Nella notte le sospensioni di Montefibre a Verbania
Nella notte le sospensioni di Montefibre a Verbania Nella notte le sospensioni di Montefibre a Verbania "Un'autentica pugnalata alla schiena" l'ha definita il sindaco Nei reparti la notizia s'è diffusa verso le 2 - Il dramma di una città che sta perdendo lentamente la sua struttura industriale (Dal nostro inviato speciale) Verbania, 19 dicembre. Dall'una e trenta di questa notte circa duemila e cinquecento dei 3670 dipendenti ancora occupati alla Montefibre di Verbania sono in cassa integrazione a 0 ore. Il provvedimento, deciso dalla direzione dell'azienda, è stato reso noto con uno stringato comunicato. «In relazione alla più volte denunciata gravità della situazione Montefibre — dice il testo —, in attesa di potere raggiungere con il movimento sindacale un accordo quadro di ristrutturazione delle proprie unità, si comunica di procedere alla messa in cassa integrazione a 0 ore del personale con il conseguente arresto per Pallanza e Vercelli di tutti gli impianti, con l'esecuzione dell'area Taban e dei servizi indispensabili». «Per queste operazioni — prosegue — dovranno essere scrupolosamente osservate le norme tecniche indicate per ogni singolo reparto. Il mancato rispetto può provocare grave pregiudizio alle persone e agli impianti e pertanto i trasgressori saranno personalmente responsabili». Una doccia fredda su tutta la città. «Una autentica pugnalata alla schiena, un colpo mortale per l'economia di Verbania», cosi l'ha definito il sindaco Francesco Imperiale. «Non c'erano segni premonitori — aggiunge — la decisione di chiudere gli stabilimenti è una provocazione, nel momento in cui a Roma si stava discutendo il piano di ristrutturazione». Nei reparti Montefibre la notizia si è diffusa verso le 2. Poco prima i dirigenti avevano ordinato ai capi servizio ed ai capi reparto di bloccare la lavorazione del nylon; nel frattempo si era provveduto a togliere dai casellari all'ingresso tutti i cartellini dei dipendenti. Gli operai addetti al turno di notte hanno capito subito che non si trattava di un provvedimento a carattere provvisorio. Alle due e trenta è stato convocato d'urgenza un incontro fra direzione e sindacati e informato il sindaco il quale si è messo immediatamente in contatto con la direzione dell'azienda, che ha confermato la decisione di smobilitare. Nella notte la notizia è rimbalzata in tutta la città. Le luci del municipio si sono accese, telefonate si sono intrecciate. Il sindaco ha mobilitato le forze politiche, consiglieri ed assessori comunali. Verso le cinque il sindaco Francesco Imperiale ha avuto un altro colloquio con i rappresentanti della direzione per chiedere la revoca della decisione: richiesta respinta. Telegrammi sono stati inviati al presidente del Consiglio, a Donat-Cattin ed alla Regione. Alle 8,30 il consiglio comunale è stato convocato di urgenza. Il sindaco ha espresso l'amarezza della cittadinanza e la preoccupazione dei lavoratori per il provvedimento che dipinge a fosche tinte il futuro di Verbania. Durante la riunione del consiglio il vicesindaco Giorgio Togni ha sottolineato il «senso di responsabilità e maturità che gli operai hanno assunto di fronte all'improvvisa decisione, di cui ancora non si conosce il dettaglio. Sino a questa sera le organizzazioni sindacali non sono state informate sul numero esatto dei dipendenti colpiti dal provvedimento, si sa soltanto che la cassa integrazione ri¬ guarda tutto il settore nylon e che rimane per il momento operante lo stabilimento ceduto, tre mesi or sono, alla Taban, dove si produce acetato chimico e nylon plast». Complessivamente circa 2500 persone dovrebbero rimanere a casa, ma sindacati e consiglio di fabbrica temono che l'elenco possa allungarsi nelle prossime ore. La decisione di continuare l'attività è stata presa dopo che organizzazioni sindacali ed esecutivo di fabbrica hanno effettuato un inventario delle materie prime ancora giacenti nel magazzino, scartando per il momento il ricorso a una eventuale occupazione degli stabilimenti. «Le scorte di grezzo dureranno ancora quattro-cinque giorni — dice un portavoce del consiglio di fabbrica — dopodiché sarà giocoforza interrompere il lavoro per mancanza di materiale. Noi speriamo che entro questa scadenza il colpo di mano della direzione sia rientrato». Gian Franco Quaglia
Persone citate: Donat-cattin, Francesco Imperiale, Gian Franco, Giorgio Togni, Taban
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