Vercelli: doccia fredda dopo tante promesse

Vercelli: doccia fredda dopo tante promesse Vercelli: doccia fredda dopo tante promesse "Non subiremo in silenzio" dicono i lavoratori - La chiusura della Montefibre colpisce 2600 persone - Il sindaco: "Siamo merce di scambio nel braccio di ferro tra Montedison e governo" (Dal nostro inviato speciale) Vercelli, 19 dicembre. «Hanno colpito di notte, subdolamente, per metterci di fronte al fatto compiuto. Se volevano farci una sorpresa, non abbiano dubbi: ci sono riusciti. Ma siano anche certi che non ce ne staremo passivi, a subire in silenzio. Abbiamo lavorato anche oggi e continueremo a farlo». C'è un misto d'amarezza e d'orgoglio ferito nei commenti degli operai della Montefibre, 2600 persone che d'improvviso si sono sentite dire: restate a casa, lo stabilimento chiude. Sono i superstiti d'una industrializzazione che dopo aver creato tante illusioni vede ora le aziende vercellesi chiudersi a una a una (20 negli ultimi quattro anni) e moltiplicarsi il numero dei disoccupati. «Non ci arrenderemo, combatteremo con tutte le nostre forze», ha votato all'unanimità il Comitato permanente per la Montefibre riunitosi nel pomeriggio con la giunta comunale, le organizzazioni sindacali e il consiglio di fabbrica. Punti oscuri Ci sono molti punti oscuri da chiarire. «Eravamo preparati a un lungo ponte di Natale — ammette Di Criscio, sindacalista della Cisl —. Non però alla chiusura, anche se da alcuni giorni sentivamo che qualcosa bolliva in pentola». Gli fa eco l'ingegner Martignone del consiglio di fabbrica: «Proprio un mese fa erano state date assicurazioni secondo cui l'attività — sia pure con rallentamenti occasionali — sarebbe continuata almeno per tutto il '76. Com'è ora possibile un ripensamento così grave in uno spazio di tempo minimo?». Dubbi legittimi, che attendono una risposta. La sospensione del lavoro ha accentuato uno stato di preoccupazione che si trascina ormai da lunghi mesi. Il pessimismo è diffuso: «La realtà è che lo stabilimento di Vercelli — come quello di Pallanza, del resto — conta assai poco per la Montefibre — è l'analisi d'un sindacalista —. Siamo un granello di polvere che può essere spazzato via con un soffio da un ingranaggio che ha tentacoli e interessi sparsi per tutto il mondo. Gli stabilimenti in Piemonte non tirano? Allora la Montedison li molla e se ne lava le mani». L'ipotesi è condivisa dal sindaco Ennio Baiardi, comunista, che con la guida dell'amministrazione — assunta dopo le elezioni di giugno — ha ereditato anche questo dramma vercellese. «Serviamo alla Montedison — sostiene —. Siamo merce di scambio, la posta in palio nel braccio di ferro che l'azienda ha ingaggiato con il governo. Se non ottiene i finanziamenti di cui ha bisogno per ampliarsi a proprio piacimento si libera degli stabilimenti piemontesi». Fragiacomo, esponente comunista, parla di gioco pesante, di ricatto. L'ex sindaco Carlo Boggio, capogruppo della de, definisce «inconcepibile» l'atteggiamento della Montedison. Non sono che alcune delle voci che si sono levate per protestare contro un provvedimento inatteso, quanto deleterio. «Gli operai hanno reagito responsabilmente — afferma un sindacalista —. Però non possono sopportare di essere trattati come numeri. Molta amarezza L'amarezza è il sentimento più diffuso. «Pensi al nostro stato d'animo — commenta il sindaco —. Eravamo stati in delegazione a Roma. Proprio ieri ci siamo in ontrati con parlamentari e ministri. Tutti ci hanno dato assicurazioni: la situazione di Vercelli non può essere ulteriormente aggravata. Parlavano per noi anche una petizione con quindicimila firme e una fitta documentazione sui mali economici della città e della provincia. Torniamo a casa fiduciosi. Siamo ancora sul treno quando alla Montefibre arriva l'ordine: sbaraccare tutto. Gli operai in cassa integrazione a zero ore. Spariscono i cartellini. Gli operai arrivano e non li trovano, sono disorientati». Per Ennio Baiardi è stata una notte insonne. Gira e rigira fra le mani il telegramma con cui la Montefibre Spa annuncia la «fermata degli impianti». Ha fatto decine di telefonate, s'è incontrato con lavoratori e sindacalisti. Tecnici e operai hanno deciso di resistere. All'ingresso principale dello stabilimento è apparso uno striscione: fabbrica presidiata. Renato Romanelli Vercelli. Si discute il "colpo di mano" alla Montefibre («La Stampa», E. Milone)

Persone citate: Carlo Boggio, Ennio Baiardi, Fragiacomo, Martignone, Milone, Renato Romanelli

Luoghi citati: Pallanza, Piemonte, Roma, Vercelli