Literaturnaja dice: "Esistono gazeta i lager,,

Literaturnaja dice: "Esistono gazeta i lager,, Il giornale polemizza con la Pravda Literaturnaja dice: "Esistono gazeta i lager,, (Dal nostro corrispondente) Mosca, 26 dicembre. Il documento filmato su un campo di lavoro per prigionieri nella Lettonia sovietica (trasmesso dalle televisioni britannica, francese ed italiana, e fonte di una violenta polemica tra i partiti comunisti sovietico e francese) è autentico. Lo ha ammesso la Literaturnaja gazeta nel suo ultimo numero, smentendo così la Pravda, che aveva definito il film «una grossolana falsificazione». Ma il settimanale dell'unione degli scrittori, che ha inviato sul posto un proprio redattore, nega che nella colonia penale vi siano detenuti politici e afferma che le condizioni di vita dei reclusi rispettano appieno «la dignità dell'uomo». L'articolo della Literaturnaja gazeta è pieno di contraddizioni, una goffa «messa a punto», che dimostra piuttosto come la trasmissione del documentario in Occidente abbia messo in imbarazzo le autorità sovietiche, costrette ora ad arrampicarsi sugli specchi per negare una realtà che uno dei maggiori partiti comunisti dell'Occidente ha definito «intollerabile» e nociva «al socialismo e al buon nome dell'Unione Sovietica». L'articolo vorrebbe essere una smentita, e s'intitola infatti «Ancora su una grossolana falsificazione», ma finisce invece per essere una conferma. Il direttore della colonia penale, Aleksandr Ivanovic Antonov, riconosce come autentici alcuni fotogrammi del film, precisando soltanto che «non si tratta di un campo dì lavoro, bensì di un cantiere dove lavorano alcuni detenuti» e le baracche in legno «sono domicili provvisori», che devono «essere demoliti e sostituiti con edifici in muratura». La Literaturnaja gazeta nega che la sorveglianza del campo sia affidata a «complicati dispositivi di sicurezza», ma afferma che «poiché nel cantiere lavorano detenuti è naturale che si prendano misure per la loro custodia»: dunque, filo spinato, torrette con mitragliatrici, pattuglie con cani poliziotto. E' forse meglio che porte scorrevoli comandate da cellule fotoelettriche? L'unico appiglio cui il settimanale dell'unione degli scrittori s'aggrappa disperatamente per dimostrare Wdgnoranza dei sovietologi» e le «falsità della propaganda occidentale» è quello relativo alle targhe dei camion carichi di guardie, armi e cani poliziotto, che appaiono nei fotogrammi. La targa «Lag» indica che il veicolo è stato immatricolato in Lettonia e non che è adibito al servizio nei Lager. E' la verità e il commentatore della televisione francese, cui sembra si debba l'accostamento, è incorso in una gaffe, ma si tratta all'evidenza di un dettaglio che non inficia il significato delle immagini, che hanno indignato i comunisti francesi. La Literaturnaja ha buon giuoco ad affermare che il suo «inviato» ha trovato nel campo soltanto ladri, rapinatori, ma nessuna traccia di «lottatori per le libertà, dei quali ha parlato la propaganda occidentale». Secondo il regolamento giudiziario e carcerario, non esiste differenza tra prigionieri di coscienza e delinquenti comuni: tutti hanno violato il codice penale. Ma il campo di lavoro, dove Sergej Kovalev sconterà sette anni di carcere per le sue idee politiche difformi da quelle del regime, sarà forse diverso da quello di Riga? Le condizioni di vita nella colonia, anche se non sì tratta certo di «un luogo di villeggiatura», sono ottime e rispettano pienamente «la dignità umana», afferma il settimanale. Sarà vero, ma, tenuto conto anche del clima di quelle regioni, le condizioni di lavoro dei prigionieri, così come appaiono dal film, non sono tali. Poiché le testimonianze degli ex reclusi nei campi, da Andrej Amalrik ad Anatolij Marcenko, del quale abbiamo pubblicato recentemente alcuni estratti del suo diario su un nuovo «viaggio involontario» in Siberia, concordano con quelle del documentario, le autorità sovietiche hanno una sola strada per dimostrare le loro ragioni: accettino che giornalisti stranieri, o esperti imparziali di organizzazioni internazionali, visitino i campi di prigionia. Invece,-la Lii&-aturnaja gazeta accusa i mass media occidentali di violare lo spirito degli accordi di Helsinki per «creare un'atmosfera di sfiducia tra gli Stati e i popoli». Come ha già puntualizzato Le Monde, le autorità sovietiche non vogliono capire che in Occidente non è possibile ciò che è la norma in Urss: il controllo totale di tutti i mezzi d'informazione da parte dello Stato. p. g.

Persone citate: Aleksandr Ivanovic Antonov, Anatolij Marcenko, Andrej Amalrik, Sergej Kovalev

Luoghi citati: Helsinki, Lettonia, Mosca, Siberia, Unione Sovietica, Urss