Il tesoro del Duomo di Colonia rubato da una «banda italiana»? di Tito Sansa

Il tesoro del Duomo di Colonia rubato da una «banda italiana»? COSI AFFERMANO I GIORNALI IN GERMANIA Il tesoro del Duomo di Colonia rubato da una «banda italiana»? (Dal nostro corrispondente) Bonn, 9 novembre. Gli autori del più colossale furto compiuto negli ultimi anni in Germania — quello di domenica scorsa nella camera del tesoro del duomo di Colonia — sarebbero italiani o perlomeno avrebbero lavorato per conto di una organizzazione di ricettatori del nostro paese. Cosi scrivono i domenicali tedeschi, il più autorevole dei quali, la « Welt am Sonntag », dà la notizia con un titolo su tutta la prima pagina, affermando di averla appresa dalla speciale «commissione tesoro del duomo» formata dalla polizia criminale di Colonia. Il portavoce di questa commissione tuttavia, dice: «Non abbiamo nessuna traccia concreta», benché le segnalazioni venute dalla popolazione siano più di trecento. Alla caccia ai ladri di Colonia, la cui refurtiva ha un valore stimato sui cinque miliardi di lire, partecipa praticamente tutta la popolazione tedesca. In una speciale trasmissione televisiva dal titolo «Protocollo XY, insoluto» andata in onda tre sere fa, tutta l'operazione del furto è stata ricostruita con attori professionisti vestiti e truccati esattamente come i due ladri che erano stati visti dopo la mezzanotte di domenica scorsa mentre scendevano dalle impalcature del duomo con i sacchi contenenti il prezioso malloppo. I due, naturalmente, avevano fattezze tipiche di meridionali. 11 garzone di un negozio nel quale avevano comperato l'attrezzatura alpinistica usata per scendere nella camera del tesoro, li ha descritti come stranieri i quali tra loro bisbigliavano in una lingua che a lui era sembrato lo spagnolo. Stando alla citata Welt am Sonntag, la soffiata che ambcdlztsllmpbd«scduutnslpllsh Ma la polizia sostiene: "Non abbiamo nessuna traccia importante" - La "Welt am Sonntag" aggiunge: " Da due anni la strada degli scassi in Camere del tesoro corre attraverso l'Europa" avrebbe messo la polizia criminale tedesca sulla pista buona sarebbe venuta da un cercere svizzero, dove alcuni detenuti avrebbero rivelato l'esistenza di una organizzazione italiana la quale da tempo aveva messo l'occhio sul tesoro del duomo di Colonia. E, per non smontare le proprie rivelazioni, il domenicale dedica un altro ampio servizio alla fantomatica banda, citando un telescritto dell'Interpol che denuncia «da due anni la traccia degli scassi in camere del tesoro corre attraverso l'Europa, dalla Svezia alla Sicilia». Vengono citati il furto di un turibolo per incenso, con uno smeraldo di 3 centimetri e mezzo dalla cattedrale di Troia, in Puglia, il furto di preziosi per un miliardo nella basilica di Loreto, la sparizione di ostensori di valore inestimabile da una cappella di Palermo. Un'altra traccia di cui parlano i giornali tedeschi dopo la trasmissione televisiva è costituita da uno speciale scalpello, simile a un doppio decimetro di metallo, usato soltanto da pochi elettricisti, dimenticato o perduto dai ladri. Si tratta di uno strumento rarissimo, in vendita in un solo negozio (dopo il fallimento della ditta che lo fabbricava). E il proprietario di questo negozio si è messo a disposizione della polizia per identificare tutti coloro che negli ultimi anni hanno comperato l'arnese. Già è cominciata la selezione, ma l'operazione di setacciamento continua. Tra i molti elettricisti che lavorano nel duomo di Colonia si indaga se qualcuno fosse in possesso dello scalpello, se per caso lo ha prestato a un conoscente e soprattutto se nel suo giro di conoscenze vi sia qualche «tipo meridionale», con qualche competenza in materia di elettricità e di alpinismo. Riassumendo quanto pub¬ blicato dai giornali e indicato dalla televisione, un meridionale che sia in grado di fare un nodo da alpinista, che s'intenda di elettricità (in grado di mettere fuori uso il sistema di allarme del Duomo) e che sia alto e magro (tanto da passare attraverso un foro di 25 centimetri di diametro) dovrebbe essere uno dei due svaligiatori del tesoro di Colonia. A un uomo di questo tipo la popolazione di Colonia sta dando la caccia, tempestando la polizia di telefonate, anche nella speranza di intascare l'ingente taglia di 13 milioni di lire offerta dall'arcivescovado. La gente è indignata, le informazioni giornalistiche (non confermate dalla polizia) hanno diffuso un'ondata d'indignazione per «gli stranieri» autori del furto sacrilego. Nei 727 anni della storia del Duomo, simbolo del cattolicesimo in Germania, mai un crimine ha suscitato tanta ira come il furto della settimana scorsa. A migliaia i fedeli si affollano per visitare la camera del tesoro, dove dinanzi alle vetrine vuote c'è il cartello «rapinato» e protestano «bisogna prenderli, questi "gangster" venuti di fuori». Tito Sansa a l i o i e e e e strutture pubbliche, rispetto alla loro produttività, si accompagnasse un giorno un grave indebolimento del sistema produttivo, soprattutto industriale. Ora quella temuta coincidenza — ha detto l'onorevole La Malfa — si è avverata, e il sistema produttivo è entrato in crisi ed è tale coincidenza che rende la situazione attuale estremamente grave e complessa: a strutture pubbliche sempre più pesanti, costose e complessivamente di rendimento scarso non corrisponde più, come prima, un sistema produttivo in espansione, ma in crisi. La crisi del sistema produttivo industriale, e i mezzi necessari per la sua riconversione ed il suo rafforzamento, ha rilevato La Malfa, devono costituire e costituiscono la base del documento sul piano a medio termine, sul quale si svolgerà la discussione fra governo, forze politiche e forze sociali, prima della sua approvazione al Parlamento. Ma bisogna fin d'adesso aver chiara l'idea che tale crisi non dipende soltanto da inadeguatezza della domanda, cioè da una causa di esclusivo ordine congiunturale ma da ragioni più vaste e complesse, alcune esterne alla condizione delle imprese, come l'eccessive peso delle strutture pubbliche o la situazione conseguente alla crisi energetica, altre interne alla impresa stessa. E di questo duplice aspetto della crisi delle imprese produttive, pubbliche e private, bisogna tenere conto se non si vogliono commettere ulteriori errori e complicare ancor di più la situazione. Alla presentazione sono intervenuti anche lo storico Rosario Romeo, il giornalista Domenico Bartoli e l'economista professor Paolo Savona. (Ansa)

Persone citate: Cosi, Domenico Bartoli, La Malfa, Paolo Savona, Rosario Romeo, Sonntag