Le Brigate rosse lasciano il loro segno nel palammo di gius fissa di Alessandria

Le Brigate rosse lasciano il loro segno nel palammo di gius fissa di Alessandria Dove è in corso il processo al brigatista Maraschi Le Brigate rosse lasciano il loro segno nel palammo di gius fissa di Alessandria (Dal nostro corrispondente) j Alessandria, 27 dicembre. Quarantott'ore dopo lo scacco subito a Pavia, dov'è stato arrestato il «vice» di Renato Curcio, il brigatista emiliano Fabrizio Pelli, 23 anni, le «Brigate rosse» si sono fatte vive ad Alessandria tracciando ai due lati del portone del palazzo di giustizia, in corso Crimea, il loro simbolo: la stella rossa a cinque punte con la sigla «Br». Una sfida dell'organizzazione eversiva, tenuto conto che nell'aula della Corte d'assise, al piano terra del palazzo, sottoposto a sorveglianza, si sta celebrando il processo al brigatista lodi giano Massimo Maraschi, ventitreenne, accusato di concorso nel sequestro dell'industriale Vittorio Vallarino Gancia e nel reato di strage per il conflitto a fuoco di Cascina Spiotta ad Arzello d'Acqui dove sono rimasti uccisi la brigatista Margherita Cagol e l'appuntato dei carabinieri D'Alfonso. Malgrado la sorveglianza, la notte scorsa un commando ha potuto avvicinarsi e lavorare in piena luce (la zona è molto illuminata e non c'era nebbia), disegnando con lo spray le stelle rosse sui due lati dell'ingresso. Il palazzo di giustizia è di fronte alla stazione ferroviaria — a non più di duecento metri —; i brigatisti possono essere arrivati e ripartiti in treno. La sfida delle Brigate ha provocato un certo allarme, tutti i servizi di vigilanza e di controllo sono stati intensificati e rafforzati: certamente alla ripresa del processo Ma¬ raschi vedremo un maggior schieramento di uomini. «Nella zona — afferma uno degli inquirenti — potrebbe trovarsi un covo delle Brigate, un'ipotesi questa che in passato non era mai stata ritenuta possibile ma che trova oggi consistenza dopo quanto accaduto ». Si tende a mettere in relazione il gesto di Alessandria con l'operazione portata a termine dalla questura a Pavia, dove l'arresto del Pelli è coinciso con la scoperta del covo nel nuovo condominio di via Scarenzio 6. Un modo per dimostrare che, malgrado una sconfitta, le Brigate sono sempre in grado di agire. A Pavia prosegue l'inchiesta, mentre in città e altrove — specialmente in Veneto ed in Emilia — è aperta la caccia ai due compagni di Fabrizio Pelli, riusciti a fuggire dopo l'arresto del giovane emiliano. Sono una donna, bassa di statura, capelli castani corti e crespi, ed un uomo biondiccio, baffetti sottili, corporatura tarchiata. Alcuni coinquilini dell'edificio di via Scarenzio dicono, ora, che l'uomo potrebbe essere Curcio. Le sue visite erano saltuarie. Se era Curcio, la donna potrebbe essere la sua nuova compagna dopo la morte di Margherita Cagol. Fabrizio Pelli è stato interrogato nel carcere di Pavia dal sostituto procuratore Dubolino: si è limitato a dire il proprio nome e cognome, non una parola di più (ed era prevedibile). Dopo l'interrogatorio, sotto scorta eccezionale è stato trasferito in «un altro carcere più sicuro». Franco Mai-chiaro Alessandria. La stella delie Br sul palazzo di Giustizia