Italicus: molti indizi per la nuova "pista,, di Francesco Santini

Italicus: molti indizi per la nuova "pista,, Un altro capitolo nelle indagini Italicus: molti indizi per la nuova "pista,, Dopo le rivelazioni di Aurelio Fianchini sulla cellula nera di Arezzo, le indagini puntano ora sui fascisti toscani - Molti elementi coincidono nella ricostruzione della strage sul treno (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 22 dicembre. Con Mario Tuti e i fascisti toscani un nuovo capitolo si è aggiunto ai dieci volumi che raccolgono, nell'ufficio del magistrato bolognese, l'inchiesta sulla strage di San Benedetto Val di Sambro ma, ancora una volta, c'è la conferma che non si arriva alla verità sull'Italicus sino a quando non si ricostruisce in modo organico e completo quanto è accaduto in Italia j nel periodo oscuro della stra-1 tegia del terrore: da Brescia a Bologna, da Incisa Val d'Arno ad Arezzo. Così le rivelazioni di Aurelio Fianchini sulla cellula nera di Arezzo e sul geometra di Empoli sembrano destinate ad arenarsi nel carcere di San Giovanni in Monte, dove Luciano Franci e Piero Malentacchi non hanno incontrato difficoltà di rilievo nel rispondere negativamente alle domande del consigliere istruttore Angelo Velia. I due missini di Arezzo sono indiziati di reato per l'esplosione dell'Italicus (dodici morti e quarantotto feriti) ma il dottor Velia ha preferito non cogliere, .ìell'interrogatorio di ieri sera, l'unica occasione che Luciano Franci gli ha offerto quando ha chiesto di poter parlare da solo con il magistrato. Voleva che si allontanassero, per un momento, con il suo legale, gli avvocati di parte civile, ma il dottor Velia non lo ha permesso. La notizia ha suscitato scalpore, né il giudice ha spiegato il perché del diniego. E' probabile che si riservi il «colloquio confidenziale» per il prossimo interrogatorio, quando avrà un quadro più chiaro sui fascisti toscani. E' un'indiscrezione, questa, che si registra in ambienti responsabili della procura di Bologna dove, anche oggi, si insiste sulle difficoltà di conciliare l'efficienza delle indagini con l'istituto della competenza giudiziaria. E' un'esigenza che lo stesso dottor Velia deve aver avvertito quando ha deciso di affidare alcune deleghe al giudice istruttore Zincani, il magistrato che guida l'inchiesta su Ordine nuovo e che ha ormai acquisito una vasta esperienza sugli ambienti eversivi di estrema destra. L'impressione è che il magistrato stia riguardando l'inchiesta per decidere quali provvedimenti adottare. Si è concluso infatti in pochi minuti il colloquio con il capo dell'Antiterrorismo dell'Emilia Romagna, tornato anche stamane a palazzo Baciocchi per ricevere disposizioni. «Io mi limito a eseguire gli ordini — ha commentato il dottor Berardino — e sono qui per questo». Ma anche oggi gli ordini non sono venuti. «Avremo il Natale impegnato», ha detto poco più tardi il magistrato, ma subito ha aggiunto: «Come siamo andati a Cagliari per ascoltare la moglie di Cauchi, così adesso ascoltiamo Aurelio Fianchini e lavoriamo sulla sua pista» La dichiarazione non offre molto spazio alle interpretazioni e, messa in chiaro, sembra voler significare che il magistrato di Bologna non vede nell'accusa rivolta da Fianchini a Mario Tuti, a Franci e a Malentacchi la possibilità di arrivare alla verità sui dodici morti dell'Italicus. Eppure, per quel poco che filtra dalle maglie serrate del segreto istruttorio, sino a ieri almeno sembrava che per la prima volta dal 4 agosto del '74 l'inchiesta fosse sul punto di compiere un salto qualitativo di eccezionale importanza. Né a incoraggiare il magistrato sono state sufficienti due ammissioni: la priraa di Luciano Franci, che ha detto di essere stato in servizio la notte tra il 3 e il 4 agosto del '74 nella stazione di Santa Maria Novella di Firenze come «carrellista» postale; la seconda, di Piero Malentacchi che al giudice di Bologna non ha nascosto la sua familiarità con gli esplosivi, acquisita durante il servizio militare quando fu aggregato, a Roma, al «gruppo guastatori». Né gli indiziati potevano respingere con il magistrato due elementi « storici ». E' segnalata, infatti, nei registri dell'ufficio postale di S. Maria Novella, la presenza di Franci in servizio al binario 11, né Malentacchi poteva negare l'esperienza di artificiere. C'è però qualcosa di più: Franci, nel respingere l'accusa di Fianchini che gli affida il « controllo a terra », mentre Malentacchi installava la bomba nella carrozza, ha precisato al giudice che quella sera « le operazioni postali venivano controllate dalla polizia ». Il treno Italicus — è noto — si fermò a Firenze al binario 12 e il magistrato vuole sapere adesso dai periti, con rigore scientifico, se la breve sosta nella stazione di S. Maria Novella possa essere stata sufficiente a minare il convoglio. Per il giudice, a questo punto, ciò che più è impor- tante è il rispetto del segreto istruttorio. Teme, con qualche ammissione, di poter accreditare la « versione Fianchini » prima del tempo e di suscitare, con nuove attese, nuove delusioni. «Poi se tutto dovesse cadere — ha dichiarato — sarebbe ancora una volta semplice accusare la magistratura di inefficienza e, cosa più grave, di arenare le indagini: è per questo che lavoriamo sodo per chiarire tutto al più pre sto ». Per farlo, l'unica via sembra quella di trovare Felice D'Alessandro, il giovane fuggito assieme a Luciano Franci e ad Aurelio Fianchini dal carcere di Arezzo. Mentre Franci è stato il primo a rinunciare alla latitanza, seguito a ruota da Fianchini che si è presentato nella redazione romana di un settimanale per consegnare le sue rivelazioni, di D'Alessandro ancora non si ha traccia. Il giovane ha assunto, nell'inchiesta, il ruolo di teste chiave perché dovrebbe conoscere, con esattezza, quanto Franci ha svelato al suo compagno di fuga. Avrebbe ricoperto il ruolo di « cancelliere » nella confessione di Franci e nelle accuse rivolte a Mario Tuti, ma è l'unico che ancora tardi a farsi vivo. E' una conferma che potrebbe rivelarsi essenziale. Mario Tuti è nel carcere di Volterra, né il giudice di Bologna ritiene opportuno interrogarlo. E' più probabile, per ora, un confronto tra Franci e Fianchini. C'è chi si domanda perché Luciano Franci si sarebbe lasciato andare a confidenze sul suo ruolo, anche se minore, per la strage dell'Italicus proprio con Fianchini che non sembra legato ad ambienti di estrema destra. C'è chi dice che il rientro in Italia di Mario Tuti ha provocato molto disagio, e che questa di Bologna sia soltanto la parte visibile di un gioco più complesso di coperture tra chi in Italia decise nel '74 di scatenare la strategia del terrore. Francesco Santini