Lisbona: definitiva rottura fra i socialisti e i comunisti

Lisbona: definitiva rottura fra i socialisti e i comunisti Sempre più difficile la mediazione di Gomes Lisbona: definitiva rottura fra i socialisti e i comunisti Soares ha accusato il pcp di perseguire "la tattica golpista" - Cinquantamila persone ieri al comizio del leader socialista - Antunes, ideologo della fazione moderata del Mfa: "Se cade il governo, è la guerra civile" - Il Paese si avvicina alla bancarotta (Dal nostro inviato speciale) Lisbona, 23 novembre. La frattura che divide la sinistra portoghese diventa sempre più lacerante. I socialisti hanno detto no a qualsiasi patto d'azione con i comunisti. D'ora in poi i due partiti, uniti dal tenue legame ideologico di far fronte comune contro il pericolo d'una restaurazione di destra, marceranno ognuno per proprio conto. Il tentativo di copiare il «compromesso storico», adattandolo alla sconcertante confusione politica che paralizza il Paese da quasi un anno, è fallito prima di nascere. Non esiste alcun punto d'incontro tra due schieramenti che perseguono obiettivi diversi: i socialisti che si richiamano alle tradizioni della sinistra democratica europea, a mezza strada tra i laboristi integralisti e le posizioni aperturiste del ps scandinavo, i comunisti ancorati a un marxismo di rigida impronta stalinista, prigionieri di un anacronismo settario che non riesce a integrarsi nella trasformazione della società portoghese dopo quasi mezzo secolo di dittatura fascista. E' questo il senso dell'ultimatum lanciato da Mario Soares. «Non possiamo negoziare con il pcp finché questo persegue la tattica golpista. Ci batteremo con tutte le forze per impedire che il Portogallo cada sotto il giogo di un regime totalitario. Il partito comunista portoghese rifiuta sistematicamente di rispettare la volontà degli elettori che hanno confermato, senza equivoci, il suo ruolo di gruppo di minoranza. Non c'è possibilità di dialogo con chi persegue lo scopo di scardinare le istituzioni ricorrendo alle intimidazioni, al ricatto, minacciando l'insurrezione per gettare il Paese nel caos e nell'anarchia». Parole dure, quasi esasperate, il leader socialista ha pronunciato sabato a Oporto, capitale del Nord conservatore e cattolico, dinanzi a migliaia di simpatizzanti, che l'hanno accolto al grido: «Il comunismo non vincerà» e che Soares ha ripetuto con foga nel pomeriggio di oggi a Lisbona. Si calcola che cinquantamila persone hanno presenziato al comizio (non ci sono stati incidenti) tenuto ad Alamada Afonzo Henriques, una delle piazze più spaziose della città. Sul palco degli oratori, accanto all'ex ministro degli Esteri, c'erano i quattro ministri socialisti del governo de Azevedo, congelato nello «sciopero bianco», proclamato giovedì. Per i socialisti, che in aprile ottennero più del triplo dei voti andati ai comunisti, l'appuntamento di Lisbona era importante. Significava verificare se il ps fosse ancora in grado di mobilitare un largo seguito fra la popolazione della capitale che nelle ultime settimane, in più occasioni, aveva accolto l'invito del pc a manifestare contro il governo. Fra la folla, moltissimi ufficiali, soldati, profughi dall'Angola e dal Mozambico, operai delle fabbriche delia cintura industriale, contadini dell'Alentejo tradizionalmente «rosso», studenti. Soares ha affermato che «il forsennato avventurismo comunista» rischia di avere conseguenze nefaste, un'ipoteca sul futuro rifiutala dalla collettività «stanca di subire le prevaricazioni di un manipolo di estremisti irresponsabili che mancano totalmente del senso dello Stato». I socialisti, ha detto, rispondono invece con il rispetto della legalità, appoggiando questo governo di coalizione e appellandosi alle forze armate affinché rientrino nelle caserme per consentire al potere civile di espletare liberamente le sue funzioni politiche. Su questo tema il ps portoghese non si sente abbandonato. Soares ha confermato infatti di aver diramato l'invito ai comunisti e ai socialisti di tre Paesi, Italia, Francia e Spagna, a una conferenza unitaria di rilancio della sinistra democratica che dovrebbe tenersi in dicembre a Lisbona. Berlinguer, De Martino e il leader del pc spagnolo in esilio, Santiago Cari-ilio, hanno già accettato; qualche riserva ha sollevato il capo del pc francese George Marchais, mentre Alvaro Cunhal avrebbe preannunciato l'intenzione di boicottare l'incontro che ha tutte le premesse per trasformarsi in un grosso successo propagandistico per il ps. Una decisa presa di posizione anticomunista, a conferma dell'irrigidimento di Soares, emerge anche dalle dichiarazioni rese a un settimanale francese dal ministro degli Esteri Me¬ lo Antunes, l'ideologo della fazione moderata in seno al Movimento delle forze armate. «Il tempo lavora contro il socialismo, contro la sinistra. Se cade l'attuale governo, avremo la guerra civile». Per Antunes il pc sta manovrando dietro le quinte, installando i suoi uomini in posti chiave dell'esercito e dell'amministrazione «allo scopo di creare un clima di tensione perenne, disorganizzando il Paese con il terrore. Il processo di disgregazione è già in fase avanzata e quando la nazione diventerà ingovernabile, i comunisti passeranno all'azione, impossessandosi dì tutte le leve del potere». Bisogna quindi correre ai ripari, e subito. La sortita socialista, benché prevista, rende ancora più precaria la delicata opera di mediazione che il presidente Costa Gomes intende avviare per evitare le dimissioni del gover¬ no. Qualsiasi compromesso è virtualmente saltato: l'attesa chiarificazione è rinviata, mentre la situazione economica, caratterizzata dalla caduta degli investimenti, dal calo della produzione, dall'inflazione crescente e dalla diminuzione delle rimesse degli emigranti e degli introiti del turismo, diventa insostenibile per un Paese che si avvicina paurosamente alla bancarotta, Piero De Garzarolli Lisbona. Mario Soares durante il comizio del partito socialista portoghese (Tel. Upi)