A cena con il rapinatore

A cena con il rapinatore LA MALAVITA ATTACCA I RISTORANTI DI TORINO A cena con il rapinatore Una rapina al ristorante: sembra impossibile che possa accadere. Un fatto da film americano di trent'anni fa, tempo di proibizionismo, James Cagney che irrompe nel lussuoso locale clandestino dove si servono cibi e liquori: donne bionde che svengono mentre la pistola cambia di mano e la stola d'ermellino viene strappata via. E' irreale. Agli avventori non fa impressione neppure la trattoria romana dietro piazza Monteleonc dove, muovendosi nella calca dei clienti, un bandito nervoso ha premuto il grilletto della doppietta e ha ucciso una donna. E' un caso, viene da dire, erano dei teppisti incoscienti. «E' morta lì», dice il padrone e indica un luogo dove fuma un pia'to di spaghetti alla carbonara che sembrano volgere al grottesco la tragedia. Succede sempre più spesso, invece. «Non ne parlate — dice Armando Zanetti, cordoli bleu torinese —. Negli ultimi quindici giorni, per molti colleghi, i clienti si sono dimezzati». Tie- ne una guardia fuori dal ristorante e una dentro. Come il gioielliere che sta cenando a un tavolo, il pellicciaio che l'altra notte è corso incontro ai ladri con un custode, convinto di spaventarli, e si è salvato per caso dai proiettili della pistola che sparava all'altezza del cuore. Locali di lusso, si può dire, i clienti troveranno il per cento in più della sorveglianza alla voce «servizio» di un conto che non spulciano mai. Per primo, infatti, meno di un mese fa, era toccato a «Defilippi», una trattoria alla moda di Gassino a due passi da Torino, e poi in città al «Buco», ristorante di molte pretese. Ma è un'illusione. Tocca anche a quelli seduti davanti a una caraffa di vino sfuso, quelli che vogliono concedersi una pausa nella settimana, scegliendo sul menù quelle cose che la spesa degli altri giorni concede raramente. Poco più dei soldi contati in tasca eppure arrivano: mascherati, grosse pistole, grilletto nervoso e subito uno sparo intimidatorio se si esita. Sembra di essere in banca, succede sabato sera al «Saffi». Tenere la porta chiusa, far suonare ai clienti per poterli controllare, non è servito a nulla. E' l'espediente adottato ieri dalla maggior parte dei ristoranti. Sono state tirate anche molte di Chi sa distinguere uno che chiede di entrare attirato dai gnocchetti, da uno che mira al contenuto della cassa? E perché una cosa dovrebbe escludere l'altra? La banda può entrare, cenare e poi tirare fuori le pistole al momento di andarsene. Al momento non c'è rimedio. La città sta perdendo un'altra oasi, già modesta. Ci toccherà anche la rassegnazione di abituarsi a cenare col rapinatore? Emìo Donaggio quelle tende che garantivano la privacy del cliente dai passanti sul marciapiede. Come se i rapinatori si vergognassero di essere visti. Compaiono i primi cartelli «Si accettano assegni», molte signore adottano quegli stivali che all'interno hanno una tasca per nascondere i soldi. Probabilmente saranno installate porte con lo spioncino, quelle che nelle discoteche servono per tenere fuori teppisti e ubriachi. Ma che faccia ha un rapinatore?

Persone citate: Armando Zanetti, Defilippi, Donaggio, Gassino, James Cagney, Saffi

Luoghi citati: Torino