Ammalato di reni ha preferite morire

Ammalato di reni ha preferite morire Il penoso caso di Pavia Ammalato di reni ha preferite morire Si strappa le cannule del lavaggio del sangue Pavia, 23 dicembre. Colto dalla disperazione dopo anni di cura e centinaia di ore passate al rene artificiale, un uomo si è ucciso nella clinica del lavoro di Pavia. Si tratta di Augusto Penna, 55 anni, abitante a Copiano, una grossa borgata della « bassa » Pavese, operaio L'uomo si è ucciso staccando le cannule inserite nella arteria radiale e nella vena del braccio attraverso le quali si compie il « lavaggio » del sangue. Il cadavere è stato scoperto da una infermiera della clinica, Gianna Canicatti, che era andata nella cameretta dove era ricoverato Penna a portargli delle pastiglie. L'uomo giaceva in un lago di sangue. Augusto Penna si era tolta la benda che teneva stretto al braccio il «by-pass», con il quale le due cannule vengono inserite nell'arteria e nella vena, ed aveva strappato il cerotto che le univa. E' così morto dissanguato. Da alcuni anni Penna si recava, tre volte alla settimana, alla clinica del lavoro per i « lavaggi » che duravano in media 4-5 ore. L'uomo era affetto da una forma acuta di nefropatia. Ultimamente le sue condizioni erano peggiorate. Era stato ricoverato la ultima volta il 6 novembre. Ai medici sembra avesse detto: « Lasciatemi stare, non voglio più niente, lasciatemi morire ». (Ansa)

Persone citate: Augusto Penna, Pavese, Penna

Luoghi citati: Copiano, Pavia