Dialogo Nord-Sud Difficoltà nel finale di Alberto Cavallari

Dialogo Nord-Sud Difficoltà nel finale UAlgeria contesta le tesi americane Dialogo Nord-Sud Difficoltà nel finale (Dal nostro corrispondente) Parigi, 18 dicembre. Difficilissima è stata, per tutta la giornata di oggi, la ricerca di una chiusura della conferenza Nord-Sud. Il «Club dei 27» doveva varare una dichiarazione finale stamattina, sigillarla con una riunione plenaria fissata alle 9,15, ma la giornata è trascorsa con una serie di rinvìi, di discussioni, che hanno bloccato ogni possibilità di un finale. Una lunga maratona diplomatica notturna è quindi nelle previsioni. E' stata l'Algeria a bloccare ieri sera i lavori, tenendoli poi fermi per tutta la giornata. Dopo la partenza di Kissinger, che si diceva sicuro del proprio successo, il delegato algerino ha infatti risollevato la vecchia richiesta di dare alle quattro commissioni insediate — per l'energia, la finanza, le materie prime, 10 sviluppo — precisi mandati in sede interministeriale. La tesi americana (e dello schieramento filoamericano) era invece che le quattro commissioni iniziassero in gennaio i lavori senza ricevere orientamenti o mandati. Dietro la questione procedurale si nasconde del resto la questione di fondo del vertice Nord-Sud. Gli americani hanno sempre visto malvolentieri l'allargarsi della conferenza oltre il settore dell'energia. Sono sempre stati ostili, soprattutto, alla creazione di una commissione finanziaria attraverso la quale 11 Terzo Mondo possa contestare l'attuale organizzazione del sistema monetario. Poi hanno ceduto all'istituzione delle quattro commissioni, riservandosi di manovrare al loro interno, per svuotare quelle non gradite, rafforzare e influenzare quelle gradite. Pertanto si sono sempre opposti che vi fosse un solenne impegno al vertice di Parigi sugli orientamenti da dare; soprattutto rifiutando dei mandati globali che dessero a tutte le quattro commissioni 10 stesso peso istituzionale e politico. Per il Terzo Mondo (soprattutto per l'ala più radicale) il problema dei mandati ha sempre avuto invece un significato di garanzia sulla continuità del dialogo Nord-Sud e sulla sua «globalità»: nell'idea che a ogni cooperazione sul piano energetico debba corrispondere una cooperazione finanziaria, per lo sviluppo, e per la protezione del prezzo delle materie prime. Vi è quindi sempre stata una pressione perché il problema fosse risolto in sede di vertice. Ma poi le ambiguità diplomatiche della seconda preconferenza l'hanno congelato, col pretesto che si trattasse di una questione di procedura da risolversi dopo il vertice. E' stata la nomina delle quattro commissioni, avvenuta ieri, e il chiaro profilarsi di una «gestione» americana della Conferenza che ha provocato invece la «ribellione» algerina. Appena partito Kissinger, la vecchia questione è stata dissepolta, mettendo in crisi l'intero meccanismo del vertice. Il ministro Bouteflika ha sostenuto che la divergen za non era stata risolta alla Conferenza preparatoria d'ottobre. Gli altri hanno preteso 11 contrario. Né si può dire che le sue posizioni fossero insostenibili. La fretta della diplomazia giscardiana, in cerca del successo per il sue cesso, basata sui famosi «documenti del consenso», ha da to ai precedenti accordi scarsa validità. Lo stesso documento finale della preconferenza è un accordo per modo di dire, e consiste in un elenco di disaccordi. Certi pasticci diplomatici si pagano. La richiesta algerina ha naturalmente provocato un seguito di proposte per giungere a un compromesso. V'è stato la notte scorsa uno schema algerino per dare ai copresidenti la facoltà di tracciare gli orientamenti. Poi si è aperto un dissenso su questo punto all'interno dello stesso schieramento del Terzo Mondo, e il gruppo dei diciannove ha vissuto lunghe ore di contrasto. Infine i Paesi industrializzati, su proposta della Cee, hanno avanzato l'idea di un compromesso basato sul miglioramento delle «procedure di consultazione» dei copresidenti delle commissioni. Ma le cose sono rimaste insabbiate senza avanzare di un millimetro fino a tarda ora. Verso le venti si è delineato un certo accordo tra i «diciannove» del Terzo Mondo intorno a uno slittamento di calendario. Si è proposto cioè di ritardare al febbraio i lavori delle commissioni, di riunire in gennaio i copresidenti della Conferenza e delle commissioni, e nello stesso tempo di organizzare un piccolo vertice dei diciannove del Terzo Mondo per mettere a fuoco una posizione comune. Questo accordo (che rivelava un «accordo sul disaccordo» tra i diciannove) non consentiva ancora però una ripresa della seduta plenaria. Alle 21,30, stasera, la riunione plenaria veniva ancora rinviata per nuove complicazioni. Gli occidentali hanno accettato, in linea di massima, di trattare il nuovo « ca¬ lendario » dei Diciannove, ma facendo molte riserve sulle modalità da seguire, e soprattutto su un ultimo problema: chi paga la conferenza, e le future riunioni? Evidentemente, cedimenti da entrambe le parti hanno lasciato spazio a problemi minori e ad un confronto meno rigido. Se questi accordi saranno raggiunti, alcune fonti prevedono una ripresa della seduta plenaria dopo le 23 e una conclusione nella notte. Questa previsione è soprattutto basata sull'improvviso cambiamento di tono del ministro algerino Buteflika, che ha dichiarato verso le 22 (alla Reuter) di « apprezzare l'evoluzione registrata a Parigi nel dialogo Nord-Sud e di assicurare una disponibilità del Terzo Mondo a prestare attenzione a tutte le iniziative positive fin qui prese ». Si è rafforzata cosi la sensazione d'una trattativa difficile, del tutto tattica, che non mira ad una rottura, in attesa d'un comunicato finale. Una spiegazione dell'atteggiamento diverso algerino è stata data dopo le 22 dalla Reuter che ha annunciato un prestito di 46 milioni di dollari concesso dalla Banca mondiale all'Algeria per la costruzione di un'impresa di Stato di affari edilizi. Alberto Cavallari

Persone citate: Bouteflika, Kissinger

Luoghi citati: Algeria, Parigi