prima di puntare tutto sulla qualificazione per lArgentina 78, merita di soffermarsi ancora un attimo sulla non-partita di Roma, proprio perché ha suscitato commenti diversi e persino opposti, che possono persino frastornare. A complicare tutto è poi sorta anche la possibilità, quasi la necessità, di una doppia valutazione dei meriti dei singoli. Per cui ecco assolto, e giustamente se valutato come « libero », Facchetti e « condannati » i punteros Pulici e Savoldi, mentre esaminando il lavoro dei tre atleti alla luce delle diverse situazioni che hanno dovuto affrontare non c'è dubbio che il giudizio va capovolto. Negativo sul veterano, che non ha mai sentito la necessità di dare il suo apporto al centrocampo ma si è limitato a « tenere » una zona in cui 11 pallone non arrivava mai, non positivo ma certo più benevolo sui due at¬ taccanti, costretti a battersi in situazioni difficili, con scarsi rifornimenti validi (ovvero lanci, cercati dal solo Causio) e con il compito di marcare a loro volta i fantasmi dei difensori opposti. La coppia va rivista in altre occasioni, speriamo non si risolva tutto smantellandola come è nelle migliori tradizioni. Meritano una prova d'appello, anche se si è già visto come Savoldi, che pure sa fare anche dei passi indietro con buona scelta di tempo, non molli la posizione di centravanti puro per cui uno come Pulici (che sta sull'ala sinistra quando è lui a condurre l'azione, ma che il cross va ad aspettarlo davanti alla porta) è chiaramente condizionato nel gioco e nella posizione. Fra tutti i « nodi » della Nazionale, lasciando da parte la modesta dimostrazione di coraggio collettivo data a Roma, quello dei goleadores resta il più difficile da sciogliere, perché troppo dissimili risultano le prestazioni in azzurro dalle indicazioni del campionato. Non abbiamo « punte universali » capaci di adattarsi a situazioni diverse (e non lo era neppure Riva. Il primo « nodo » da risolvere resta comunque quello che riguarda la conduzione della squadra. Ci vuole chiarezza assoluta prima di iniziare l'operazione mondiali. Bearzot ha un po' corretto la senza dubbio divertente ma sin troppo disinvolta conduzione bernardiniana, ma andrebbe visto all'opera da solo, e con un ragionevole lasso di tempo a disposi¬ zione. Invece la candidatura Giagnoni — le cui doti sono notevoli — va prendendo sempre più piede, e Bearzot se da una parte continua a considerarla una voce, dall'altra fa capire di non accettare un nuovo tipo di collaborazione. I programmi federali sembrano orientati all'attuazione di una tournée in Gran Bretagna a fine campionato, con gare contro Scozia, Galles ed Irlanda. Si tratta senza dubbio di un'idea ottima, le squadre britanniche garantiscono con le loro caratteristiche di aggressività di essere dei buoni banchi di prova, ma occorre arrivare a quella serie di gare con la squadra già bloccata nelle linee essenziali, con titolari e rincalzi scelti, tenendo anche presente l'età che gli atleti avranno nel '78, anno dei mondiali argentini. E' chiaro che prima bisogna andarci, ma gli atleti esperti impiegati adesso debbono avere presto nel club Italia i loro «delfini», del resto impiegati ora (vedi Pecci, possibile vice-Capello) nella Under 23. La promozione da fare subito è quella di Scirea. Con tre stagioni di Nazionale A sulle spalle del libero bianconero, il calcio italiano potrà presentare a Buenos Aires (se ci andrà) un nuovo Beckenbauer di 25 anni. La Nazionale deve arrivare ad un'ossatura fissa, i cui punti fermi potrebbero essere Zoff, Scirea, Bellugi, Capello, Rocca, Causio (il « barone », una volta sicuro del posto, dovrebbe dare sempre meglio il suo apporto di fantasia, anche se la sua presenza crea problemi di « coabitazione » con Antognoni), pedine quasi fisse Gentile e Pulici (è il più giovane dei cannonieri, vale la pena di concedergli il tempo di ambientarsi), gli altri da scegliere nella « rosa », a seconda della forma. Mancano il mediano di spinta e l'altro interno, sono punti delicati. Belletti è ancora valido, ma si deve pensare ad un elemento più giovane e vivo a fianco di Capello (se no, a parità di - vecchiaia », insistiamo che sarebbe meglio Furino se si vuol ragionevolmente parlare di blocchi), mentre Antognoni merita di essere confermato per vedere se acquista continuità di rendimento. Per ora ha alternato momenti validi a lunghe pause. Va detto che non lo aiuta di certo il brutto momento della sua Fiorentina. L'operazione « mondiali » (non diamogli l'etichetta di « operazione Inghilterra ») parte su basi meno oscure di quanto possa far credere io squallido uno a zero dell'Olimpico, ma va affrontata con la massima coerenza a tutti i livelli. La strada della Nazionale è ormai lastricata di occasioni perdute: l'ambiente non ha neppure avvertito di avere attorno una opinione pubblica capace di accettare sconfitte come prezzo di un chiaro sforzo teso a costruire qualcosa. Franchi ed i suoi vedano di mettere a profitto quel po' di pazienza che gli sportivi dimostrano ancora di avere. Bruno Perucca