Le"cocottine del Pireo" e la satira di Paolo Poli

Le"cocottine del Pireo" e la satira di Paolo Poli "Femminilità,, in scena al Teatro Gobetti Le"cocottine del Pireo" e la satira di Paolo Poli Paolo Poli e la donna. Un dialogo critico e ironico tra i due sessi che l'attore fiorentino è venuto approfondendo per anni, dalla Nemica a Carolina Invernìzio ad Apocalisse. Una galleria di caricature muliebri che attendevano sistemazione in un discorso più organico e ideologicamente compatto. Con Femminilità!, in scena al Gobetti per il cartellone fuori abbonamento dello Stabile, Poli e la sorella Lucia hanno costruito l'intero spettacolo sul condizionamento della donna costretta dalla società patriarcale ai ruoli fissi di «angelo del focolare» o di «torbido ricettacolo d'ogni umano vizio». Ma cosa si nasconde dietro questo retorico concetto di femminilità? Quasi sempre una società che riserva al maschio ruoli eroici tra guerre, cannoni e strombazzamenti viril-nazionalistici. Il regime fascista, ad esempio. Poli ha collocato i suoi personaggi negli Anni 30. Una tra le epo- che meno felici per la donna nel nostro paese. Deposti gli abiti di «giovane italiana», alla femmina del fascismo restavano soltanto i romanzi rosa di Liala e di Delly, i film dei telefoni bianchi, fumetti sentimentali e commedie ungheresi con storie d'amore e passione senza problemi troppo impegnativi. Tra gioielli, piume di struzzo, abiti di chiffon e lustrini si consumano tresche peccaminose e matrimoni riparatori. Mentre il paese «maschile» è assorbito dai «destini imperiali» della dittatura. La storia di Furio e Candida, lei aspirante stellina, lui regista, comincia in uno studio cinematografico alla vigilia della guerra d'Africa. Lui si innamora perdutamente di lei. Ma la ragazza cerca soltanto il successo e lo tradisce di nascosto con un ricco produttore. Scene madri a catena. Scoppia la guerra, rurio si arruola volontario con il fedele operatore che assomiglia a Ridolini. In Abissinia ai trovano tutti. Lui ferito, lei crocerossina, l'altro mercante d'armi, l'altra (la prima amante di Furio, prostituta per delusione) pronta al sacrificio supremo d'amore. Tra chi muore e chi sceglie l'ascesi, i due potranno finalmente sposarsi. Una tipica «storia rosa» di quegli anni, stravolta nei coloritissimi toni caricaturali e parodistici cari a Poli. Alla recitazione sovraccarica di strani amento ironico, si alternano frequenti intermezzi di rivista con un Poli tutto mossette e ammiccamenti lascivi, in una serie di travestimenti esilaranti. L'operazione criti ca nasce dall'utilizzazione in chiave grottesca di testi e canzoni d'epoca. Le scoperte più interessanti sono i «reperti» musicali: dalle Cocottine del Pireo che «amano la lira come Orfeo», a Bijou a Marciapiede a Russia ai canti -epico-esotici del Lago Tana, di Adua, delle Carovane del Tigrai, fino alle sdolcinature moraleggianti di Signorine non guardate j marinai che «coniugando il verbo amare, non vi insegnano a nuotare e vi lasciano annegar». Sulle note del fox trot, dell'one step, dello slow fox, del tango e delle marcette, ecco un affresco desolante sulla donna del regime. «Donna non si nasce: si diventa» ha detto Simone de Beauvoir e Paolo Poli offre una informazione dettagliata di come si costruisce uno stereotipo culturale e sociale. Il pubblico mostra di gradire calorosamente lo spettacolo: si diverte ad ogni trasformazione di Poli diviso tra i panni del regista, del soldato e di tante eroine dell'antifemminismo. Applausi anche per i bravi comprimari Lucia Poli, Stefano Gragnani, Pierino Dotti, Graziella Porta e Jole Silvani. s. c.

Luoghi citati: Africa, Apocalisse, Poli, Russia